Con Daniele Cat Berro abbiamo parlato dello stato dei ghiacciai a fine inverno e provato a capire cosa potremo aspettarci a fine estate. Sicuramente sarà un’estate in cui valorizzare il turismo di prossimità: da qui un paio di suggerimenti e uno spunto di riflessione.
Qui puoi ascoltare il podcast con tutte le spiegazioni di Daniele, di cui questo articolo è solo un estratto.
Siamo a metà giugno ed è tempo di parlare di ghiacciai. O meglio: di capire quanta neve si è depositata sui nostri ghiacciai durante quest’inverno. A tremila metri l’inverno sta finendo ora e quindi è il momento recarsi in quota a fare le misurazioni.
La Società Meteorologica Italiana lo ha fatto il 3 giugno, sul lato piemontese del Gran Paradiso, al ghiacciaio del Ciardoney, che dal 1992 segue con la tecnica del bilancio di massa per monitorarne lo stato di salute. Purtroppo bisogna dire che il bilancio di massa del ghiacciaio in questi ultimi anni è sempre stato negativo, cioè significa che durante l’estate ha consumato più massa per il caldo eccessivo di quanta non se ne sia accumulata sotto forma di neve durante l’inverno.
In genere quest’inverno sui ghiacciai centro-occidentali le abbondanti nevicate di inizio autunno hanno in parte compensato la lunga siccità che si è instaurata da Natale fino a fine aprile. Qualche nevicata è poi tornata a fine primavera, ma non è riuscita a creare un accumulo significativo.
Sul ghiacciaio del Ciardoney lo spessore della neve a giugno è risultata compresa tra 2,80 e 4,30 metri equivalente in media ad un’altezza d’acqua di 1510 mm. Valore leggermente sotto media.
Ci sono già anche i dati di altri due ghiacciai nei dintorni. Sul ghiacciaio del Grand Etret, sul lato Valdostano del Gran Paradiso, in Valsavaranche, l’Ente Parco che conduce le misurazioni, ha trovato 1725 mm d’acqua equivalente. Un dato nella media. Come nella media è il dato di circa 1800 mm d’acqua equivalente del ghiacciaio del Basodino, in Canton Ticino, dove i rilievi sono fatti da Giovanni Kappenberger.
Quindi possiamo dire che quest’inverno abbiamo visto accumularsi sui ghiacciai una quantità normale di neve, seppur concentrata quasi tutta nel periodo iniziale. Ora la partita è aperta e sarà l’estate a essere decisiva. Fra tre mesi potremo fare il bilancio dell’annata idrologica 2019-20. Ovviamente dobbiamo sperare che non si ripeta un’estate, come quelle degli ultimi anni, capaci di far sparire completamente l’accumulo invernale di neve.
Per ora possiamo anticipare che purtroppo la maggior parte dei modelli e dei centri di calcolo europei indicano elevate probabilità di un’estate molto calda. Ovviamente si tratta di precisioni stagionali a lungo termine da prendere con tutte le cautele del caso.
Le previsioni stagionali sono previsioni su base probabilistica, quindi ci dicono che ci sono elevate probabilità che si verifichi una certa situazione climatica nella media stagionale. Ciò non significa che all’interno di un’estate molto calda, ad esempio, non possa verificarsi un episodio di neve a bassa quota in montagna a luglio. Il clima è mediato sul lungo periodo e su aree geografiche anche ampie, mentre il tempo è ciò che avviene in questo momento e in questo luogo.
In tema di ghiaccia si segnalano due mostre molto interessanti.
Al Museo della Montagna di Torino fino al 30 agosto la mostra “Sulle Tracce dei Ghiacciai” del fotografo Fabiano Ventura che da alcuni anni ha avviato un progetto con il quale si ripropone di ripetere una serie di fotografie antiche scattate ai ghiacciai di varie catene montuose del mondo, per sensibilizzare sugli effetti dei cambiamenti climatici. Lo ha fatto nel Karakorum nel 2009, nel Caucaso nel 2011, in Alaska nel 2013, nelle Ande nel 2016, in Himalaya nel 2018 e ora è il momento della Alpi. La mostra ci propone una selezione di scatti delle missioni degli anni passati e anche un’anteprima della campagna “Alpi 2020” dedicata al Monte Rosa.
Sabato 13 giugno ha riaperto a Entracque in valle Gesso, in provincia di Cuneo, la mostra “Ultimi ghiacci: cambiamenti climatici sulle alpi del mediterraneo”. La mostra, a cui ha lavorato l’anno scorso la Società Meteorologica Italiana con la cooperativa Arnica di Torino, era stata inaugurata a settembre. Vale la pena andarla a visitare per rendersi conto dei gravi cambiamenti climatici in corso che colpiscono anche questi ghiacciai, i più meridionali delle Alpi, che sono purtroppo quasi estinti, ma anche per cogliere l’occasione di conoscere queste valli, in un’estate di turismo di prossimità.
A proposito di questo, una breve considerazione sul turismo di prossimità.
ll Covid-19 ci ha senz’altro costretti a riscoprire territori più vicini a casa, dandoci così l’occasione di scegliere un turismo di prossimità che possa alleggerire il nostro impatto sul clima. Si pensi che per ogni passeggero un volo aereo dall’Italia a New York libera 300 volte più CO2 rispetto ad un viaggio in auto da Torino a Bardonecchia. La riflessione deve però allargarsi su come aiutiamo la montagna alla ripartenza: un turismo mordi e fuggi non aiuta certamente l’economia di montagna. Il telelavoro, ad esempio, per chi può, potrebbe essere un’opportunità per soggiornare in località di montagna per più settimane, magari scappando dalla calura delle città. In questo caso si innesca una filiera virtuosa. Riscoprire la montagna in questa chiave può essere un’alternativa tra un’urbanizzazione fatta di seconde case vuote 50 settimane all’anno e un’abbandono fatto di baite crollate. Questo potrebbe essere, se non una soluzione, perlomeno uno spunto su cui ragionare.
Per approfondire
Bilancio di massa e acqua equivalente: ne abbiamo già parlato in questa rubrica; in fondo a questo articolo trovi le definizioni di questi due termini.
Rilevamenti al ghiacciaio Ciardoney: qui trovi la relazione completa della Società Meteorologica Italiana
Rilevamenti al ghiacciaio del Grand Etret: qui la relazione dell’Ente Parco del Gran Paradiso
Previsioni stagionali: qui un articolo di Luca Mercalli del 2003 in cui spiega utilità e problemi delle previsioni stagionali.
Sulle tracce dei ghiacciai: sito del Museo Nazionale della Montagna su cui trovare tutte le informazioni sulla mostra.
“Ultimi ghiacci: cambiamenti climatici sulle alpi del mediterraneo”: sito delle Aree Protette Alpi Marittime con le informazioni per visitare la mostra permanente.
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La Società Meteorologica Italiana è la maggiore associazione nazionale per lo studio e la divulgazione di meteorologia, climatologia e glaciologia. È un’associazione scientifica senza fini di lucro e opera su tutto il territorio nazionale conservando stretto legame con la Società Meteorologica Subalpina che ne è socio fondatore nel territorio alpino occidentale, Francia e Svizzera incluse. SMI promuove ed incoraggia lo sviluppo e la conoscenza delle scienze dell’atmosfera in Italia. Appartiene a UniMet (Unione Meteorologia Italiana) ed all’European Meteorological Society.
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