Giorgio Aliprandi, morto lo scorso 13 ottobre, ci ha lasciato una grandissima eredità grazie ai suoi studi e alla sua passione: da amico, Roberto Serafin lo ricorda così.

Qui la puntata del podcast in cui ascoltare le parole di Serafin

Ha smesso improvvisamente di vivere il 13 ottobre il mio amico di sempre Giorgio Aliprandi. Aveva 88 anni. Eravamo cresciuti insieme nella Milano del dopoguerra, in mezzo alle macerie dei bombardamenti. Lui era un ragazzetto bravissimo, ordinato, studioso. Una perla di ragazzetto e poi di ragazzo. Mi veniva sempre indicato da mia mamma come un esempio da seguire mentre io facevo (già allora) il perditempo. Si è spento non a caso con un libro in mano, nella sua casa milanese piena zeppa di libri di montagna e di antiche carte delle Alpi di cui era, con la moglie Laura, studioso appassionato. Medico otorino, con Laura a sua volta farmacista è stato forse tra i maggiori collezionisti in Europa di carte geografiche delle Alpi.  

Laura e Giorgio Aliprandi
Laura e Giorgio Aliprandi

Lungo sarebbe l’elenco delle opere scritte a quattro mani dagli Aliprandi e dei riconoscimenti ottenuti. Qui mi limito a precisare che nel 2005 venne pubblicato da Priuli & Verlucca il primo volume relativo alla storia della cartografia alpina dal titolo “Le Grandi Alpi nella cartografia 1482-1885”. Il secondo volume, pubblicato nel 2007, tratta invece della cartografia antica dei massicci delle Grandi Alpi, dal Monviso al Monte Rosa unitamente al Gran Paradiso.

I due spettacolari libri degli Aliprandi sono stati editi anche in lingua francese dalla casa editrice Libris di Grenoble. Al primo volume è stato inoltre conferito nel 2006 il Premio Gambrinus-Mazzotti per la sezione montagna: riconoscimento al quale si aggiunse nel 2013 il Premio Marcello Meroni della Società Escursionisti Milanesi.

Il confine fa parte della mentalità umana, non si può ignorarlo, qualunque sia la realtà politica”, spiegò Giorgio Aliprandi nel dare alle stampe i due bellissimi volumi dedicati alle “Grandi Alpi nella cartografia” entrambi con uno straordinario apparato illustrativo. Si riferiva in particolare al discusso confine sul Monte Bianco la cui vetta italiana viene tuttora rivendicata dai francesi con i quali si sforzò invano di trovare una soluzione.

Ciao Giorgio, che fortuna è stata averti per amico.

Roberto Serafin

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21 Ottobre 2021
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