Corposa selezione di notizie questa settimana. Serafin prima ci annuncia l’uscita in libreria in italiano dell’autobiografia di Hans Ertl, poi una mostra a Lecco su Carlo Mauri con un curiosissimo aneddoto. Pietro Franzese parte in bici per Capo Nord per raccogliere fondi per il Banco Alimentare e, infine, la notizia della morte a 88 anni di Angiolino Binelli.
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Hans Ertl, vagabondo innamorato
I “Bergvagabunden”, vagabondi delle montagne, erano ai tempi del nazismo assetati di conquiste com’era nello stile della “Scuola di Monaco” di cui fecero parte i fratelli Franz e Toni Schmid, Emil Solleder, Anderl Heckmair. Tra questi si fece onore Hans Ertl, scalatore, cineasta e autore delle pregiate pagine dell’autobiografia “Vagabondi delle montagne. Le avventure senza confini di un alpinista tedesco” che finalmente esce in Italia edito da Hoepli ( “Stelle alpine” 168 pagine, 22,90 euro).
Un evento quasi epocale in questa collana diretta da Marco Albino Ferrari se si pensa che il libro ha “vagabondato” per un’ottantina d’anni sugli scaffali di tutto il mondo.
Pubblicato in Germania nel 1937 questo memoir è ora tradotto in Italia da Maria Antonia Sironi alla quale si devono, tra i tanti scritti, le traduzioni dei libri di Kurt Diemberger, altro vagabondo di classe. Un importante contributo alla riuscita di quest’opera l’ha fornita Paolo Ascenzi, specialista in ricerche biografiche oltre che autore d’importanti opere sulla storia dell’alpinismo.
Il libro è di piacevole lettura, direi imperdibile. Ertl racconta le pietre miliari della sua vita: i mesi trascorsi nell’Artide in Groenlandia, tra scalate e riprese cinematografiche; la spedizione sull’Himalaya, durante la quale raggiunse un settemila nel Karakorum, la più alta cima fino ad allora conquistata.
Un’ampia introduzione di Marco Albino Ferrari colloca l’autore nel suo tempo, raccontando i retroscena di una vita, per esempio l’amore con la regista del Regime, Leni Riefenstahll.
È un alpinismo intriso di mondanità quello di cui Ertl diventò esponente finché non decise di dedicarsi soltanto al cinema al fianco della Riefenstahl che divenne sua amante. Si apprende dal libro che certi protagonisti di scalate epocali come la nord del Cervino compiuta dai fratelli Schmid venivano “soffocati da amici e curiosi, rapiti dai giornalisti e perseguitati dai fotografi” e non di rado elargivano in esclusiva ai reporter poco innocenti fandonie per incassare qualche spicciolo in più. Un vizietto da cui non furono esenti altri protagonisti di quell’allpinismo considerato eroico.
Al già citato Ascenzi si deve, a conclusione della biografia, una cronologia della vita di Ertl tra montagne e cinema, dai primi vagiti nel 1908 a Monaco di Baviera, alle riprese del celebre Olympia nel 1936 quale direttore della fotografia accanto alla Riefenstahl, fino alla scomparsa nel 2000 in Bolivia dove la sua dimora, lo sapevate?, è oggi diventata un museo.
Metodo Ilizarov. E Carlo Mauri salvò la gamba disastrata
La capacità di accettare e poi superare i propri limiti è, il concetto chiave della mostra dedicata a Lecco all’intrepido Carlo Mauri (1930-1982), alpinista ed esploratore. L’allestimento al Palazzo delle Paure è infatti in gran parte focalizzato su un episodio chiave della vita di Mauri: quello dell’incontro con il chirurgo Gavriil Abramovič Ilizarov, che, con la sua innovativa terapia ortopedica riuscì, nel 1980, a restituirgli la funzionalità quasi completa di una gamba sofferente per le complicazioni per una frattura. Mauri venne a sapere dell’esistenza del metodo Ilizarov nel 1977, quando era impegnato nella traversata dell’Oceano Indiano con la barca di papiro Tigris. Dell’equipaggio faceva parte anche un esploratore russo che, vedendo la sua gamba martoriata lo invitò in Siberia, per sottoporsi alle cure di Ilizarov, allora sconosciuto in Occidente.
Mauri affrontò l’operazione e, una volta tornato in Italia, si fece promotore di un ciclo di conferenze che portarono il chirurgo russo in Europa per diffondere la sua rivoluzionaria terapia.
La vicenda è simbolizzata nella mostra attraverso sei grandi cilindri all’interno dei quali installazioni visive e sonore accolgono il visitatore, rievocando gli ambienti e i temi delle grandi avventure di Mauri: montagne e ghiacci, steppe e praterie, foreste, deserti, oceani e insediamenti umani.
Nel contesto della mostra trovano spazio anche le testimonianze di sette “ambasciatori” che ben incarnano questa capacità di “andare oltre”. Si tratta della scrittrice e attrice Antonella Ferrari, di Fabrizio Fontana, dei campioni paralimpici Luca Pancalli, Daniele Cassioli e Federico Pellizzari e degli alpinisti Marco Confortola e Andrea Lanfri recentemente salito invetta all’Everest benché privo di entrambe le gambe.
Dopo gli esordi alpinistici sui “paracarri” della Grigna, con il maglione rosso dei Ragni, Mauri girò il mondo, scalò vittoriosamente con Walter Bonatti il Gasherbrum IV, navigò sulla barca di papiro di Thor Heyerdall. Le sue appassionanti corrispondenze apparvero a lungo nelle pagine della Domenica del Corriere. “Il rischio è vita” ripeteva, e questo è anche il titolo del suo libro di maggior successo. A Mauri è dedicata la ferrata del Gruppo Gamma che sale al Pizzo d’Erna, nel gruppo del Resegone, uno dei più spettacolari itinerari del Lecchese.
La mostra sarà visitabile fino a mercoledì 30 novembre e farò di tutto per non perderla. Con Mauri scalammo la ferrata del Medale. Ero andato a Lecco per intervistarlo, lui aveva voglia di arrampicare. Lo ricordo un po’ zoppicante ma ancora pieno di entusiasmo per quelle sue adorate montagne.
Da Milano a Capo Nord le pedalate anti spreco di Franzese
Un viaggio in bicicletta di 5mila km da Milano a Capo Nord per promuovere la lotta allo spreco alimentare. È la nuova avventura in cui si sta impegnando Pietro Franzese supportato dal Banco Alimentare della Lombardia. Riprendo la notizia dalla newsletter di Bici-Tech. Franzese attraverserà il Brennero, Berlino, Copenhagen, Stoccolma, ed Helsinki fino a raggiungere il punto più a settentrione del Continente.
L’intento del social influencer della bicicletta è quello di raccogliere almeno un euro per ogni chilometro percorso, e dunque almeno 5mila euro, tramite le donazioni sulla piattaforma di crowdfunding.
Tutto è pronto per la partenza del 18 giugno alle 9 del mattino da piazza Duomo. Gli interessati possono accompagnare Franzese in bici nei primi 15 km fino ad arrivare alla sede del Banco Alimentare della Lombardia a Muggiò. Da lì Pietro prosegue da solo il suo viaggio in bicicletta fino a Capo Nord. Il ricavato della campagna verrà interamente devoluto al Banco Alimentare della Lombardia.
Su Bike Channel i momenti salienti del viaggio. Forza Pietro, buone benefiche pedalate!
Angiolino, un vero angelo
Devo confessare che mi ha molto colpito lunedì 13 giugno la notizia della morte a Pinzolo, nel Trentino, di Angiolino Binelli. Aveva 88 anni.
L’assegnazione della Targa d’Argento della Solidarietà Alpina da lui ideata, del cui comitato ho avuto l’onore di fare a lungo parte, è un appuntamento fisso della cittadina con una solenne cerimonia che si tiene ogni anno in settembre. Il Premio vuole sottolineare il merito di chi mette a repentaglio la propria vita per correre là dove ci sia bisogno di aiuto nonché onorare la prima stazione italiana di Soccorso Alpino, fondata proprio a Pinzolo il 22 maggio 1952. La manifestazione da qualche anno è “gemellata” con il Premio Marcello Meroni della Società Escursionisti Milanesi di cui pure ho fatto parte.
Binelli, il cavalier Binelli, era una persona mite anche se piuttosto brusca nei modi. Nel suo negozio di calzature quando il telefono annunciava un’emergenza, non esitava ad abbassare la saracinesca e a licenziare bruscamente i clienti, me compreso. Era onnipresente quando si trattava d’ingaggiare una corsa alla vita. Un vero angelo.
Roberto Serafin
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