A chi cammina per sentieri può capitare di vedere una vipera che subito striscia via, ma non è frequente e con un po’ d’attenzione neanche un grosso problema. Diverso è per chi deve convivere in zone dove si annida: nel Parco della Val Grande è stato necessario l’intervento di un erpetologia per “traslocare” alcuni di questi rettili.
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Imbattersi in una vipera che subito scappa via spaventatissima può capitare. Ma altra cosa è dover convivere con questi rettili. E si comprende che generazioni di malgari si siano fieramente opposti alle vipere quando le serpi decidevano di “prendere casa” presso i loro alpeggi. Unico sistema conosciuto per anni, per secoli: quello di ucciderle con una bastonata bene assestata. Altri tempi, quando anche i lupi non giravano impuniti per le montagne dopo aver fatto strage di pecore. Ora tante cose sono cambiate, non si dice in meglio, nel rapporto tra uomo e natura, tra l’uomo e gli animali selvatici. Anche la vipera aspis, quella più velenosa di tutte, esige che sia rispettata la sua vita nel quadro dell’ecosistema.
Per impedire alla vipera di nuocere allo sviluppo ovviamente sostenibile di un’area della Val Grande non resta che un metodo: farla catturare da un esperto erpetologo e trasferirla dove la sua presenza non può nuocere e/o essere motivo di inquietudine per i frequentatori e gli utilizzatori della zona. Lo si legge in un comunicato diffuso il 3 agosto da Cristina Movalli, responsabile Ufficio Promozione e Conservazione della Natura del Parco Nazionale.
“Venerdì scorso 31 luglio, viene riportato, in comune di Aurano presso l’alpeggio di Corte Bavarone, ai piedi del Monte Zeda, l’erpetologo Lorenzo Laddaga, ricercatore già coinvolto in studi nel parco nazionale Val Grande, ha provveduto alla cattura di alcuni esemplari di Vipera aspis. L’iniziativa si è resa necessaria perché le vipere avevano ‘preso casa’ tra i ruderi del curt di Bavarone, denominazione che in Valle Intrasca è sinonimo di alpe o alpeggio”.
“I ruderi, così come l’intera vallata del Rio Bavarone”, prosegue il comunicato, “sono oggetto, in questi mesi e sino all’estate del prossimo anno, dei lavori previsti dal progetto ‘Ritornare’, voluto fortemente dal comune di Aurano e dal Parco Nazionale Val Grande. Si tratta di un progetto che prevede diverse azioni di valorizzazione nel settore zootecnico, caseario, energetico e ricettivo con il quale si intendono creare le basi per consentire il ritorno delle attività agro-pastorali nella zona dell’alta Valle Intrasca”.
“Torneranno i montanari, e torneranno i pascoli”: così riassume l’essenza del progetto il sindaco di Aurano Davide Molinari. “A patto di creare opportunità di sviluppo compatibile con l’ambiente e con le risorse naturali disponibili, con passione e sobrietà”, chiosa il Presidente del parco nazionale Massimo Bocci. Benissimo. Resta il problema dei rettili che a loro insaputa sono da ritenere abusivi. Al direttore dei lavori Renato Locarni non è rimasta altra scelta, a fronte dell’invasione, che interrompere le attività dell’impresa impegnata nei lavori e coordinare, con il personale del parco nazionale e l’esperto dei rettili, il “trasloco” degli esemplari.
Sono stati così individuati tra i ruderi tre esemplari di Vipera aspis, di un meraviglioso color mattone, tutte femmine di cui due gravide e prossime al “parto” (le vipere sono ovovivipare), che una volta catturate sono state poi liberate in luogo idoneo e quindi adatto alla loro ecologia e lontano dai percorsi frequentati dagli escursionisti. L’erpetologo ha fornito, a quanto si apprende, le istruzioni necessarie perché la prosecuzione dei lavori possa avvenire in sicurezza e nel rispetto anche di questi abitanti delle nostre montagne. Attiverà, all’occorrenza, un preciso protocollo di cattura e di “trasloco” di eventuali altri esemplari di questa creatura che nel comunicato viene definita “meravigliosa”.
E vabbe’, il termine non sarà condiviso da quelli ai quali si rizzano i capelli quando si parla di animali striscianti. Ma che piacerà ai pochi virtuosi che le vipere sanno come acchiapparle per la coda. Come ama fare Teresio Valsesia, uno dei padri della famosa Val Grande. Che nel suo libro “Val Grande ultimo paradiso” si dilunga sulla timidezza delle sue amate vipere e si dice convinto che lassù l’invasione dei rettili, velenosi o innocui, è tutta da dimostrare. E se lo dice Teresio, bisogna credergli.
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