Vi siete mai soffermati ad osservare attentamente il vostro cane sulla neve? Sicuramente sì perché è una gioia vedere quanto si diverte. Ma sapete leggere i suoi comportamenti? Quanto la presenza della neve modifica la percezione dei suoi sensi? E dell’olfatto in particolare? C’è un mondo affascinante da scoprire!
Ascolta la puntata del podcast con le spiegazioni d Anna
Nella stagione invernale non c’è cosa più bella che andare a fare camminate con i nostri cani nella neve. I cani di solito si divertono un mondo, corrono, giocano, mettono il muso nella neve e scavano. Salvo prendere le misure di sicurezza per il loro benessere, come proteggere le zampe e il corpo dal freddo, possiamo goderci questi momenti ancora di più imparando a “leggere” i loro comportamenti, perché con la neve le percezioni cambiano.
Vista, udito, gusto e tatto sulla neve
Innanzitutto, benché la vista dei cani sia piuttosto diversa dalla nostra, con la neve tutto cambia. I cani hanno una gamma di colori limitata rispetto a noi, ma comunque li distinguono; inoltre i loro occhi sono più ricchi di bastoncelli, quelle cellule che permettono loro di vedere oggetti in movimento anche a grande distanza: d’altronde sono cacciatori, i loro sensi si sono sviluppati appositamente a questo scopo. Con la neve però tutto è uguale e se poi è nuvolo anche le gobbe si appiattiscono (lo sanno bene gli sciatori); qualunque oggetto in movimento però viene notato con maggiore facilità perché risalta rispetto al resto.
L’udito è ovattato, tutto risulta più silenzioso anche se, anche in questo caso, un rumore che emerge (anche fosse della neve che cade da un albero), si nota molto di più.
Il gusto può non essere uno dei sensi che più si modifica, ma è sempre divertente vedere come i cani “assaggino” la neve, soprattutto quando è la prima volta che la vedono, o quando, ormai esperti, la mangino per bere! È incredibile se pensiamo al fatto che a loro nessuno spiega cosa sia la neve e perché accada come facciamo con i bambini: immaginate cosa debba pensare un cane la prima volta che se la trova davanti!
Il tatto prova sensazioni uniche, sotto le zampe è freddo, ma può essere anche scivoloso, soffice, il cane può avere difficoltà e sprofondare, finché non trova la sua tecnica! Alcuni cani hanno una struttura più adatta, altri meno e fanno davvero fatica: ad esempio i cani con le zampe lunghe e sottili fanno più fatica rispetto ai cani più robusti, che affondano meno, ma che ovviamente non riescono a essere agili. Alcune razze, in particolare i pastori guardiani, che hanno uno o addirittura due speroni su ciascuna zampa posteriore, sono agevolati: questa appendice serve proprio a evitare di sprofondare troppo. I cani d’acqua, come i retriver, hanno le zampe palmate, quindi hanno una membrana di pelle più ampia rispetto agli altri cani tra le dita, che permette di sprofondare meno; il rovescio della medaglia è che tra le dita, la neve che non riesce a uscire si accumula formando palle di ghiaccio attaccate al pelo che possono diventare fastidiose se non dolorose.
L’incredibile olfatto dei cani
Ma vieniamo al senso che più di tutti rende questi animali così affascinanti e difficili da capire: l’olfatto!
L’olfatto del cane è molto sviluppato, si stima che un cane possa percepire gli odori 200.000 volte in più rispetto all’uomo. L’apparato olfattivo è infatti più articolato: nella canna nasale si sviluppano i turbinati, che sono membrane ricche di cellule in grado di catturare gli odori; anche noi umani abbiamo i turbinati, ma in misura molto inferiore (basti guardare alle dimensioni del nostro naso e al muso del cane, che infatti, più è lungo e migliore sarà il suo olfatto). Ma non solo, la parte del cervello deputata ad analizzare gli odori è, in proporzione alla dimensione totale del cervello, ma anche in senso assoluto, più ampia rispetto alla nostra, quindi la loro capacità analitica è sicuramente maggiore.
I cani sono anche provvisti di un organo aggiuntivo, l’organo di Jacobson, o organo vomeronasale che permette, da due piccoli forellini posti dietro gli incisivi superiori, di fare arrivare particelle odorose in una via preferenziale, più immediata, all’analisi: questo è il motivo per cui, ad esempio, i cani leccano le pipì di altri animali e fanno il “Flehmen”, cioè quel verso per cui sbattono le labbra, per mandare le particelle attaverso questo organo.
L’olfatto del cane ha due modalità di lavoro, che si definiscono megaolfatto e teleolfatto.
Il megaolfatto si attiva quando un cane segue una pista a terra, andando dietro a piccole particelle odorose lasciate sul terreno; il teleolfatto invece sfrutta lo spostamento d’aria e fa seguire l’odore fino al punto in cui si trova la fonte. Tutti i cani possono usare uno o l’altro strumento, anche se ogni razza (o individuo) ha più predisposizione per uno o l’altro, anche a seconda della selezione e conformazione del muso.
Il tartufo, attraverso quelle piccole alette poste ai lati, fa sì che l’aria che entra possa poi essere espulsa, trattenendo solo le particelle odorose e, nei cani da caccia, le orecchie lunghe fanno da “ventaglio” per fare salire gli odori verso il naso quando il muso è a terra. Il cane è quindi in grado di respirare e annusare in contemporanea, trattenendo le particelle in modo da verificare, all’annusata successiva, se quelle che trova corrispondano a quelle già raccolte: così si può seguire un odore. Il cane è infatti in grado, una volta incontrata una traccia a terra, di stabilire in che direzione l’animale è andato solo con poche impronte, distinguendo nell’arco di pochi centimetri, quale sia la traccia più recente.
Perché ci sono tanti odori con la neve?
Fatta questa doverosa premessa, è bene sapere che le particelle odorose non sono idrosolubili, dunque non si sciolgono nell’acqua, né nella neve. Vengono quindi ancorate a terra, a disposizione dei nasi più fini! Le tracce di selvatico che lasciano le impronte nella neve quindi, non solo danno indicazione visiva (cosa che non accade quando il terreno è asciutto), ma anche il loro odore permane più a lungo perché più difficilmente l’aria lo porta in giro.
Sarà interessante quindi vedere come i cani si soffermano ad annusare un punto nella neve con grande concentrazione, facendone poi una disamina degna della scientifica per sapere chi è passato di lì, quanto tempo fa, in che direzione andava e, naturalmente, se valga la pena seguire la traccia per provare a stanarlo. Naturalmente molti cani si divertono ad annusare senza poi partire alla caccia ma, qualora invece fossero abili cacciatori, dobbiamo trovare il modo per impedire una caccia selvaggia e non autorizzata per salvaguardare le specie selvatiche.
Se giochiamo a tirare le palle di neve al nostro cane, sarà inceribile notare come, aiutandosi anche con la vista, andrà nella zona in cui è caduta la palla pressata dalle nostre mani, ma poi con l’olfatto sarà capace di scovare il punto esatto in cui è caduta solo per il fatto che, in mezzo al manto nevoso, c’è della neve che odora di noi, anche se l’abbiamo manipolata per qualche secondo con indosso degli spessi guanti!
Insomma, osservando e comprendendo i nostri cani si apre un mondo straordinario, godiamocelo tutto in loro compagnia e buone escursioni nella neve a tutti, quadrupedi e bipedi!
Anna Randazzese
RUBRICA A CURA DI:
Aseizampe, fondata da Anna Randazzese nel 2012, si occupa di educazione cinofila a 360°.
Anna è da sempre un’appassionata di montagna, che frequenta fin da quando era piccola in tutte le stagioni, in particolare nelle sue amate Dolomiti. Da quando si occupa a livello professionale di cinofilia, ha approfondito l’unione dei due mondi, cani e montagna, facendo esperienze anche variegate che ha piacere di condividere per aiutare tanti binomi a godere di queste gioie.
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