Un primo veloce excursus sui libri di montagna usciti nell’anno che si sta per concludere, una storia riscoperta di due donne ossolane e l’Ibis che non vuole più migrare sono le notizie che Serafin ha selezionato per noi. Infine l’invito a partecipare al gioco che ci fa immaginare la montagna del Capodanno 2052! Che aspettate?
Ascolta la rassegna settimana di notizie nella (centesima!) puntata del podcast “Fatti e misfatti”
L’anno che se ne va e i libri di montagna rimasti nel cuore (e nella memoria)
Anno da dimenticare per i ghiacciai delle Alpi, vero Luca? Nel 2021 sono stati persi ben 83 metri del Saldura Meridionale in Alto Adige e 48 metri dei Forni in Lombardia. Tanto per esemplificare. Consoliamoci però. Il 2021 potrebbe essere ricordato per una fioritura di libri di montagna appassionanti e ben scritti. Molti dei quali sono stati però ignorati da una critica letteraria inesistente, e mi auguro che su questo aspetto tu, caro Luca, possa essere d’accordo. O magari se ne può discutere… Il mio giornalino MountCity ce l’ha messa tutta, con spirito di servizio, per tenere al corrente delle novità i suoi affezionati lettori, talvolta (non sempre), venendo rifornita con copie fresche di stampa da parte di editori cortesi e avveduti; quasi sempre però fiondandosi, come è giusto, a fare acquisti a sue spese in libreria.
Procedendo a ritroso, ho ragguagliato su una ventina volumi cartacei. Qualche segnalazione? Be’, ci si aspettava che facesse il botto all’inizio dell’anno la pubblicazione del manuale “Come evitare il disastro climatico” di Bill Gates con alcune strategie per salvarsi e salvare il pianeta. Argomento forse troppo impegnativo e indigesto. Per cui risulta che il libro sia rapidamente sparito dai radar.
Aimé, non è stato un anno di best seller per i libri di montagna, con l’eccezione del reclamizzato “La felicità del lupo” di Paolo Cognetti, libro che ha scalato le classifiche ma è rapidamente precipitato sul fondo e in vista delle Feste ora cerca faticosamente di sollevarsi. Auguri.
Personalmente mi sono goduto la lettura di “L’ora più fredda” edito da Solferino, primo romanzo di Paolo Paci che nel frattempo si è messo con profitto al timone della bella rivista Meridiani Montagne.
E come non fare un cenno al bellissimo e premiatissimo “Cieli neri” (Salani Srl – Ponte alle Grazie) di Irene Borgna, ricerca quasi ossessiva di “notti autentiche” dove le stelle, come si legge nel libro, “hanno la forza di bucare la coperta nera del cielo”?
Ho anche cercato di non perdere d’occhio le grandi assise dei libri di montagna, dal Premio Itas al riconoscimento Gambrinus “Giuseppe Mazzotti”, da Leggimontagna alla rassegna BookCity che a Milano ha richiamato l’attenzione, con il contributo della Società Escursionisti Milanesi e la partecipazione degli autori, su alcune alpestri novità fresche di stampa.
Per concludere, ho il dovere di aggiungere che con spirito di servizio ho saccheggiato e riproposto ai lettori le mensili newsletter di “Monti in città”, la benemerita libreria di montagna di viale Montenero. Ho fatto altresì tesoro delle segnalazioni apparse nel sito della grande Hoepli dove figura il catalogo completo dei libri di montagna.
In Mountcity trovate in ogni modo l’elenco dei libri che più ho apprezzato. Per quanto può valere il mio giudizio, s’intende. Con l’eccezione degli autori (pochissimi) che mi stanno antipatici. Può capitare, no, anche a noi professionisti della carta stampata?
La tragica avventura di Tina e Palma
Puntuale, il 1° dicembre, la posta elettronica mi ha recapitato il nuovo fascicolo in pdf del mensile “Lepontica” al quale da un anno in qua dà vita Paolo Crosa Lenz. Questa volta, con il permesso dell’autore, vi vorrei riproporre lo scritto “Il canalone delle donne all’Alpe Veglia” da lui stesso estratto dall’Almanacco Storico Ossolano 2022, la tradizionale pubblicazione di fine anno edita dal libraio Grossi di Domodossola.
Venticinque autori, storie di Val d’Ossola, trecentoventi pagine, immagini straordinarie. Questo è l’Almanacco: un’avventura culturale ed editoriale che va avanti da ventinove anni.
Come ho detto, dalle pagine della pubblicazione, Crosa Lenz tira fuori una storia di montagna, trovata dall’amico Guido Canetta, tenace ricercatore verbanese, mentre passeggiava per il cimitero di Suna. È la storia di due ragazze (Tina Luisetti 18 anni e Palma Guglielmi 20 anni) cadute durante una scalata alle Torri di Veglia sulle Alpi Lepontine nel 1933.
Le due ragazze partono dunque da Suna sul Lago Maggiore in bicicletta.
“Me le vedo, giovani e ridenti”, scrive Crosa Lenz, “che pedalano per la Val d’Ossola alla volta di Varzo. Due ragazze intraprendenti, il contrario della donna voluta dal Fascismo: angelo del focolare e madre di figli che diventeranno soldati. Dormono a Varzo, il giorno successivo salgono all’alpe Veglia dove soggiornano all’albergo Monte Leone. Il giorno dopo salgono verso le Torri di Veglia, ma non faranno mai ritorno perché precipitano e perdono la vita. Di loro rimangono una targa dimenticata e un toponimo nella memoria locale: il “canalone delle donne”.
L’ibis che non vuole sloggiare
Il clima cambia e gli ibis eremita, uccelli dal lungo becco della famiglia dei Treschiornitidi ora in via di estinzione, si fermano per dispetto nel Trentino in Valsugana e non intendono andarsene. Lo spiegano i volontari di “Nbi migration bentornato ibis”: l’esemplare chiamato Agada dopo avere trascorso l’autunno in val di Fiemme è ritornato nello stesso posto dove ha trascorso l’inverno in Valsugana. Intanto 10 ibis eremita sono stati rilasciati vicino al Passo Resia a Bolzano dai ricercatori del Waldrapp Team e anche loro non intendono trasferirsi. Sono due adulti calvi esperti migratori e otto giovani. Fanno parte dalla colonia riproduttiva di Úberlinger del progetto europeo “bentornato ibis”.
La Valsugana rimane in ogni modo una delle principali rotte migratore di questa specie per raggiungere il sito invernale di svernamento verso un clima più mite nella laguna di Orbetello. Era però già capitato nel 2018 che un esemplare diretto verso la Toscana avesse lasciato la rotta di migrazione scegliendo il Bellunese. Ne diede notizia il Corriere delle Alpi non senza precisare che il volatile ha in genere un difetto… quello di perdere facilmente l’orientamento,
Un bel gioco per Capodanno
Quale sarà lo scenario che ci aspetta, anzi che aspetta i miei cari nipoti, anche loro di casa a Magreglio? Il progetto è stato lanciato sabato 11 dicembre in occasione della Giornata Internazionale della Montagna. La ricorrenza del 2052 viene da me immaginata incrociando diversi punti di vista e attingendo a varie fonti. Predire il futuro significa in effetti progettare e sono invitati a inserirsi nel progetto i lettori “fatti di montagna” dotati d’immaginazione. Ai quali si propone di fornire scritti e immagini relative allo scenario alpino fra trent’anni. Con l’augurio che i giovani d’oggi e i loro eredi possano viverlo nel modo più sostenibile. In Fatti di Montagna i particolari dell’iniziativa. Spero che a questo punto vi siate già messi al lavoro.
Roberto Serafin
Nella rassegna di notizie di questa settimana leggi anche: Il discorso di Sergio Mattarella per la Giornata Internazionale della Montagna
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MountCity è un progetto fondato nel 2013 a Milano che si poggia sulla passione e competenza di uno staff di cittadini appassionati di montagna, all’occorrenza con il sostegno di associazioni di volontariato. La piattaforma, grazie alla competenza e professionalità di Roberto Serafin che l’ha curata per 10 anni, è stata punto di riferimento sull’attualità della montagna e dell’outdoor con migliaia di articoli pubblicati. Ora lo spirito di MountCity vive ancora dentro questa rubrica.
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