Il breve percorso ad anello che percorre la parte inferiore della Val Ventina portando all’Alpe Zocca è di sicuro uno dei più interessanti, suggestivi di tutta la Val Malenco. Il grande flusso dei turisti che parte da Chiareggio ha solitamente come mete i rifugi Gerli-Porro o Ventina, il Torrione Posso, il Passo del Muretto, l’Alpe Fora o il Lago Pirola. I più bravi e allenati puntano invece sulle cime del massiccio del Monte Disgrazia. Tutte gite notissime e classiche; si potrebbe quindi pensare che in una zona tanto ricca di ascensioni ed escursioni non vi sia altro da fare. Invece, sullo spalto di escavazione glaciale che caratterizza l’imbocco della Valle Ventina sul versante sinistro orografico, si cela una piccola zona di piani torbosi separati da antiche rocce montonate che offre incomparabili vedute e ambienti alpestri incontaminati.
Da molti anni gli uomini hanno abbandonato le baite che sorgono lassù e che restano mute testimoni di un passato che oggi ci appare distante e di condizioni di vita estremamente dure. Passare in questi luoghi, incorniciati da maestose vette, lascerà certamente nei viandanti ricordi incancellabili. […]

Il rifugio Santo all’Alpe Zocca è stato uno dei pochi rifugi privati esistenti prima della Seconda Guerra Mondiale, infatti, la stragrande maggioranza dei ricoveri alpinistici era di proprietà delle varie sezioni del CAI che si accollavano costruzione e manutenzione. Cosa ancor più curiosa, il piccolo rifugio non fu eretto da un ricco nobiluomo amante dell’alpinismo, ma da un semplice valligiano legatissimo delle sue montagne. Il manufatto fu, infatti, costruito dal “malenco” Santino Schenatti dietro suggerimento di molti appassionati del massiccio. I lavori si protrassero per tutta l’estate del 1923 e l’anno successivo la capanna fu inaugurata dai soci della Sezione Valtellinese del CAI.
Percorso
Dalla piazzetta della chiesa di Chiareggio si scende presso il vicino greto del torrente Mallero e lo si traversa su un ponte imboccando verso destra il largo tracciato per l’Alpe Ventina (rifugi Gerli-Porro e Ventina). Con piacevole salita per nulla faticosa la stradina taglia verso ovest la costa boscosa ed entra gradualmente nella Valle Ventina. Un paio di tornanti e un ultimo tratto allo scoperto, su ghiaioni con radi larici portano sul ciglio del pianoro dell’Alpe Ventina ove sorge il rifugio Gerli-Porro, gestito dall’affabile guida alpina Floriano Lenatti. Dopo una breve sosta si prosegue nella verdeggiante piana superando la cappelletta dedicata ai caduti della montagna e poco oltre si abbandona la traccia principale per deviare verso destra (cartello indicatore) imboccando il sentierino per Alpe Zocca. […]
Il sentiero corre ora in direzione nord, fra affioramenti rocciosi ricoperti in gran parte dalla vegetazione e giunge infine in un’altra piana torbosa al cui margine si trovano i ruderi delle baite che formavano il nucleo principale dell’Alpe Zocca (fig. 2). Da questo punto, con una breve salita si arriva presso un’altra baita alla cui sinistra, su un poggio, circondato da qualche larice, sorge la squadrata costruzione del vecchio rifugio Santo. La posizione è veramente incantevole e non si può che dar ragione al Corti: il panorama che si ammira da quassù è sicuramente uno dei più belli delle montagne valtellinesi e non solo.
Dal rifugio Santo, ci si abbassa verso destra, seguendo una rada traccia nel prato (segnaletica un po’ carente) finché il cammino si fa più marcato. Con qualche ripido tratto ci si porta quindi sulla dorsale che delimita la sinistra orografica della Valle Ventina e piegando verso ovest si entra in Val Sissone, abbassandosi ancora fra boschi e radure fino al terrazzo erboso che ospita la splendida Alpe Sentieri […]

…il sentiero si trasforma in strada sterrata che procede verso nord e, dopo una leggera salita, piega a destra per traversare su un altro ponte il torrente scendente dalla Valle del Muretto. Sempre lungo la strada si traversano le vaste spianate del Pian del Lupo per poi giungere di nuovo a Chiareggio.
LEGGI IL TESTO COMPLETO DELL’ANELLO D’AUTORE DI POPI MIOTTI

L’autore

Figura di spicco dell’alpinismo valtellinese, Giuseppe Popi Miotti è tra gli scalatori che più hanno contribuito a innovare l’alpinismo negli anni Settanta. Scrittore, fotografo di talento, nel suo libro autobiografico “Gli archivi ritrovati” (2013) racconta come negli anni Settanta in Val Masino egli stesso abbia contribuito a far nascere la “Yosemite italiana”. Fra il 1978 e il 1982, superò passaggi estremi divenuti storici come “Goldrake”, “Il Nipote di Goldrake”, “Per Voi Giovani” e “Nosferatu”. Nel pieno della maturità alpinistica, nel 1987, realizzò con Tarcisio Fazzini sul Cengalo “Cacao Meravigliao”, una prima ascensione invernale “un po’ pazza” all’ultima parete inviolata della Val Bondasca. Altra notevole esperienza fu nel 1993 la prima traversata invernale del Sentiero Roma con Sergio Salini.
Nel recente e-book “Racconti di crinale” (storie scritte dal 1976 ad oggi) mette a fuoco non poche importanti esperienze alpinistiche anche extra europee. Tra i suoi libri vanno citati “A piedi in Valtellina” scritto con Alessandro Gogna, “Cento più belle ascensioni in Bernina, Masino ed Engadina” sempre con Gogna; “Alle porte della Valtellina” con Lodovico Mottarella; “Monte Disgrazia, il picco glorioso” con Michele Comi.
Alla fine dello scorso millennio diede vita a rifugi–bivacchi.com, portale sui rifugi delle Alpi e degli Appennini.
QUI TROVI LA RACCOLTA DI TUTTI I FATTI AD ANELLO PUBBLICATI
RUBRICA A CURA DI:
MountCity è un progetto fondato nel 2013 a Milano che si poggia sulla passione e competenza di uno staff di cittadini appassionati di montagna, all’occorrenza con il sostegno di associazioni di volontariato. La piattaforma, grazie alla competenza e professionalità di Roberto Serafin che l’ha curata per 10 anni, è stata punto di riferimento sull’attualità della montagna e dell’outdoor con migliaia di articoli pubblicati. Ora lo spirito di MountCity vive ancora dentro questa rubrica.
Scheda partner