Come interpretare la notizia che potrebbe essere possibile produrre latte e derivati in modo sintetico, senza più bisogno di mucche al pascolo? Tema molto complesso. Ecco la notizia.
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Niente mucche al pascolo, il latte sintetico non si munge
Un fatto o un misfatto? Non so come considerarla questa notizia che sto per comunicare. È sicuramente il progresso, caro Luca. Di cui però non c’è molto da compiacersi. Leggo sul Sole 24 Ore del 10 giugno che le mucche stanno per andare in pensione come produttrici di latte. Starebbe infatti per iniziare l’epoca del latte sintetico. “Un vero caseificio, ma senza mucche” recita lo slogan di Remilk, e presto il suo motto campeggerà sul mega-stabilimento da 70mila metri quadrati in via di costruzione in Danimarca, a Kalundborg, nel neonato distretto del cibo hi-tech.
Remilk è una start-up israeliana e sarà la prima a produrre su larga scala il latte sintetico: il latte, cioè, fatto senza mucche. Che si potrà bere tranquillamente, anzi se ne potrà bere di più con beneficio per la salute come recitava lo slogan “bevete più latte” in un famoso film di Federico Fellini con una prorompente Anita Ekberg.
Niente a che vedere con le bevande sostitutive del latte, come quelle alla soia o alla mandorla che a me pure piacciono. Qui si tratta di latte – e yogurt, e formaggi, e gelati – al sapore di latte, indistinguibili dal latte vero. Per ottenere questi risultati leggo che si utilizza il principio della fermentazione microbica, cioè si sfrutta il processo usato per produrre alimenti alcolici come la birra o lievitati come il pane.
Leggo ancora che il gene responsabile della produzione delle proteine del latte nelle mucche viene copiato, quindi viene inserito nel lievito, che dal gene impara come produrre la proteina del latte in modo altamente efficiente. Il lievito viene infine inserito nei fermentatori, dove si moltiplica rapidamente e produce proteine del latte, identiche a quelle prodotte dalle mucche.
Chiaro adesso? Combinati con vitamine, minerali, grassi e zuccheri non animali, questi mattoncini proteici possono diventare qualsiasi cosa, dalla panna montata ai formaggi più stagionati.
Su un aspetto non posso che darti ragione. Se l’intento fosse quello di far diminuire certi allevamenti intensivi in cui le mucche mangiano solo mangimi… beh l’invenzione del latte sintetico potrebbe avere un suo perché.
Ma c’è ugualmente da chiedersi che cosa ne sarebbe di quel formaggio d’alpeggio che cambia profumo a seconda delle erbe che gli animali hanno mangiato. E che cosa ne sarebbe dei pascoli stessi? Purtroppo quella del latte sintetico va considerata anche una minaccia. Con un fatturato che supera i 16,2 miliardi di euro e un indotto che dà lavoro a oltre 100mila lavoratori, il settore della trasformazione del latte è il primo per dimensioni di tutto l’agroalimentare italiano. Nelle stalle italiane la produzione di latte supera i 12 milioni di tonnellate, di cui oltre il 40% destinato ai grandi formaggi Dop come il Grana Padano o il Parmigiano Reggiano. Tutto questo andrà in futuro considerato acqua passata o per meglio dire latte passato?
Roberto Serafin
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