Un po’ di storia dell’alpinismo. Quanti ricordano il nome di Walter Cecchinel? Eppure Serafin ci spiega come questo alpinista fu determinante nell’affermazione di una delle più importanti evoluzioni della tecnica alpinistica: la pilote traction. Ricorrono i cinquant’anni dalla salita con Cecchinel ne sancì la vittoria sulla vecchia scuola.
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Gli albori della nuova tecnica di progressione frontale
Non so se ci sarà il tempo e la voglia nel corso del 2023 di celebrare il cinquantenario di una scoperta che ha rivoluzionato la tecnica alpinistica. Mi riferisco alla cosiddetta “piolet traction” con cui andare all’assalto a colpi di piccozza di pareti e colate di ghiaccio. Prevedo che siano ben altri i cinquantenari che occuperanno le cronache, a cominciare nel 1973 dalla guerra del Kippur tra Egitto e Siria e senza dimenticare quelle misure di austerità che negli anni settanta incisero sulle abitudini consumistiche degli italiani. Detto fra noi, si tratta di una storia che si ripete ancora una volta. E ancora una volta complice una guerra, il conflitto Russia-Ucraina. Sarà una banalità, ma lasciatemi dire che niente di nuovo avviene sotto il sole.
Premessa necessaria. Nel 1966 gli americani Tom Frost e Yvon Chouniard inventarono i ramponi rigidi, indicati per una progressione su ghiaccio ripido. Fecero la loro apparizione anche le viti da ghiaccio Con queste innovazioni si poterono affrontare frontalmente pendii di ghiaccio sempre più ripidi.
Ma i tempi non erano ancora maturi per la piolet traction. In Francia continuava a essere in voga la dottrina ufficiale inventata da Armand Charlet: progressione laterale con l’utilizzo di tutte le punte dei ramponi.Una tecnica tuttavia adatta solamente a pendii di media inclinazione. Ma i francesi sono fatti così. Sono piuttosto abitudinari, mi verrebbe da dire.

Cecchinel e Jager sul couloir nord del Dru per affermare la Piolet Traction
Ci volle ancora qualche anno prima che questo “blocco” mentale venisse superato e ciò avvenne con una prima ascensione di grande risonanza lungo il couloir nord del Dru. L’impressionante slancio verticale di questa aiguille solcata al centro dalla parte alta del couloir nord-est fu lo scenario dell’eccezionale prima assoluta e invernale di Walter Cecchinel e Claude Jager.
Erano in corso le festività di Natale del 1973, ma Cecchinel aveva altro per la testa. In realtà non aveva più la pazienza di tagliare gradini nei corridoi di ghiaccio. Né sapeva che cosa farsene dell’attrezzatura rudimentale dell’epoca, in quei primi anni ’70.
Chi era Walter Cecchinel?
Chi era Cecchinel? Nato a Cimon di Valmarino in Italia, arrivò in Francia nel 1949 e visse principalmente in Alta Savoia. Dopo aver studiato meccanica tecnica, scoprì la montagna a vent’anni. Conseguì il diploma di aspirante-guida nel 1968 e poi conseguì quello di guida di alta montagna nel 1971.
L’anno successivo Cecchinel era il più giovane maestro della Scuola Nazionale di Sci e Alpinismo di Chamonix. Il suo pallino era la nuova tecnica della “trazione della piccozza” che gli scozzesi usavano già da tempo. Ma lo facevano di nascosto, gelosi di quel loro segreto. E senza immaginare che Cecchinel avrebbe reso popolare questa “trazione della piccozza” e che il suggestivo termine francese “piolet traction” ideato da lui l’avrebbe resa ancora più affascinante e avventurosa.
Piccozze e ramponi per il Dru furono messi a punto dallo stesso Cecchinel per il fabbricante chamoniardo Simond. E fu la vittoria definitiva della tecnica frontale. L’evoluzione delle piccozze continuò a progredire. Gli attrezzi divennero sempre più corti, più curvi, più leggeri, più aggressivi. Li direi anche più “cattivi” nella mia ottica fantozziana.


L’eco della piolet traction e del nome di Cecchinel in Italia
L’eco del successo di Cecchinel giunse in Italia con un certo ritardo se è vero che di piolet traction non si parla nell’Enciclopedia della Montagna della De Agostini pubblicata nel 1977. La voce “piolet traction” compare invece nel Grande Dizionario Le Alpi a cura di Enrico Camanni (Priuli&Verlucca, 2007) dove si apprende che tale tecnica consente di superare direttamente pendii o cascate di ghiaccio con inclinazione molto accentuata, o addirittura verticale e strapiombante, senza ricorrere a gradinamento o alla vecchia e laboriosa tecnica di progressione artificiale con chiodi e staffe.
Con la piolet-traction va ribadito che l’alpinista è impegnato in parete faccia a monte, piantando alternativamente una delle due piccozze e ramponando con le punte anteriori rivolte al pendio. Invece, prima dell’introduzione della progressione frontale l’alpinista procedeva fianco al pendio scavando gradini, sostenendosi con una sola piccozza e piantando i ramponi, al tempo privi delle punte frontali, di piatto e parallelamente alla linea di massima pendenza per mezzo della flessione della caviglia. Era il Tardo Medioevo dell’alpinismo e tu, caro Luca, non vagivi ancora nella culla. Peraltro la nuova tecnica dimostrava che non sempre gli alpinisti si rivelano conquistatori dell’inutile. E che un certo spirito pratico ce l’hanno perfino loro nel dna.
Fu poi lo stesso Cecchinel a diffondere il racconto della salita all’Aiguille du Dru presso il pubblico italiano con un articolo pubblicato sulla Rivista della Montagna nel 1975.
La sua carriera fu purtroppo interrotta da un grave incidente in montagna il 17 agosto 1977, in seguito al quale subì numerosi interventi chirurgici. Il cinquantennale della “piolet traction” dovrebbe rappresentare anche una doverosa occasione per celebrare questo geniale alpinista del cui nome mi risulta difficile trovare traccia oggi nelle storie dell’alpinismo. Nelle quali sembra che di Walter, alpinisticamente parando, ne sia esistito uno solo,l’immenso Walter Bonatti.
Roberto Serafin
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