Il deficit idrico migliora grazie alle piogge arrivate, anche se con danni in alcune zone: è un’alternanza a cui i cambiamenti cimatici ci stanno abituando. Per le riserve nevose dobbiamo sperare nelle ultime nevicate di maggio, perché sono ancora carenti. Diamo infine uno sguardo alle previsioni stagionali per l’estate 2023.

Ascolta la puntata del podcast con le spiegazioni complete di Daniele Cat Berro

Pioggia e neve sono arrivate: la situazione delle riserve idriche

La pioggia è finalmente arrivata a migliorare la situazione di deficit idrico che ci portiamo dietro da un’anno e mezzo, anche se in alcune zone purtroppo ne è arrivata anche troppa in poco tempo. Pensiamo all’Emilia Romagna, ma in questi giorni ne sta arrivando molta anche sul Piemonte (che peraltro era la regione che aveva maggiormente sofferto di carenza di precipitazioni). La situazione si sta un po’ alla volta ristabilendo, anche se sanare del tutto e in maniera efficace una così lunga e radicata siccità non è immediato.

Anche di neve in montagna ne è arrivata. Per dare un quadro di fine stagione è utile la modellizzazione elaborata dalla Fondazione Cima (fondazione di ricerca con sede a Savona) che calcola sia a livello Italiano sia di singoli bacini idrografici la massa d’acqua a cui la neve presente al suolo corrisponde. Il bilancio effettuato dice che a metà aprile 2023 a livello nazionale mancava ancora il 64% di neve rispetto alla norma dell’ultimo decennio, con punte anche del 73% ad esempio nel bacino dell’Adige.

Ricordiamo che la neve è l’elemento che fondendo è in grado di sostenere a lungo termine una buona portata dei fiumi e dei buoni livelli di falda. La pioggia genera gli impulsi di piena brevi e concentrati, ma ciò che sostiene veramente la portata d’acqua di base dei fiumi e la presenza d’acqua nel sottosuolo è la lenta e graduale fusione della neve. Per il secondo anno consecutivo abbiamo avuto un accumulo di neve eccezionalmente scarso nell’insieme delle Alpi.

Comunque la pioggia arrivata (e che sta arrivando) in questo mese di maggio sta dando una grande mano, laddove non ha fatto danni: i primi a beneficiarne sono stati i suoli superficiali, quelli utili alle coltivazioni.

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Maltempo in Emilia Romagna e Marche (16 maggio)

Alternanza siccità e piogge intense e concentrate: effetto dei cambiamenti climatici

Se fino ad un mese fa la situazione era ben peggiore rispetto al 2022 (questo perché, è evidente, ad aprile 2023 risentivamo ormai di un anno e mezzo di siccità “accumulata”), ora la situazione si sta pian piano normalizzando anche se con effetti opposti in alcune regioni.

Questa alternanza dei periodi estremi (lunghe siccità e piogge intense e concentrate), lo abbiamo già detto, è con tutta probabilità uno degli effetti evidenti del cambiamento climatico in atto.

Sappiamo che oceani e atmosfera più caldi vogliono dire una più elevata e più forte evaporazione. Inoltre nell’aria più calda può essere contenuta una quantità maggiore di vapore: per ogni grado in più dell’aria, la potenziale presenza di vapore aumenta del 7%. L’ingrediente principale delle precipitazioni è quindi più abbondante: c’è più acqua precipitabile nell’aria. Il problema è che quest’acqua non s distribuisce in maniera “democratica”: tende a concentrarsi di più in alcune zone lasciando altre con poca pioggia.

In questo momento abbiamo delle previsioni per il fine settimana del 20 maggio decisamente critiche. Ad esempio per il Piemonte dove potrebbero cadere quantità d’acqua considerevoli. È probabile che nei prossimi giorni e settimane sentiremo parlare più di pioggia in eccesso che non di scarsità di precipitazioni. Si tratta però di una situazione molto evolutiva per cui occorre aggiornarsi man mano.

Vedremo con le prossime misurazioni se le precipitazioni di questi giorni avranno un po’ corretto le riserve nevose: le nevicate di maggio possono essere ancora molto preziose.

Le previsioni stagionali per l’estate 2023

Per quanto riguarda le previsioni stagionali per l’estate in arrivo dobbiamo prima premettere e ricordare di cosa si tratta per poterle comprendere correttamente.

Le previsioni stagionali sono un prodotto scientifico dietro al quale c’è una grandissima ricerca d’avanguardia. Sono molto migliorate negli ultimi anni ed in certe regioni del mondo sono ormai molto efficaci: ad esempio nelle zone tropicali vengono comunemente utilizzate nel campo dell’agricoltura e della produzione di energia.

L’Europa è il continente in cui l’affidabilità delle previsioni stagionali è minore e i risultati sono ancora un po’ traballanti, ma anche da noi iniziano ad essere interessanti. Ci sono molti prodotti che si possono trovare sul sito dell’agenzia europea Copernicus.

A differenza delle comuni previsioni meteorologiche che ci danno il dettaglio spaziale e temporale del tempo dei giorni immediatamente successivi, le previsioni stagionali sono basate su altri tipi di indicatori. Indicatori di teleconnessione atmosferica e oceanica che agiscono su spazi molto ampi e tempi molto lunghi. Lo sono ad esempio le temperature degli oceani che hanno effetto memoria molto lungo: le anomalie di temperatura oceaniche possono riflettersi sul clima di grandi regioni nei mesi e talora anni a venire. Pensiamo all’alternanza tra El Niño e La Niña nel Pacifico che però sull’Europa hanno un effetto modesto se non trascurabile.

Le previsioni stagionali ci possono dare un’indicazione di massima (e per l’Europa sono ancora un po’ da prendere con le pinze) del clima dei 4-5 mesi successivi. Non dicono che tempo ci sarà in determinati giorni e luoghi, ma è un’indicazione di segnale: più o meno caldo, più o meno secco, come media sul periodo sua scala spaziale ampia.

Sull’Europa meridionale, Alpi incluse, la maggioranza dei molti modelli dice che l’estate 2023 è più probabile che si collochi nel terzo superiore della classifica delle estati calde piuttosto che non ci si collochi.

Per quanto riguarda le precipitazioni è più difficile ancora perchè, a differenza delle temperature che mostrano in genere segnali omogenei su aree molto grandi, tendono ad avere un comportamento molto variegato con forti differenze nello spazio. Comunque gli ultimi aggiornamenti del multimodel di Copernico danno una qualche probabilità di un eccesso di precipitazioni sulle Alpi. Ma, lo ripetiamo, è un dato da prendere con le molle.


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