Come stanno insieme siccità e alluvioni? Partiamo dall’analisi della situazione attuale per capire come un mondo più caldo ci sta portando a vivere sempre più spesso situazioni di passaggio da periodi siccitosi a episodi di precipitazioni intense e concentrate.

Anche di questo abbiamo parlato con Daniele Cat Berro nella puntata del podcast

La siccità migliora, ma manca ancora 1/3 della pioggia

Finora il 2022 (ma anche la fine del 2021) è stato caratterizzato da una grave scarsità di precipitazioni i cui effetti sono stati assai peggiorati dall’estate con caldo record che abbiamo appena vissuto. Anche se mediaticamente la siccità sembra sia stata spazzata dalle alluvioni di questo autunno, in realtà non così. Il deficit idrico è migliorato, ma resta e, soprattutto siccità e alluvioni sono due facce della stessa medaglia.

Come dicevamo la situazione della siccità tra tarda estate e inizio autunno è complessivamente migliorata, ma purtroppo a suon di danni alluvionali anche molto pesanti come quelli che hanno colpito varie regioni. Ricordiamo le Marche con la gravissima alluvione del 15 di settembre, ma anche la Toscana, la Campania, il Lazio, la Sicilia…

A livello nazionale queste piogge hanno permesso una riduzione complessiva della portata della siccità come indica l’ultimo aggiornamento emesso da pochi giorni dal CNR ISAC: nel periodo gennaio – settembre 2022 abbiamo ancora un deficit del 33%, il che significa che manca 1/3 della pioggia mediamente attesa. Questo dato era oltre il -40% un paio di mesi fa.

Con un mondo più caldo siccità e alluvioni si alterneranno

Con un mare molto caldo (4-5° sopra media) gli episodi che hanno portato le piogge dannose dell’ultimo periodo erano da aspettarseli. Il mare molto caldo è un formidabile erogatore di vapore acqueo e di energia che sono gli ingredienti fondamentali per la generazione di tempeste violente e nubifragi autorigeneranti come quello che ha colpito le Marche.

Capiamo quindi come siccità e alluvioni siano due aspetti di uno stesso problema. Un mondo più caldo implica un’alterazione del ciclo dell’acqua che diventa più veloce perchè l’acqua evapora più rapidamente dagli oceani e anche dalla terra ferma. Quest’acqua si distribuisce in maniera irregolare e disomogenea causando periodi siccitosi più lunghi e frequenti alternati da precipitazioni più intense e concentrate. Quindi se anche la quantità totale di pioggia caduta in media non cambia, piove in maniera più concentrata, causando repentini passaggi da un estremo all’altro.

Queste piogge così intense e concentrate spesso sono anche poco utili nel risolvere la siccità. Da indagini recenti sappiamo che la maggior parte del deflusso di acqua nei torrenti e nei fiumi alpini è sostenuto dalla fusione della neve, mentre le piogge determinano dei picchi di piena. La neve fondendo filtra lentamente nei suoli ed è in grado di alimentare i deflussi torrentizi su scale di mesi se non di anni.

Nevica meno, la neve fonde prima e più rapidamente in primavera, le siccità si allungano, si alternano a piogge più intense e concentrate: cambia in sostanza la modalità con cui l’acqua è disponibile per tutte le nostre attività, dalla fornitura idropotabile, alla produzione idroelettrica, alla produzione agricola, all’uso anti-incendi boschivi… e anche per tutti gli ecosistemi nel loro complesso. L’acqua non serve solo a noi, ma a tutti gli organismi viventi.

Se i fiumi fossero puliti non ci sarebbero i danni delle alluvioni. Falso.

Come spesso accade in occasione di eventi alluvionali drammatici, come quello nelle Marche, si sente dire che “il problema è che i fiumi non vengono puliti”. Si tratta di un luogo comune assolutamente da sfatare.

Dobbiamo innanzitutto intenderci se stiamo parlando di pulizia dal legname o escavazione dagli alvei.

Nel primo caso è pacifico che soprattutto a ridosso di ponti e di zone abitate è importante rimuovere il legname abbandonato dalle piene per limitare l’effetto tappo in corrispondenza di opere di difesa o piloni. Teniamo presente però che una buona parte del volume di legname trasportato dalle piene non è già in precedenza presente negli alvei o contro i ponti, ma è legname strappato dalle rive dei fiumi in corso di evento. Quindi contro questo non si può far nulla, a meno di tagliare tutti gli alberi dalle rive dei fiumi, scelta con effetti peggiori del danno che si vuole evitare. Sarebbe catastrofico sia per gli ecosistemi sia per la stabilità stessa delle rive. La vegetazione ripariale è estremamente importante per limitare le erosioni delle sponde.

Per quanto riguarda invece la pulizia in termini di dragaggio dei letti fluviali è assolutamente dannosa ed è da evitare. In questo modo non si risolve il problema, ma anzi lo si aggrava creando un disequilibrio nell’alveo fluviale. il fiume cercherà di riempire il vuoto creato dall’escavazione richiamando ed erodendo materiale da monte.

Con certi fenomeni così concentrati ed abbondanti come quello verificatosi nelle Marche, c’è poco da fare: i fiumi e i torrenti devono espandersi.

La cosa migliore da fare sarebbe lasciare tutto lo spazio possibile ai fiumi per smaltire adeguatamente le piene anche laddove avvengono in maniera sporadica. Magari il fiume naturalmente ha un alveo largo 300 m perché anche solo una volta ogni dieci quello spazio è necessario per far defluire l’acqua. Noi invece, soprattutto negli ultimi decenni, ciò che abbiamo fatto è restringere, strozzare, deviare, cementificare… quando avvengono determinati fenomeni il fiume riprende lo spazio che gli serve e come abbiamo visto la frequenza di episodi alluvionali molto intensi andrà con tutta probabilità ad aumentare.

18 Ottobre 2022
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Società Meteorologica Italiana

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