Si parla perlopiù di metri di roccia o ghiaccio, ma per qualcuno sembrano importanti e la contesa dei confini periodicamente ritorna. In realtà sulle Alpi le linee di confine non sono così precise come si è soliti immaginare. Le montagne mutano, i ghiacciai si fondono e i confini possono spostarsi. Singolare è la situazione in cui di trova il rifugio Gude del Cervino.
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Rivendicazioni di confini sul Monte Bianco
Da alcuni giorni si è riaperto un dibattito sul confine italo-francese sul Monte Bianco (si veda a tal proposito quanto già scritto con riferimento anche agli studi di Laura e Giorgio Aliprandi), il cui massiccio si trova in parte in Valle d’Aosta e in parte nella regione francese dell’Alta Savoia. Questa volta a infuocare il dibattito sono la destra e l’estrema destra italiana. Una spedizione di una trentina di militanti di CasaPound è salita infatti sul Monte Bianco, invadendo il ghiacciaio francese, per rivendicare i confini nazionali italiani dai manifestanti definiti “scippati dalla Francia nel più completo disinteresse del governo italiano”. Le cose non stanno proprio così e la questione è complicata. Quel che pochi oggi ricordano è che il generale De Gaulle avrebbe volentieri ingoiato l’intera Val d’Aosta. E con il consenso di molti valdostani che avevano subìto l’italianizzazione forzata del ventennio fascista: lingua francese proibita, toponimi stravolti, La Thuile che diventa Porta Littoria, Courmayeur Cortemaggiore e così via.
Confini naturali? In movimento naturalmente
Se proprio in Italia non abbiamo altro a cui pensare di questi tempi, va segnalato che un contenzioso sui confini è da tempo in attesa di una soluzione e riguarda in questo caso la Svizzera. I ghiacciai si fondono e il confine tra Svizzera e Italia ne paga le conseguenze. Infatti è in continuo movimento come si legge nella newsletter Swissinfo.
“Sulle Alpi, i confini sono mobili: vengono decisi dalla direzione verso cui scorre l’acqua”, spiegano all’Ufficio federale di topografia. Il riferimento ai “confini mobili” appare non a caso in un accordo sottoscritto nel 2008 da Svizzera e Italia. Dei 594 km di linee spartiacque tra i due Paesi, circa il 40% si trova su campi di neve o ghiacciai ed è quindi soggetto all’evoluzione della natura. In prossimità di Francia e Austria, gran parte del confine si colloca invece sulla roccia.
Il caso del rifugio Guide del Cervino
Solitamente la definizione del nuovo tracciato del confine non suscita grosse divergenze, in quanto concerne zone remote di difficile accesso. In un caso, però, Svizzera e Italia non sono riuscite a trovare un’intesa. Si tratta della regione della Testa Grigia e del ghiacciaio di Teodulo, a oltre 3.400 metri di altitudine sul Plateau Rosa, al confine tra la Valle d’Aosta e il canton Vallese. Dalla parte di Zermatt, tra il 1940 e il 2000, il livello del ghiacciaio si è fortemente abbassato. La conseguenza è stata lo spostamento di diversi metri della linea spartiacque, che ora si situa sulla roccia.
Secondo le autorità svizzere, il confine al Plateau Rosa va adeguato alla nuova morfologia alpina. L’Italia opta invece per lo status quo. Il motivo della discordia riguarda il rifugio Guide del Cervino al Plateau Rosa nel comune valdostano di Valtournenche, che si ritroverebbe ora, secondo la versione svizzera, per circa due terzi in territorio elvetico.
Nella situazione attuale, nessuno dei due Paesi riconosce il tratto di confine stabilito dalla controparte. Di conseguenza, gli italiani non possono costruire senza l’autorizzazione degli svizzeri e viceversa. La commissione italo-svizzera per il confine di stato è incaricata di districare la matassa. E la Svizzera si attende, qualora il rifugio sia riconosciuto interamente in territorio italiano, che le venga attribuita una superfice equivalente a titolo di compensazione. Con il rischio che a questo punto insorgano le destre in Italia impugnando il tricolore. (Serafin)
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