Prima di entrare nell’autunno facciamo il punto di come è stata quest’estate post lockdown in montagna accompagnata anche dai nostri trekking ad anello.

In apertura: uno dei laghi di Frudiére che si incontrano con l’anello di Paolo Cognetti
Il problema dei numeri
Era maggio e stavamo uscendo da un periodo duro. Per tutti di resistenza, per molti di sofferenza. Davanti avevamo un’estate di incertezze: cosa avremmo potuto fare? dove saremmo potuti andare?
Di sicuro molti di noi amanti della vita all’aria aperta e del piacere di camminare, non vedevamo l’ora di sfuggire alla claustrofobia delle limitazioni di movimento per farci una sana camminata su un sentiero e respirare a pieni polmoni quel distanziamento dagli assembramenti urbani che eviteremmo volentieri da sempre. Se non altro avevamo bisogno di far prendere aria alla mente sapendo di dover affrontare ancora parecchie complicazioni.
Il problema dei numeri non è mai secondario. Tanto meno lo sarebbe stato quest’estate. Il sovraffollamento di certi luoghi ne pregiudica la fruibilità e la godibilità creando situazioni all’esatto contrario rispetto a quelle che si vorrebbero trovare partendo per una camminata in montagna.
Se prima di quest’estate si cercava di far finta di niente, con la situazione creata dal covid 19, già a maggio era evidente che il problema sarebbe stato da affrontare. Sono tutt’ora convinto che quello dei limiti di affollamento rimane uno dei grossi temi del turismo in montagna: una riflessione da portare avanti sui crinali tra potenzialità e limiti dei luoghi, tra libertà e regole, tra sviluppo ed equilibrio.

Trekking ad anello, una possibilità
Sta di fatto che in quel momento, Roberto Serafin ed io, parlandone, ci siamo subito trovati d’accordo su una cosa: bisognava partire dalla promozione e non dalla proibizione. É fondamentale che il territorio montano venga promosso nella sua complessità e completezza. Amministratori, operatori e chiunque a modo di farlo, dovrebbe far apprezzare il proprio territorio invogliando turisti e sportivi a conoscere quei luoghi che non sono già presi d’assalto.
In ogni valle probabilmente ci sono luoghi in cui la pressione turistica è massima ed altri meno considerati. Cercare di distribuire al massimo i flussi turistici può forse essere una soluzione (anche se non l’unica e non risolutiva) per mantenere un equilibrio sostenibile in tutti quei luoghi dove l’iperfrequentazione trasforma l’opportunità in problema. Sia per chi ospita che per chi è ospitato.
Da qui l’idea di fare la nostra piccola parte proponendo l’anello escursionistico come strumento valido per conoscere un territorio. Lo abbiamo fatto chiedendo a 16 importanti firme che sanno raccontare la montagna di regalarci la loro escursione ad anello. Così è nato Fatti ad Anello – anelli d’autrice e d’autore per una sana scoperta delle terre alte, che quasi subito, visto il favorevole riscontro, abbiamo trasformato in un’autonoma rubrica di Fatti di Montagna.
L’estate ora è passata e abbiamo visto come molti operatori del turismo in montagna si sono adoperati cercando di accogliere al meglio e, nonostante le difficoltà e di cogliere le opportunità. I rifugi, di cui tanto si era discusso prima della loro apertura, ad esempio, hanno dimostrato prontezza e capacità di adattamento, per non venire meno alla loro strategica funzione neanche nell’estate del Covid. Il problema della concentrazione di persone in periodi e zone limitate è comunque emerso e on futuro dovrà essere, credo, occasione per sviluppare una riflessione.

I nostri 16 trekking ad anello firmati
L’estate è passata, ma ci rimangono i 16 trekking ad anello che i nostri amici ci hanno regalato:
- Tofana di Rozes: camminando con la storia di Paolo Paci
- Zwischbergental e Val Divedro: a zigzag tra abissi e praterie di luce di Alberto Paleari
- Marmolada: alla corte della Regina delle Dolomiti di Alessandro Gogna
- Monviso: una dimostrazione di libertà di Enrico Camanii
- Valgrigna, la Via dei Silter: un cammino geopoetico: di Franco Michieli e Davide Sapienza
- La Val di Fassa di Vaia: imparare cammin facendo: di Luigi Casanova
- Valle del Gran San Bernardo, Ru Neuf: un cammino in ascolto: di Sara Loffredi
- Val Troncea e le altre valli valdesi: scrigni da scoprire: di Maria Anna Bertolino
- Valli d’Ayas, Lys e Sesia: viaggio tra passi, laghi e Walser: di Paolo Cognetti
- Val Bregaglia italiana: la valle delle meraviglie: di Albano Marcarini
- Giro delle Odle: nel cuore del giardino incantato: di Livio Sposito
- Dolomiti Friulane, Monfalconi: una “Kora” carica di silenzi: di Denis Perilli
- Vallone delle Cime Bianche: sul fondo dell’oceano perduto: di Francesco Prinetti
- Valle del Foro, Majella: immergersi nella natura: di Luciano Pellegrini
- Val Ventina in Val Malenco: il rifugio dimenticato e panorami indimenticabili: di Giuseppe “Popi” Miotti
- Mombarone: dove la montagna incontra la pianura: di Vanda Bonardo
Siamo partiti con Paolo Paci che ci spiegava che “hanno sempre qualcosa di magico, gli anelli. Che siano mitici come quelli di re Salomone e della saga dei Nibelunghi, o reali come quelli che ci legano indissolubilmente (o quasi) a un’altra persona, gli anelli rappresentano la circolarità della vita, l’eterno ritorno, la perfezione geometrica di un destino che si compie. Forse è per questo che amiamo tanto gli anelli escursionistici. Collegare tutti i versanti di una montagna è un serio tentativo di penetrarne i segreti.”
Dopo lungo girovagare siamo arrivati ad “un sentiero di prossimità, della montagna vicino a casa, quasi sempre ignorata perché si preferisce cercare le altitudini più suggestive.” C’era Vanda Bonardo che ci raccontava che “proprio per questa vicinanza l’ho pensata, desiderata e percorsa appena finita la clausura del lockdown” e dalla Colma del Mombarone ci ha mostrato “una complessità e una conflittualità di paesaggi, paradigmatici della strana relazione che noi umani abbiamo costruito con la Natura: plasmata, abbandonata e poi riplasmata e ancora abbandonata, in un ciclo continuo senza mai domandarci dove vogliamo arrivare.“

Camminiamo dentro l’autunno
E noi dove vogliamo arrivare? Dopo questa serie di anelli uno più affascinante dell’altro vogliamo fermarci? Certo che no.
Inizia l’autunno, una stagione stupenda per camminare in montagna e sempre più sfruttata per il trekking. Le giornate sono più corte, è vero, ma le valli si vestono di colori regali: rossi, gialli, oro… Il silenzio si riallunga dolce anche nei luoghi che sono stati più affollati. Si parla di “fuori stagione”, ma forse non dovrebbe avere più senso questa locuzione: dobbiamo deconcentrare non solo gli spazi di fruizione delle terre alte, ma anche i tempi. A noi, fatti di montagna, non piace essere “fuori stagione”, ma vogliamo stare dentro a tutte le stagioni.
Ecco allora che ci piace l’idea di ripartire, o meglio continuare, con altri trekking ad anello d’autrice e d’autore: per una sana scoperta delle terre alte anche d’autunno. Loro ce li regaleranno, a noi il compito di camminarli e farci meravigliare dalla magia dei territori anche attraverseremo.
Un consiglio per essere sicuri di non perdervi l’uscita degli anelli che verranno: unitevi al canale Telegram.
Buone camminate d’autunno a tutti!
RUBRICA A CURA DI:
Sono colui che tiene le fila di quest’intreccio di idee, contenuti e competenze che è Fatti di Montagna. In un certo senso, essendone l’ideatore potrei anche definirmi come primo (cronologicamente parlando) partner. Ci tengo che si capisca che Fatti di Montagna non è il mio blog, ma uno strumento che serve per raccontare la montagna.
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