Siamo ad inizio primavera e abbiamo fatto il punto con Daniele Cat Berro sul caldo e secco inverno appena passato e sull’avvio della nuova stagione. Per ora siamo partiti con il piede sbagliato per quanto riguarda la speranza di avere sufficienti riserve idriche.

Ascolta il podcast con le spiegazioni di Daniele Cat Berro

Inverno eccezionale per la combinazione di caldo e siccità

A fine febbraio sono state tirate le somme dell‘inverno meteorologico (1 dicembre – 28 febbraio). Su tutte le Alpi, ma soprattutto su quelle occidentali dove dopo la nevicata dell’8 dicembre non ci sono stati altri episodi significativi di pioggia o neve, è stato un inverno asciutto. Sulle Alpi centro orientali e sull’Appennino settentrionale con le perturbazioni del 5 gennaio e del 15 febbraio è andata un poco meglio.

Questa situazione secca continua tutt’ora con l’inizio della primavera salvo la precipitazione che c’è stata in Valle d’Aosta tra il 14 e il 15 marzo che ha portato una discreta nevicata anche di 20-30 cm.

Al momento (17 marzo) non si vede all’orizzonte un cambiamento che faccia pensare all’arrivo di precipitazioni significative entro la fine del mese. Mese di marzo che ha visto come unica novità l’ingresso di aria più fresca che ha abbassato le temperature al di sotto della media stagionale.

L’inverno alpino è stato invece assai mite con anche 2-3 gradi sopra le medie stagionali, ma soprattutto è stata eccezionale (e deleteria) la combinazione con la siccità. Se prese singolarmente, l’anomalia di precipitazioni e l’anomalia di temperatura, non ovunque sono state così eccezionali, ma la combinazione delle due sulle Alpi non ha precedenti: non c’era mai stato un inverno così secco e tiepido insieme. Sappiamo inoltre che gli effetti di una siccità sono amplificati dalle temperature elevate e lo abbiamo visto con l’elevato rischio di incendi boschivi.

Un altro dato impressionante è questo: se, come si teme, non pioverà fino ad inizio aprile, per il Piemonte si tratterà della sequenza di 120 giorni (4 mesi!) più asciutta in 120 anni.

275999217 3120227434896523 344093203151012833 n 2 1536x1248 1 Siccità: speriamo nelle piogge e nella neve di primavera.
Cieli e neve rossa

La perturbazione del 14-15 marzo è stata “condita” da abbondante presenza di polvere sahariana trasportata da una massiccia risalita di venti meridionali che dall’Algeria si sono portati sulla Francia e poi hanno curvato sull’Europa centrale interessando anche le Alpi e in maniera più importante le Alpi orientali dalle quali sono giunte immagini impressionanti di cieli e nevi rosse.

Questo è un fenomeno che, per quanto incuriosisca e crei sempre molto stupore, è del tutto naturale e anche abbastanza comune. L’unico aspetto che può essere considerato negativo legato ai trasporti di polvere sahariana è che, diminuendo l’albedo della neve, rischiano di farla fondere più rapidamente. L’albedo è la “bianchezza” della neve e più la neve è bianca più sarà elevata la sua capacità riflettente. Diminuendo l’albedo, quando la neve è più scura (non solo per effetto delle polveri sahariane, ma magari anche per quelle legate all’inquinamento) assorbe più luce, e quindi calore, con l’effetto di fondere più rapidamente.

Grazie ad uno studio recente di Arpa Valle D’Aosta la presenza di polveri sahariane può arrivare ad anticipare la fusione del manto nevoso anche di un mese. Quindi in un contesto come l’attuale in cui la già poca neve tende a fondere velocemente non fa altro che peggiorare la situazione.

(foto webcam Rifuginrete, Gran Vernel)

Una scarsissima riserva idrica

Tutto ciò sulle alpi si traduce un una carenza molto marcata di neve e quindi una scarsissima riserva idrica immagazzinata sotto forma di nevosa.

Dobbiamo sperare che aprile e maggio confermino la tradizione di essere uno dei bimestri più bagnati nel clima alpino perché, teoricamente, c’è ancora la possibilità sopra i 2000 metri di recuperare in termini di innevamento, soprattutto a beneficio dei ghiacciai. Con marzo stiamo però partendo con il piede sbagliato: se solo dovessimo avere una primavera normale o addirittura carente come quantità d’acqua non riusciremo a recuperare il deficit idrologico accumulato negli ultimi mesi.

Fiumi e bacini idroelettrici a secco

In questo momento l’Autorità di bacino del Po segnala che su tutta l’asta fluviale è in corsa una magra storica.

Le ripercussioni di questa prolungata siccità iniziano già a farsi vedere sulla possibilità di produrre energia idroelettrica e anche sulla disponibilità d’acqua per i cereali che sono in fase di sviluppo o di semina in queste settimane.

A proposito di questo ha fatto molto notizia la situazione del lago di Ceresole Reale: come spiegato bene nel podcast, si deve premettere che è normale che un ‘invaso idroelettrico nella stagione invernale sia più vuoto. Si veniva, in aggiunta, già da un’inverno, quello 20-21, di scarse precipitazioni in quella zona, al quale è seguita la situazione appena descritta. Il fondale emerso, non coperto dalla neve come sarebbe stato normale, rimaneva “a disposizione” dei venti burrascosi che hanno ripetutamente alzato polveroni che hanno raggiunto il paese creando una situazione surreale e l’impressione di un “deserto alpino”.

20220221 CeresoleReale tempestapolvere FedericaMoretti Siccità: speriamo nelle piogge e nella neve di primavera.
Diga di Ceresole Reale il 1° febbraio 2022 (f. Federica Moretti via nimbus.it)
In apertura: Sole splendente, mitezza e assenza totale di neve il 23 gennaio 2022 sulla sommità del Bric Paglie (1890 m, Prealpi tra Ivrea e Biella). Sullo sfondo, inversione termica e foschia densa sulla pianura torinese (f. Alessandro Conta via nimbus.it).

Speriamo…

Come detto siamo in tempo per recuperare, ce ne è la possibilità, ma non è detto che ciò avvenga.

Incrociamo le dita e risparmiamo acqua.

22 Marzo 2022
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Società Meteorologica Italiana

La Società Meteorologica Italiana è la maggiore associazione nazionale per lo studio e la divulgazione di meteorologia, climatologia e glaciologia. È un’associazione scientifica senza fini di lucro e opera su tutto il territorio nazionale conservando stretto legame con la Società Meteorologica Subalpina che ne è socio fondatore nel territorio alpino occidentale, Francia e Svizzera incluse. SMI  promuove ed incoraggia lo sviluppo e la conoscenza delle scienze dell’atmosfera in Italia. Appartiene a UniMet (Unione Meteorologia Italiana) ed all’European Meteorological Society.

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