“Vidi in quelle forme di rocce allungate delle divinità di pietra e iniziai a cercare pezzi di scisti di quel tipo, con la spaccatura naturale, con la superficie cosparsa di licheni”. Così racconta la genesi delle sue Stele l’artista valdostano Donato Savin che ora approdano in mostra a Brasov (Romania)
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“Stele”, progetto innovativo
Fra i 236 post dedicati da MountCity all’Arte in Montagna, una rassegna che, scusate l’immodestia, costituisce una rarità nel mondo dei blog alpini, ne mancava uno importante. È quello dedicato alle “pietre” di Donato Savin, artista valdostano che ora vorrei riproporre agli amici che mi seguono. Savin è un tipo fatto di montagna come le sue opere che viaggiano da una esposizione all’altra e ora approdano, fino al 29 settembre, a Brasov in Romania. Sono viaggi, m’informa Aldo Audisio, architetto ed esperto d’arte in montagna, che fanno conoscere anche in sedi lontane l’opera di uno dei più vitali e innovativi artisti della Vallée.
L’evento onora senza dubbio la creatività italiana e apre una preziosa finestra sui meravigliosi misteri delle Alpi. Credo che Luca Serenthà sia d’accordo: mi sembra una cosa dovuta dedicargli questa puntata di “Fatti e misfatti”. La mostra denominata “Stele” – un progetto innovativo e pensato dallo stesso Audisio, già direttore del Museo Nazionale della Montagna di Torino – è stata dapprima ideata per il pubblico del TrentoFilmFestival nel 2019. È seguito un allestimento a Belluno nello stesso anno, ma il momento culminante è stato l’allestimento a Zakopane (Polonia) durante la Conferenza internazionale Mountain Panorama al Museo dei Tatra nel 2022.

Quando a Donato Savin venne l’dea delle Stele…
Savin viene definito da Audisio un artigiano che interpreta le rocce delle sue montagne con queste sue stele – Dèi di pietra – a cui la mostra è dedicata, reinterpretazioni di una dimensione ancestrale, palpabile nell’aria della sua Valle d’Aosta dove Savin vive e lavora nella frazione Epinel di Cogne.
“Toccare la roccia, sentirla con le mani e poi modificarla”, spiega Savin, “è un modo per estraniarsi dal mondo, per far rivivere tante cose che ho appreso da bambino osservando i montanari. Un mondo di cui sono parte che, con le mie opere, cerco di perpetrare nel futuro, rinnovandolo”. Da qui nasce il rapporto tra lo scultore e il suo mondo di pietra”.
Giovanissimo, visitando la Fiera di Sant’Orso ad Aosta, Savin scoprì l’artigianato tradizionale, ricco di espressioni artistiche. Scelse un suo percorso e si avvicinò alla pietra che da allora scolpisce instancabilmente.
“L’idea delle Stele mi venne al Museo Archeologico di Aosta”, precisa l’artista. Vidi in quelle forme di rocce allungate delle divinità di pietra e iniziai a cercare pezzi di scisti di quel tipo, con la spaccatura naturale, con la superficie cosparsa di licheni. Resta il fatto che le mie opere sono aperte a ogni interpretazione. Io ci vedo degli dèi, principalmente femminili, che salgono verso l’alto; quando non ci sarò più, saranno questi i testimoni del mio passaggio nella vita terrena”.


Le pietre di Donato Savin riaffermano prepotentemente la loro provenienza
Come tutte le persone abituate a vivere in stretto contatto con la natura, Savin è un abilissimo osservatore: del paesaggio, degli animali, delle sue montagne. Solo così si può spiegare la sua attenzione nella scelta dei monoliti e dei particolari su cui intervenire. Le sue stele assumono allora una nuova fisionomia e, sottratte al proprio habitat naturale, si confrontano con paesaggi urbani e spazi espositivi.
Nella loro essenziale verticalità, nel protendersi verso il cielo, riaffermano prepotentemente, di volta in volta, la loro provenienza. I verdi acidi dei licheni si mescolano e contrastano con le venature del marmo, la porosità della pietra, le sue lievi asprezze. E i solchi sottili ci raccontano la composizione minerale della roccia. Non so se ho reso l’idea…
Roberto Serafin
La mostra STELĂ. DONATO SAVIN è realizzata con il sostegno della Regione Autonoma Valle d’Aosta, dell’Ambasciata d’Italia, dell’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest, del Museo dei Tatra di Zakopane (Polonia).
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