L’abbé Gorret diceva di credere all’anima della terra e alla sua azione su di noi: «Può trattarsi dell’anima spirituale, o di un’altra entità indefinibile, ma è quel sentimento che infine sa rendere tutta la poesia del viaggiare, questo atto altrimenti ridicolo, questa gara tra due piedi per passar sempre uno davanti all’altro».
La competizione tra i piedi è una geniale descrizione del camminare, almeno per chi non sa vederci dell’altro. Gesto ripetitivo e alienante, non mi è mai parso meritevole di ripetizione e confesso di annoiarmi a camminare se non avverto quell’emozione che può nascere nei piedi stessi quando poggiano su un terreno interessante, o più spesso nella mente, dove nasce quasi tutto. Per esempio, è bello camminare in un paesaggio sconosciuto, ma è più bello scoprirlo con i piedi e gli occhi cercando l’itinerario. È bello camminare per raggiungere una parete da scalare, è bello andare incontro a un tramonto o una birra, è bellissimo chiudere un anello senza mai ricalcare lo stesso passo, perché così si nutrono la curiosità e il gusto estetico, e infine si dà un senso al gesto escursionistico.
Quando leggo sulla mappa il segno rosso di un sentiero sono suggestionato dal segno gemello che torna allo stesso punto di partenza, anche se in quel modo mi infliggo dislivelli imprevisti, faccio tardi e non sempre faccio l’itinerario migliore. Ma scopro un anello e me lo metto al dito!
Tra i mille anelli che potrei consigliare ce n’è uno che è diventato giustamente famoso: il giro del Monviso. L’ho fatto a piedi e con gli sci, in tutte le stagioni, e non mi sono mai annoiato. Oggi il Grand Tour del Monviso è una dimostrazione di libertà geografica e politica. Escursionisti di ogni nazionalità camminano intorno alla montagna delle Cozie senza bisogno di esibire il passaporto o la carta d’identità. Ci sono pochi trekking, sull’arco alpino, che riservino tale varietà di paesaggi e ambienti naturali. Ogni tappa è una sorpresa, ogni svolta del sentiero regala una nuova prospettiva.
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L’autore
Enrico Camanni, nato a Torino nel 1957, è approdato al giornalismo attraverso l’alpinismo. È stato caporedattore della Rivista della Montagna e fondatore-direttore del mensile “Alp” e del semestrale internazionale “L’Alpe”. Ha scritto molti libri sulla storia e la letteratura delle Alpi e dell’alpinismo (tra cui “Lanuova vita delle Alpi”, Bollati Boringhieri 2002, “Alpi ribelli”, Laterza 2016, “Storia delle Alpi”, Biblioteca dell’Immagine 2017) e sette romanzi ambientati in diversi periodi storici. Da poco ha pubblicato “Una coperta di neve” con Mondadori, romanzo con il quale è tornato a raccontarci le avventure della guida-detective Settembrini. Collabora con “La Stampa”. Si è dedicato ai progetti espositivi con la direzione scientifica del “Museo delle Alpi” al Forte di Bard, del museo interattivo del Forte di Vinadio e del rinnovato Museo della Montagna di Torino. È presidente di Sweet Mountains.(www.enricocamanni.it).
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