Siamo partiti ragionando del fatto che solo con i divieti non si va molto lontano. Crediamo che per favorire un turismo montano che rispetti le necessarie precauzioni sanitarie sia necessaria promozione più che proibizione. Se come dice da tempo l’antropologo Marco Aime è il turista e non il turismo a doversi fare responsabile proviamo allora a parlare non più di turismo responsabile o sostenibile, ma di turismo sano. Turismo sano che certamente necessita di un turista responsabile, ma che va oltre anche al concetto di sostenibilità, includendolo. Sano per il turista, per chi incontra, per chi lo ospita, per l’ambiente e per l’economia dei territori che attraversa.

Gli anelli escursionistici sono un ottimo strumento per un turismo sano che favorisce la scoperta e la promozione dei territori. Nasce così “Fatti ad anello – Anelli d’autrice e d’autore per una sana scoperta delle terre alte”, un’iniziativa che Fatti di Montagna ha deciso di lanciare in collaborazione con MounCity. Roberto Serafin vi spiega meglio di che si tratta.

Qui puoi ascoltare la presentazione di Fatti ad Anello

Per molti l’unica attività fisica possibile in questo periodo di restrizione è stata camminare. Magari facendo sempre lo stesso giro intorno al palazzo. Ma non tutto il male viene per nuocere e questo forzato consumare le suole delle scarpe corrisponde, guarda caso, con il generale incremento del turismo a piedi che da qualche anno cresce con percentuali a due cifre.  Ormai non accorgersi di questo fenomeno in crescita è difficile. I cammini, a iniziare dalle Vie Francigene e dal Cammino di San Francesco, attirano migliaia di escursionisti. Una parte di loro è mossa da motivazioni religiose, molti altri, anche se seguono un percorso di pellegrinaggio, lo fanno con spirito laico. Sano, storico, naturalistico, cresce l’ecoturismo itinerante. 

Un esempio? Entro il 2022 tutta la via Appia sarà un itinerario turistico rigorosamente pedonale di 600 chilometri che unirà quattro regioni (Lazio, Campania, Basilicata e Puglia), da Roma (Parco archeologico dell’Appia Antica) a Brindisi sul Mare Adriatico. Ma se nei cammini la meta è sempre altrove davanti a noi, ora è il momento di rivalutare anche una modalità circolare nel nostro incedere. Si è letto di recente che per evitare gli ingorghi e gli incroci pericolosi l’estate sulle Orobie potrebbe prevedere un “traffico” di camminatori regolato da percorsi ad anello. A quanto si apprende, questa sarebbe una delle strategie del Cai di Bergamo. Niente di nuovo, per carità. E’ una modalità che trova applicazione ai massimi livelli in Francia dove questi anelli li chiamano “circuiti pedestri” (ma in francese la definizione suona meglio) e ogni villaggio di montagna o mezza montagna ne annovera più di uno. 

Detto fra noi, in fatto di attività outdoor occorre ammettere che dalla Francia c’è ancora da imparare. Ci sia perciò concessa una piccola digressione oltre confine. Vasta scelta di “circuiti” offre l’Alvernia nella Francia Centrale, famosa meta escursionistica con vaste foreste e vulcani spenti come il Puy de Dôme. In totale e per merito dell’escursionismo, la regione ha oltre 170.000 posti letto turistici, soprattutto campeggi, alberghi e appartamenti ammobiliati da turismo, e 410.000 posti letto in residenze secondarie. 

Camminare in Alvernia riserva non poche sorprese a noi italiani abituati a faticare sui sentieri alpini. Non c’è villaggio che non offra tre o più “circuiti” ognuno contrassegnato da un colore a seconda della lunghezza. Si parte da un posteggio o dalla piazza principale e qui si torna dopo due o più ore di camminata per sentieri, viottoli, mulattiere, strade sterrate ammirando mulini, castelli, ruscelli, pascoli che si attraversano scavalcando le recinzioni con opportune scalette.

All’insegna della dolcezza (douceur de vivre) è poi, nella catena degli Haute Azergues, l’offerta di 100 chilometri di “circuiti” che si prestano anche per viaggi di istruzione e visite didattiche. Circondato da boschi e foreste e dalle vaste spianate erbose sulle rive del Rodano da cui nelle giornate limpide si avvista il monte Bianco con i suoi residui ghiacci, il comune di Lamure si professa paradiso degli escursionisti. I “circuiti” sono caratterizzati, ciascuno, dal simbolo di un capriolo nei diversi colori a seconda della lunghezza dei percorsi che va da 4,3 a 23 chilometri. Nel sito internet degli Azergues basta un clic su un capriolo a scelta fra i cinque della home page per prendere visione del “circuito” che più corrisponde alle nostre esigenze. 

mirko sotgiu DSC5761 web web mirkosotgiu Fascino discreto degli anelli

Chissà perché, viene da domandarsi, di questo genere d’iniziative non c’è traccia nelle offerte “sostenibili” sulle nostre Alpi o sugli Appennini. Forse ci sentiamo superiori o abbiamo paura di copiare? Sarebbe anche un modo, circuitando, di liberare sentieri iperfrequentati dove spesso si affollano comitive come è prassi nelle Dolomiti, costringendo chi sopraggiunge ad aprirsi la strada come pesci in un branco di sardine. 

Di anelli di ampio respiro che hanno solo bisogno di essere conosciuti sono peraltro piene le nostre Prealpi. Si pensi al Resegone dove, con partenza da Erve, si può salire alla Capanna Monzesi per il selvaggio pra’ di Ratt e fare ritorno passando dalla sorgente San Carlo, ovvero lungo la Cresta della Giumenta che, con bella vista su Lecco e il suo lago ci riporta al parcheggio. E che dire sempre nel Lecchese del bellissimo giro del Monte Barro in cui l’interesse naturalistico va di pari passo con quello panoramico, storico e archeologico? E che cosa c’è di più bello dello scoprire i monti Lessini in provincia di Verona percorrendo l’anello del Monte San Giovanni con le cave di scaglia rossa, l’elemento più tangibile del paesaggio antropico? 

Gli esempi potrebbero continuare con i contributi di chi ci legge. E di sicuro continueranno grazie a qualche amico “addetto ai lavori” che ha cortesemente promesso di fornire a Fatti di Montagna particolari “anelli” che considera preziosi e imperdibili, degni di essere condivisi da buongustai del camminare.

anelli copia 1 Fascino discreto degli anelli

Paolo Paci, che apre la serie degli anelli d’autore, ne è convinto. A suo giudizio hanno qualcosa di magico gli anelli. Rappresentano la circolarità della vita, l’eterno ritorno, la perfezione geometrica di un destino che si compie. Collegare tutti i versanti di una montagna, spiega Paci, è un serio tentativo per penetrarne i segreti. E alla fine, ecco la magia: la nostra auto, esattamente dove l’avevamo posteggiata! 

Per i pellegrini buddisti in Himalaya fondamentale è la pratica della cosiddetta circumambulazione, la famosa kora, ritenuta capace di avere influenze positive su colui che la compie. L’umiltà implicita nell’esecuzione della kora si pone come perfetto correttivo dell’autoesaltazione dell’alpinista bramoso di sommità eterne, come ci ricorda Robert McFarlane nel suo libro “Le antiche vie” (Einaudi 2013). 

Sta di fatto che ogni autore da noi interpellato dispone di almeno un anello che gli sta particolarmente a cuore e che è lieto di raccontare. Alberto Paleari ridisegna un percorso incantevole in Val Divedro con partenza e arrivo a Iselle per ampie praterie con vista sul “Trittico del Sempione”, cioè Weissmies, Lagginhorn e Fletschhorn con i loro ghiacciai e le scintillanti creste innevate. Franco Michieli definisce “geopoetico” l’anello che caratterizza nel Bresciano la via dei silter, parola che nel dialetto camuno significa il locale per la stagionatura dei formaggi. “Davide Sapienza e io”, racconta, “abbiamo volutamente evitato di rilevarlo questo anello con il gps e di proporlo come una linea preconfezionata da seguire. La Via dei Silter non è una linea chiusa, ma un mondo aperto”. 

Albano Marcarini ci conduce a sua volta nella Val Bregaglia italiana dove, lasciata l’auto sotto le solenni cascate dell’Acqua Fraggia, ci si inoltra tra Savogno e Dasile lungo sentieri da lui paragonati a serpenti di pietra, “vere opere d’arte da proteggere come un affresco o un’architettura di pregio”. 

Questi e tanti altri anelli ci aspettano firmati da altrettanti autori e autrici. Anelli da percorrere con spirito di scoperta e chissà che, come avviene per le kora dei buddisti, si rivelino dei piacevoli correttivi a quel modo convulso di vivere che potrebbe essere il maggior colpevole dei nostri malanni.

QUI TROVERAI TUTTI GLI ANELLI PUBBLICATI OGNI MERCOLEDì A PARTIRE DA OGGI

20 Maggio 2020
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RUBRICA A CURA DI:
MountCity

MountCity è un progetto fondato nel 2013 a Milano che si poggia sulla passione e competenza di uno staff di cittadini appassionati di montagna, all’occorrenza con il sostegno di associazioni di volontariato. La piattaforma, grazie alla competenza e professionalità di Roberto Serafin che l’ha curata per 10 anni, è stata punto di riferimento sull’attualità della montagna e dell’outdoor con migliaia di articoli pubblicati. Ora lo spirito di MountCity vive ancora dentro questa rubrica.

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