Ottobre è arrivato e immancabilmente siamo anche quest’anno alle prese con la cronaca di alluvioni causate da precipitazioni intense e abbondanti. Ma sono normali questi nubifragi o sono eccezionali? Cosa possiamo fare per limitare i danni che provocano? Davvero basta la manutenzione del territorio? E il riscaldamento climatico come incide? Daniele Catberro ci spiega tutto.
Ascolta la puntata del podcast con le spiegazioni di Daniele Cat Berro di cui quest’articolo è un estratto.
Alluvione 4 ottobre 2021: normale o eccezionale?
La situazione che si è verificata il 4 ottobre, dal punto di vista dello schema meteorologico non è una novità. In autunno capita praticamente tutti gli anni che ci siano nubifragi in Liguria e sulle montagna che stanno alle spalle del mar ligure al confine con il Piemonte: il mare ancora molto caldo in contrasto con l’aria fredda in arrivo dal nord atlantico genera questi fenomeni intensi. Si parla di nubifragi rigeneranti stazionari, cioè che tendono a rigenerarsi continuamente sulla medesima zona. Le zone colpite da questi nubifragi possono essere anche molto piccole, magari con pennacchi di piogge violente di solo 10-15 km di larghezza.
Se lo schema non è anomalo, ciò che è eccezionale, e che crea problemi, è la quantità e intensità delle precipitazioni. Ad esempio il 4 ottobre nella zona che va dal Colle di Cadibona al Passo del Turchino ci sono state precipitazioni eccezionali in un ridotto lasso di tempo (6 e 12 ore). A Cairo Montenotte (in provincia di Savona, ma già nella zona d’Oltregiogo, quindi verso il Piemonte) sono caduti 486 mm d’acqua in 6 ore: non era mai capitato in Italia. A Rossiglione (versante nord del Turchino) invece si è stabilito il record italiano in 12 ore: 741 mm d’acqua. In questo comune in tutta la giornata sono caduti 884 mm di pioggia che per farsi un’idea è la pioggia media annua di Torino.
Basta la manutenzione del territorio per limitare i danni di nubifragi di questo tipo?
Quando ci sono piogge di queste quantità e intensità è inevitabile che ci siano disastri, in qualsiasi zona o bacino idrografico cadano, indipendentemente dalla gestione e cura del territorio. Ovviamente a parità di evento meteorologico più c’è antropizzazione (magari anche maldestra e poco attenta) peggiori saranno i danni: ma questo tipo di precipitazioni sono davvero esagerate.
Ci sono tanti buoni e validissimi motivi per cui il territorio montano debba essere oggetto di attenzioni, vada curato e mantenuto, ma non illudiamoci che ciò sia sufficiente ad arginare alluvioni quando cadono piogge come quelle del 4 ottobre. Un conto è la piccola manutenzione, ad esempio mantenere efficiente la rete di drenaggio, che è fondamentale per evitare che un paese o una città vada a bagno per una pioggia di 10 mm, ma quando cadono 900 mm d’acqua in un giorno su una montagna, anche boscata o perfettamente curata, non c’è nulla che tenga. Questo è importante capirlo per non avere una visione “naïf” di questi problemi (a proposito di questo leggere l’articolo di Daniele su nimbus.it)
L’importanza delle allerte meteorologiche
In questo caso, nel dramma che comunque ha riguardato le zone colpite, poteva anche andare peggio, perché se i medesimi nubifragi avessero colpito qualche chilometro più a sud-est, ad esempio su Genova, avremmo veramente avuto uno scenario catastrofico. Genova dal punto di vista delle alluvioni è infatti estremamente problematica: per posizione (è una delle zone più esposte ai nubifragi del mediterraneo) e densità di antropizzazione a ridosso di montagne (dalle quali l’acqua scende in un attimo). In caso di precipitazioni intense i tempi di risposta (tempo di corrivazione) dei torrenti che convergono su Genova è di poche decine di minuti, quindi non c’è praticamente tempo per reagire e mettere in salvo persone e beni quando il l’evento è iniziato.
I servizi meteorologici locali emettono delle allerte facendo riferimento a sottozone solitamente omogenee per quanto riguarda il loro comportamento meteorologico, ad esempio, in caso di pioggia intensa. All’interno di queste sottozone, quando si ha a che fare con fenomeni molto localizzati come questi, può capitare che un nubifragio, sempre per fare un esempio, colpisca intensamente la Val Polcevera e la val Bisagno ne rimanga del tutto indenne. Non si può avere un dettaglio di questo tipo nelle previsioni: quindi è necessario comprendere che, quando viene emessa un’allerta, può essere che qualcuno avrà il disagio di un’allerta percepita come inutile. È molto meglio salvare delle vite e dei beni grazie ad un’allerta rivolta ad un’intera provincia anche se magari servirà solo ad alcuni comuni.
Alluvioni sempre più frequenti: il ruolo del riscaldamento climatico
È indubbio che queste alluvioni date da un’incredibile intensità e quantità d’acqua sono sempre più frequenti. Si ricordi l’ottobre dell’anno scorso quando con una situazione del tutto simile, verificatasi solo 150 km più a ovest, erano state devastate le valli delle Alpi Marittime.
Altro dato che avvalora il fatto che la frequenza di questi fenomeni sta aumentando è ad esempio quello delle piogge intense in Piemonte: i tre casi di pioggia più intensa in 12h sono concentrate negli ultimi 3 anni (2019 nell’alessandrino, 2020 a Limone Piemonte e nel 2021 a Ponzone). Difficile immaginare che sia solo una questione di casualità. Ormai è stato appurato in diverse regioni del mondo che un mare e un’atmosfera più calda stiano intensificando e rendendo più frequenti le piogge intense.
Gli interventi e le azioni per limitare le emissioni di CO2 e di conseguenza l’innalzamento delle temperature ovviamente non possono dare effetti immediati perchè i gas a effetto serra emessi finora stanno già surriscaldando il pianeta (e lo faranno per i prossimi decenni), ma è comunque estremamente urgente. Infatti con lo scenario “business as usual”, cioè continuando ad emettere gas climalteranti come oggi ci ritroveremmo con un mondo a +5 gradi con effetti disastrosi anche a livello di abitabilità del pianeta. Se riuscissimo invece a contenere l’innalzamento termico a +2 gradi si avrebbe sicuramente uno scenario preferibile in cui forse riusciremo ad adattarci e a far fronte agli effetti peggiori.
A breve la pubblicazione anche dell’articolo relativo ai bilanci di massa 2021 dei ghiacciai di cui abbiamo parlato con Daniele Cat Berro in questa stessa puntata del podcast.
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