Il nuovo libro di Paolo Paci è il suo primo romanzo: “L’ora più fredda”. Una prosa elegante che sa coinvolgere, non certo riservata solo ai lettori di libri di montagna.

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Montagna e molto altro ne “L’ora più fredda”

“L’immaginazione al potere” fu lo slogan che dalla contestazione studentesca di Parigi dilagò nel 1968 anche in Italia dove un’ondata di rivolta investì il mondo dei giovani. E l’immaginazione non mancò a Ettore Pagani, un architetto milanese che in quel ’68 s’inventò con Tiziano Nardella una complicata via di salita per la parete SSE della Corna di Medale nelle Grigne. La battezzarono, in sintonia con i tempi, “Milano ’68” e passarono otto anni perché il grande vicentino Renato Casarotto realizzasse la prima solitaria. Nell’impresa vennero piantati nella roccia 125 chiodi: tutte martellate imposte con criterio dalle circostanze, in particolare in corrispondenza con gli strapiombi il cui superamento in arrampicata libera sarebbe risultato proibitivo. Questa pagina di alpinismo è fra le tante che Paolo Paci rielabora quale sfondo del suo incantevole “L’ora più fredda” (Solferino, 207 pagine, 16 euro), il primo romanzo uscito dalla sua penna dopo tanto scrivere di viaggi e di alpinismo in qualità di scrittore e giornalista professionista oggi alla guida del periodico della Domus “Meridiani Montagne”.

Non è difficile immaginare quanto ci sia di autobiografico nella formazione politica, sentimentale e alpinistica di Marco, il giovane milanese che a metà degli anni Settanta va con i compagni dell’oratorio alla scoperta dei Corni di Canzo. Paci non ne fa mistero. “Il romanzo parla di montagna, e di molto altro”, spiega. “Parla di cose che abbiamo condiviso in tanti: politica, sentimenti, passioni in quegli anni Settanta che allora erano terribili, e adesso impariamo a guardare con tenerezza”. 

Paolo Paci,  L'ora più fredda, Solferino, 2021
Copertina: Paolo Paci, L’ora più fredda, Solferino, 2021
In apertura: foto di Klaus Dell’Orto, zona della Grigne nel Lecchese

La prosa di Paolo Paci sa prendere alla gola

Marco, figlio di una famiglia piccolo-borghese cresciuto ai margini di un quartiere operaio, non è mai stato in montagna. Per questo, quando vive la sua prima notte stellata in alta quota, è potentissima la scoperta del profumo del bosco, delle stelle così vicine, di un senso di libertà mai provato prima. 

E’ una scoperta, quella di Marco, che continua negli anni, intrecciandosi all’amicizia con Martino, figlio di operai e talento naturale dell’alpinismo anche grazie al rapporto forte con il padre, fervente comunista e ancor più fervente scalatore. Il legame tra i due ragazzi si approfondisce di anno in anno e di cima in cima, dalle falesie del Lecchese alle Alpi Retiche, al Monte Bianco, al gruppo del Brenta.

Peccato che tra gli entusiasmi dell’adolescenza e i dilemmi della maturità si apra per i due amici una voragine. Un evento traumatico che della montagna rivela il volto più duro, quello della fatalità che non lascia scampo. Il racconto sale parecchio in quota in questo libro che lascia spesso con il fiato sospeso ed elabora come si è accennato il clima che si respirava in quell’alpinismo che il celebre Alessandro Gogna definì “di ricerca”. Non è possibile rivelare a quale punto della narrazione la situazione precipita ma si può assicurare che qui davvero l’elegante prosa di Paci prende alla gola e c’è il rischio di cedere alla commozione. I più sensibili preparino i fazzoletti.

Per Marco e Martino si pone una scelta ineludibile: lasciarsi travolgere, o stringere i denti e cercare una nuova vetta? Ma anche nell’ora più fredda, è la conclusione del romanzo, si può trovare la forza di rinascere, di dare un nuovo senso della vita, persino di ritrovare l’amore senza lasciarsi andare a perigliose sbandate.

Paolo Paci,  L'ora più fredda, Solferino, 2021
Paolo Paci

“L’ora più fredda”, anche per chi non sa nulla di montagna

Attraverso luoghi fondamentali per la nostra storia collettiva, il romanzo di Paci racconta il mestiere di crescere: tra gli amici, tra le montagne. È un’esperienza letteraria, questa, che l’autore affronta mettendo a frutto anche la sua conoscenza delle tecniche alpinistiche, anche lui avido di innovazioni al tempo dei suoi vent’anni. Basti pensare alla piccozza Terrodactyl che un paio di volte viene citata, oggi roba da museo, ma a quei tempi un feticcio per ragazzi assetati di avventura. Ragazzi che rischiavano la vita in montagna e intanto per le strade esplodeva la contestazione con bagliori di molotov, urla, sirene polizia in assetto di guerra.

E’ un romanzo di montagna questo di Paci tagliato su misura anche per chi di montagna non sa nulla. L’augurio è che possa scalare le classifiche dei best seller letterari, di sicuro lo merita. (Serafin)

25 Febbraio 2021
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