La tempesta Vaia è stata una sfida anche per la scienza che deve esplorare approcci per la riduzione del rischio nel territorio, per la manutenzione e la gestione delle opere esistenti. Molti problemi restano ancora aperti.
Che cosa ci hanno insegnato catastrofi come la tempesta Vaia e la pandemia da cui è così difficile uscire? La lezione è che il territorio va curato, i pascoli vanno gestiti, giorno per giorno e non con i trattori e le bonifiche, ma con piccone e rastrello, riportando le persone a lavorare nei boschi. Gli albergatori dovrebbero tornare a investire e lasciare che l’ente pubblico possa spendere in questa gestione quotidiana, nella cura di sentieri, nella costruzione di percorsi tematici tra le montagne. Temo però che il modello resterà sempre lo stesso: turismo di massa, impianti strapieni, grandi eventi.
Tuttavia, da disastro, Vaia si può tramutare in opportunità, certo di studio, ma anche in occasione per portare in montagna nuovi lavori ad alta qualificazione nel settore silvocolturale.
Primo anello
Si seguiranno i danni arrecati da Vaia alla viabilità forestale, franamenti, corsi d’acqua, legname ancora a terra e rischi di attacco di parassiti del legno, ampie zone con legname recuperato con teleferiche e altra attrezzatura ad elevatissima tecnologia in azione (macchine non presenti in Italia). Ampi panorami verso La Roda di Vael – Catinaccio – Marmolada – Latemar. L’intero percorso segue i danni di Vaia, zone dove il legname è recuperato e altre no. Paesaggio per lo più forestale, grande suggestione per la sua selvaticità verso il gruppo del Latemar.
Secondo anello
Ai piedi del gruppo del Latemar, visita alla cava del “bol” (ematite), alla grande cava di esbosco costruita dai prigionieri russi nel 1917, lunga ben 5 chilometri oggi in gran parte distrutta dalle ultime alluvioni. Comunque leggibile. Si troveranno le scritte dei pastori sulle rocce con il bol, 1700 – 1800. Un percorso etnografico e geologico nel cuore del Latemar.
Terzo anello
Su strade forestali e ampia mulattiera, percorso forestale che apre paesaggi unici verso tutta la valle di Fassa e il Latemar.
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L’autore
Ambientalista, presidente onorario di Mountain Wilderness Italia, a lungo guardaboschi in Val di Fassa, il trentino Luigi Casanova ci tiene a specificare che uno dei suoi riferimenti è l’enciclica di Papa Bergoglio “Laudato Si’”. La sua in effetti è una visione francescana, nel senso più puro del termine, dell’ambiente e del modo di intenderne la salvaguardia. Già operaio e sindacalista, dal 1982 ha vissuto e respirato ogni giorno nei boschi della sua provincia sorvegliando, come custode forestale del Comune di Moena, il taglio del bosco e guardando al mondo cercando quell’equilibrio che la natura offre. Da qualche mese in pensione, continua a prodigarsi nella sua attività di attivista e divulgatore.
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