Quando durante un trekking capita di incontrare altri animali selvatici o d’allevamento può essere un bel problema per il nostro cane e per noi se non riusciamo a gestire la situazione. Ecco i preziosi consigli di Anna sul tema cani e fauna in montagna.

Qui puoi ascoltare la puntata del podcast con i consigli di Anna

Durante le nostre passeggiate, soprattutto in montagna, capita spesso di incontrare altri animali, più o meno selvatici. Io incontro spessissimo marmotte e mucche, ad esempio. Nella mia zona ci sono anche camosci e caprioli (e anche orsi ormai!), ma vederli, specie nei periodi di turismo, è ormai difficile.

Cosa fare quando capita? Come aiutare il cane a gestire al meglio l’incontro?

TUTELARE GLI ALTRI ANIMALI

Innanzitutto dobbiamo tutelare gli altri animali; che siano selvatici o che siano una mandria di mucche, dobbiamo mettere al primo posto la loro sicurezza, impedendo che il nostro cane li aggredisca, ma anche solo li spaventi e li metta in fuga.

Sicuramente quindi tenere il cane legato quando passiamo vicino a zone di pascolo è importante: alcuni cani hanno in realtà paura delle mucche, vedendole così mastodontiche, ma altri le attaccherebbero senza pensarci un attimo. Sempre per il rispetto del posto che noi stiamo invadendo, perché siamo NOI gli ospiti, non dimentichiamolo, dobbiamo cercare di passare senza lasciare traccia e senza creare disturbo. Quindi se ad esempio il nostro cane abbaia alle mucche forsennatamente, non stiamo lì a ridere con gli amici mentre il cane si sgola, perché non faremmo bene né alle mucche (che comunque se si arrabbiano non sono simpaticissime) né al cane (che sia per paura, che sia per aggressività, non è sicuramente un’emozione positiva quella che lo attraversa in quel frangente). Lo stesso discorso ovviamente vale per asini, cavalli etc

ShayelaMucca1 Cani e fauna in montagna: come comportarsi
Shayron alle prese con una mucca
In apertura: marmotta fotografata da Mirko Sotgiu

CONOSCERE IL PROPRIO CANE

Quando invece parliamo di selvatico il discorso è più complesso perché è più difficile sapere dove/quando avverrà l’incontro e potrebbe essere che il cane in quel frangente è libero (va da sé che se frequentiamo il posto spesso e sappiamo che dietro l’angolo c’è sempre un pendio in cui vediamo le marmotte, possiamo legare il cane anticipando il problema). Alla base di tutto c’è la conoscenza del nostro cane, perché fare un discorso generalizzando non sarebbe corretto. È quindi importante avere una profonda conoscenza del soggetto, per sapere come gestirlo al meglio. Il cane di base è un predatore, quindi portato ad inseguire ciò che si muove, a maggior ragione se la scia che lascia è profumatissima di selvatico. È chiaro che il predatorio di un bernese non è quello di un segugio e comunque, come sempre, all’interno della razza, va visto il soggetto. Nel dubbio, usiamo una lunghina, che lasceremo lunga compatibilmente con l’ambiente in cui siamo (se siamo in una situazione boschiva lasciarla molto lunga sarà impossibile, mentre se saremo in un pendio erboso sarà più facile).

IL RICHIAMO

IMG 20200716 214534 Cani e fauna in montagna: come comportarsi
Zaba si avvicina al recinto dei cavalli

Oltre a sapere quanto sia forte l’istinto predatorio nel nostro cane, dovremmo anche sapere quanto sia forte il nostro richiamo, cioè la nostra capacità di dissuaderlo dalla predazione quando questa è già iniziata: se il nostro cane vede un capriolo e parte alla rincorsa (è molto probabile che il cane lo veda o lo senta ben prima di noi, quindi finché non parte a correre noi non sapremo della presenza del capriolo in tempo), sarà in grado di interrompere l’azione solo perché noi lo abbiamo chiamato (con la voce o con un fischio)? Questo aspetto non è affatto da sottovalutare, perché quando la sequenza predatoria è iniziata, interromperla per un cane non è affatto semplice; talvolta spengono orecchie e vista e seguono solo l’olfatto, quindi proprio non ci sento, anche se volessero. Per quanto ci si lavori, su certi cani non c’è esercizio che tenga, è un istinto primordiale che non si può arginare. Si può ridurre, posso magari evitare che rincorra il gatto di casa o il bambino in bicicletta, ma un capriolo in un prato resta irresistibile. Su alcuni cani invece facendo un buon lavoro si ottengono risultati soddisfacenti (anche in questo caso, la genetica non mente, oltre che l’indole del soggetto e l’accuratezza del processo educativo).

MASSIMA ATTENZIONE

Sempre partendo dalla conoscenza del soggetto, potrei magari scoprire che il mio cane, che lascia stare caprioli, mucche, cavalli, camosci etc impazzisce per le marmotte e se potesse si infilerebbe nella buca per andare a prenderle, ma attenzione: quando si tratta della loro vita anche loro diventano molto aggressive e possono ferire gravemente un intruso che minaccia la prole, ad esempio. 

Schermata 2020 07 21 alle 13.38.30 1 Cani e fauna in montagna: come comportarsi

Il rischio va sempre tenuto presente, perché un cane che va in predazione in un territorio montano, non solo mette in pericolo altri animali, ma anche se stesso e noi, se la forestale lo scopre. Noi potremmo cavarcela con una salatissima multa, ma il nostro cane, preso dalla foga, potrebbe allontanarsi molto dal nostro percorso, preso com’è dall’impulso ancestrale, rischiando di cacciarsi nei guai; potrebbe stancarsi al punto da non riuscire a tornare indietro, potrebbe scendere dirupi che poi non sa risalire, potrebbe allontanarsi tanto da non riuscire a trovare la strada di ritorno. Ma non solo, potrebbe naturalmente finire in posti in cui sarà lui a doversi difendere: lupi, orsi e cinghiali ad esempio non si fanno scrupoli verso un piccolo cane se questo si fa beccare vicino alla cucciolata, ma anche potrebbe finire in strada (con i pericoli enormi che questo comporterebbe).

IN CONCLUSIONE

Quindi facciamo molta attenzione per il bene di tutti: ricordiamo sempre che tanto più noi con i cani saremo rispettosi del luogo e di chi lo abita, tanto più facilmente saremo i benvenuti e accettati ovunque.

20 Agosto 2020
Condividi
RUBRICA A CURA DI:
Aseizampe

Aseizampe, fondata da Anna Randazzese nel 2012, si occupa di educazione cinofila a 360°.

Anna è da sempre un’appassionata di montagna, che frequenta fin da quando era piccola in tutte le stagioni, in particolare nelle sue amate Dolomiti. Da quando si occupa a livello professionale di cinofilia, ha approfondito l’unione dei due mondi, cani e montagna, facendo esperienze anche variegate che ha piacere di condividere per aiutare tanti binomi a godere di queste gioie.

 

Scheda partner