Nella ricca rassegna settimanale Serafin ci parla del problema degli incidenti sulla ciclopedonale dell’Adige e di una nuova slitta a pedalata assistita. Infine un saluto all’amico Lorenzo Revojera, protagonista della Milano alpina, morto lo scorso 24 gennaio.
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Dalla ciclopedonale alla sala gessi
Anche questa volta, caro Luca, occorre aprire con un misfatto. E gravissimo, per giunta. Sempre più sta diventando un incubo la ciclovia più lunga della rete ciclabile trentina, quel nastro d’asfalto che si sviluppa sulle sponde dell’Adige per 98 chilometri. A farne le spese sono i camminatori, specie se avanti con l’età. Ne sanno qualcosa al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto. “I ricoveri sono nell’ordine di due al giorno”, spiega il primario Guido Malalan. Uno stillicidio. Perché sempre più la ciclopedonale viene scambiata dai ciclisti per un velodromo dove sfrecciare a 50 all’ora.
Sotto accusa sono l’arroganza e la mancanza di senso civico dei ciclisti che dopo il fattaccio ovvero il misfatto tirano dritto. La pista sarebbe comunque da considerare sicura. È pianeggiante e protetta dal traffico per la quasi totalità del percorso e utilizza le vecchie strade arginali attraversando frutteti e vigneti. Un lembo di paradiso o la soglia dell’inferno?
L‘ultimo episodio è di qualche giorno fa dalle parti di Rovereto. A finire in ospedale è stata una signora travolta nel sottopasso dell’autostrada nei pressi dell’ex Montecatini. Il ciclista si è fermato giusto il tempo per ammettere che non era assicurato e ha lasciato il numero di cellulare. Inesistente però.
Pochissimi ciclisti stipulano in effetti una polizza. A Rovereto la polizia locale ha già formato un’apposita squadra di vigili urbani ciclisti che entrerà in azione in primavera. A quando i militari a presidiare le ciclopedonali? Siamo dunque arrivati all’insostenibilità della mobilità sostenibile?
Ma tutto il mondo è paese, e anche l’allegra Engadina è costretta a cercare rimedio alla promiscuità offerta a pedoni e ciclisti lungo le tante stradine sterrate che si sviluppano sulle sponde dei laghi, delizie per i turisti in tutte le stagioni. “Take care” è l’avviso a caratteri cubitali collocato lungo i tracciati. La regola da tenere sempre presente in Engadina, se mai tu, caro Luca, decidessi di andare da quelle parti, è che i pedoni camminino lungo il lago e i ciclisti occupino lo spazio a monte. I cartelloni, strada facendo, non fanno che ripetere “biking mountain side” e “walking lakeside”. E poi che ognuno si arrangi e soprattutto cerchi di mostrarsi Gemeinsam, cioè tollerante. Ma come può mostrarsi tollerante il bipede camminante quando viene continuamente sfiorato da ciclisti che sfrecciano senza scampanellare mandandoli all’occorrenza in sala gessi.
La slitta cingolata che va anche in salita
Per pedalare sulla neve l’ultima trovata è una curiosa slitta di cui riferisce la newsletter Bicitech. Si tratta della slitta elettrica Arosno che consente, udite udite, di risalire le pendenze innevate pedalando in completa autonomia. L’hanno inventata Romain Faure e da Agathe Lebaron, due francesi. I suoi limiti sono dettati dalla pendenza: sul sito viene dichiarata max 30%. L’autonomia è di 45 km, la velocità standard di 25 km/h. Il peso è piuttosto contenuto (45 kg) nonostante le ruote cingolate posteriori indispensabili per affrontare le salite. Manca la frenata rigenerativa, così dicono i tecnici che l’hanno provata. Sarebbe utile a quanto pare per allungare almeno un po’ l’autonomia. E adesso preparatevi: il prezzo di listino è di 6.990 euro. Vi è forse scappata la voglia di acquistarla?
La Milano “alpina” di Lorenzo Revojera
Un altro illustre amico milanese della montagna ci ha lasciati. Lunedì 24 gennaio è morto nella nostra città all’età di 92 anni Lorenzo Revojera. Ingegnere, scrittore, appassionato alpinista, fu uno dei promotori della sezione milanese del Cai, di cui era socio benemerito, così come fu socio benemerito dello storico sodalizio il medico professor Giorgio Aliprandi scomparso in autunno come ben sanno gli amici “fatti di montagna”, uno dei più celebri esperti di cartografia storica delle Alpi.
Revojera era un uomo mite e da buon milanese, era sempre piuttosto indaffarato. Ebbe molti incarichi. Era uomo di fede viva e di grande equilibrio e saggezza e gli dispiaceva che la mia fede religiosa fosse all’atto pratico azzerata. E ti dirò che a me dispiaceva che a lui dispiacesse. Fu biografo di Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei, di cui divenne anche collaboratore e fu a Milano una colonna portante della Società Universitaria del CAI (SUCAI). Tra i suoi libri vanno citati “Storie di casa e di montagna” (1994), “Sui monti fioccano” (2000), “Un patrizio milanese verso la modernità” (2004), “Milano e le sue montagne” (2002) in cui compose un quadro a molte voci della vocazione montanara di Milano, autentica mountcity. (In FdM si era parlato di “Le fragole dell’Alpe Devero”). Con lui collaborai nell’allestimento della grande mostra “La Lombardia e le Alpi” nel 2013 e non esito a dire che fu un successo. Carissimo e indimenticabile Renzo, è stato un grande regalo essere tuo amico.
Roberto Serafin
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MountCity è un progetto fondato nel 2013 a Milano che si poggia sulla passione e competenza di uno staff di cittadini appassionati di montagna, all’occorrenza con il sostegno di associazioni di volontariato. La piattaforma, grazie alla competenza e professionalità di Roberto Serafin che l’ha curata per 10 anni, è stata punto di riferimento sull’attualità della montagna e dell’outdoor con migliaia di articoli pubblicati. Ora lo spirito di MountCity vive ancora dentro questa rubrica.
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