Volete giocare con noi? Immaginate un luogo in montagna che conoscete bene, immaginate di trovarvi lì per festeggiare il capodanno 2052 (sì, esatto, fra 30 anni!): com’è quel luogo? cosa è cambiato? Cosa è successo?
(leggi infondo come scrivere la tua lettera)
Roberto Serafin come sempre ci stimola e provoca la nostra fantasia scrivendoci una lettera dal 2052 in quel di Magreglio, la località del Triangolo Lariano dove trascorreva all’inizio del secolo le vacanze. Fra una generazione sarà peraltro il mondo a essere cambiato e Serafin s’ingegna a immaginare come si presenterà una montagna che nel 2052 potrebbe anche, chissà, risorgere a nuova vita. Del resto, predire il futuro significa progettare e nel progetto s’inserisce a un certo punto il figlio Matteo oggi sulla cinquantina e poco propenso a facili ottimismi.
Prima o poi doveva succedere. Chi viveva nel Delta del Po o nella laguna veneta alla metà del secolo è stato costretto a scappare. Dai e dai, il mare è entrato nel salotto di casa a dispetto dei tecnologici sbarramenti. Anche in Italia, come in molte altre aree del pianeta, cresce sempre più il numero dei profughi climatici.
Ad accogliere questi profughi al passo del Ghisallo, a Magreglio, è ora, in questo apparentemente pacifico 2051, la “Restanza”, poco lontano dalla chiesina dove ancora sono esposte le maglie dei corridori ciclisti che mezzo secolo prima percorrevano le strade del Tour e del Giro d’Italia.
Io intanto come si sarà capito continuo a fingere di trovarmi nel 2051 annotando tutti i particolari che mi vengono in mente di quel microcosmo alpino. Ed ecco, circondata dai castagneti, servita da pannelli solari di ultima generazione (sono collocati sottoterra ma funzionano anche se sono del tutto invisibili), la residenza dei rifugiati rappresenta un modello di urbanizzazione nella media montagna.
Particolare importante, uno staff di tecnici svizzeri è riuscito a compiere il miracolo di realizzare terrazzamenti dove grazie al cambiamento del clima ora si vendemmia un vitigno da cui si ricava un prosecco di qualità. Ed è con le bollicine del Ghisallo che i miei carissimi nipoti brinderanno al Capodanno 2052.
Era l’estate del 2021 quando Filippo li immortalò con il suo Samsung. Stavano banchettando, tutti i cugini già grandicelli, in mezzo ai larici che poi sono stati abbattuti. Oggi qualche capello bianco è spuntato, così immagino che sia, e dopo gli anni del Covid cinque di loro hanno abbandonato la città spinti da un latente desiderio di natura che non li ha più lasciati.
Sono passati trent’anni e i ragazzi (io continuo a chiamarli così) si ricordano ancora di una ragazzina svedese di nome Greta che mandava a quel paese i capi di stato colpevoli di non fare niente per arrestare il riscaldamento della Terra. Greta, che poi è diventata mamma e ora si occupa di un allevamento di cavalli, ha fatto benissimo a cavalcare le utopie e a gridarci delle provocazioni. Ma al vertice di Glasgow del 2021 i rappresentanti di tre miliardi circa di persone tra cinesi e indiani non potevano accettare, come lei avrebbe voluto, di rinunciare da un giorno all’altro al carbone. L’alternativa era chiudere le fabbriche e gettare milioni di persone sul lastrico.
Non ci voleva molta fantasia per capire che qui a Magreglio, adagiato a cavalcioni del passo del Ghisallo a 750 metri di quota, molte cose sarebbero cambiate da quando i cugini venivano in vacanza ospiti della zia Adriana. Tranne le Grigne che fanno sempre effetto fantastico al tramonto là sullo sfondo.
L’ultima volta che si erano ritrovati qui tutti insieme, una ventina d’anni fa, nel 2031, si poteva vedere in cielo la cometa Bernardinelli Bernstein. Poi la strada che attraversa Magreglio è stata in parte interrata in un tunnel e hanno smesso di rombare le potenti moto di trent’anni fa, oggi ormai tutte elettrificate. Anche il traffico si è notevolmente diradato.
Sulla nuova ciclabile (nuova si fa per dire, risale al 2033) che aggira Magreglio tra i boschi e le coltivazioni di kiwi s’incanalano carovane di ciclisti. Molto si è fatto per favorire il popolo dei ciclisti in questa Disneyland dei pedali. Nella piana di Barni il nuovo velodromo battezzato Bicitech ospita gare all’americana affollatissime soprattutto la domenica.
Per fortuna l’aumento della temperatura media globale è stato in questi anni tenuto al di sotto dei 2°C. In Italia è stato decarbonizzato tutto il sistema energetico, e decarbonizzare come tutti sanno non significa fare a meno del carbone, ma annullare le emissioni di anidride carbonica e degli altri gas serra, rinunciando alla combustione di risorse fossili.
Quanto alle speculazioni, mi spiace dirlo ma la misura è colma. A Magreglio, meglio tardi che mai, le associazioni ambientaliste stanno facendo fronte comune per denunciare la corsa alla privatizzazione e alla cementificazione dell’area in fascia lago.
Da tempo si deplora invano che nessun sindaco, in nessun luogo d’Italia, ha mai veramente ridotto a zero il consumo di suolo, vera piaga nazionale per cui va perduto un metro quadrato di territorio vergine ogni secondo che passa. Tutti hanno continuato a concedere licenze per costruire, a indurre condoni, a non abbattere alcuna costruzione abusiva (pur essendo gli unici che hanno il potere di farlo). Anche se si è visto in questi anni che su ristrutturazioni e ricostruzioni il settore edile ha prosperato più che sul mattone nuovo.
Ecco, questo è il 2052 che mi immagino.
“Ciao caro, ti ho letto con molto piacere”, mi scrive in una mail mio figlio Matteo, eccellente compagno di penna in un paio di libri che abbiamo firmato insieme, “però a me pare che i nessi logici e l’analisi sociale ed ecologica sia un po’ debole. Ti dirò anche che, nel complesso, non mi farei portatore di un certo facile ottimismo ‘mainstream’, della serie ‘andrà tutto bene’. Senza nemmeno un accenno critico al ritorno (ormai sicuro) del nucleare o alla sospensione del diritto di manifestare e protestare ‘per non turbare lo shopping’…
“Io penso”, dice Matteo, “che si stanno producendo enormi cambiamenti nella nostra specie. Che ci saranno (e ci sono, quei cortei di “no vax” sono il sintomo più evidente) sacche di resistenza, comunità di dissidenti che rifiutano un sistema basato sul controllo e sul capitale e sull’estrazione di ricchezza da ogni forma di vita. E che lo scenario sociale, specie in montagna, sarà un po’ come nelle guerre di religione nel Medio Evo, quando catari e valdesi erano duramente perseguitati e massacrati. E se la sopravvivenza della specie fosse proprio nelle mani di questi resistenti antisistema? E’ un’altra narrazione, un altro modo di immaginare il futuro”.
Sarà come sostiene Matteo, ma quassù nel Triangolo Lariano negli anni cinquanta del nuovo millennio continuo a immaginare che non manchi niente per vivere decentemente: né la telemedicina se ci viene un’appendicite, né i droni che ci riforniscono di quel buon pane che contiene meno sale, glutine e zuccheri e dura dodici giorni. Il micro orto degli astronauti a 6 mila chilometri dalla Terra ha dato buone prove e dovrebbe essere messo presto in vendita a buon prezzo. Un fatto è certo. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) per nutrire in modo sostenibile una popolazione mondiale che nel 2050 è di quasi dieci miliardi di persone serve una trasformazione radicale nei sistemi di produzione, vendita e consumo degli alimenti.
Ne erano consapevoli a Magreglio le sorelle Gramatica che negli anni venti di questo secolo si affaccendavano nel loro emporio accanto alla chiesa e da tempo ormai hanno ceduto la struttura all’organizzazione “Future food”. Ora si può ancora acquistare il gustoso taleggio di queste parti, ma sempre più si affacciano sul mercato nuove forme di nutrimento come alghe, insetti, microproteine.
Dalla Spagna settimanalmente arrivano bistecche vegetali prodotte da Novameat di Barcellona. Il colore rosso proviene dalla barbabietola e gli aromi da fermentazioni specifiche. L’agricoltura verticale sempre più praticata permette di controllare in un ambiente chiuso i parametri ambientali, temperatura, esposizione alla luce solare, quantità dell’acqua, e di fornire alle coltivazioni una precisa quantità di elementi nutritivi. Sistema che riduce il consumo di suolo e quello di acqua.
Ma ormai stiamo arrivando a questo benedetto 2052 da festeggiare con le bollicine di prosecco di Magreglio. Se siete d’accordo, avrei prenotato un immaginario tavolo al Bicigrill gestito da uno dei rifugiati climatici di cui vi ho parlato. Sembra che sia una delizia la frittura di cavallette con besciamella di dromedaria. Chi di voi porta qualche botto da far esplodere a mezzanotte come ai bei tempi?
Roberto Serafin
Tutti stimoli e provocazione che potete utilizzare se vorrete, oppure potrete lanciarne altri a vostra volta pensando al vostro capodanno fra trent’anni. Raccontateci come pensate che sarà quel luogo che avete scelto e cosa, negli anni tra il 2021 e il primo gennaio 2052 ha portato a quella situazione. Una situazione auspicata o temuta che sia.
Bastano anche poche righe, non serve per forza scrivere molto: concentratevi su uno o pochi aspetti che magari pensate saranno mutati in modo particolarmente evidente nelle montagne che amate. È anche un modo per riflettere su come possono concretamente incidere le nostre scelte di oggi, sia personali che come società.
Scrivete, e mandate a welcome@fattidimontagna.it, la vostra lettera allegando anche qualche foto: “Capodanno 2052 a…”. Le pubblicheremo lungo queste settimane dall’11 dicembre, Giornata internazionale della Montagna, fino al momento di farci gli auguri per il nuovo anno (2022 ovviamente…)
RUBRICA A CURA DI:
MountCity è un progetto fondato nel 2013 a Milano che si poggia sulla passione e competenza di uno staff di cittadini appassionati di montagna, all’occorrenza con il sostegno di associazioni di volontariato. La piattaforma, grazie alla competenza e professionalità di Roberto Serafin che l’ha curata per 10 anni, è stata punto di riferimento sull’attualità della montagna e dell’outdoor con migliaia di articoli pubblicati. Ora lo spirito di MountCity vive ancora dentro questa rubrica.
Scheda partner
Caro Roberto, si vede l’ottimismo di chi è cresciuto nel dopoguerra nella tua visione di un 2052 da festeggiare con le bollicine tecnologiche del Ghisallo.
Tutti dobbiamo augurarci che sia così per la salute e la prosperità dei nostri figli.
Matteo ci riporta con i piedi per terra e fa bene. Abbiamo creato una bolla di bengodi e la stiamo lasciando nelle mani di Greta proprio un attimo prima che possa esplodere.
Ma spero tanto che questo attimo duri ancora molto a lungo. Auguri di buon 2022.