Finalmente sulle Alpi è nevicato un po’ seriamente. Possiamo quindi considerare risolto il problema delle riserve idriche? E sugli Appennini? Per i ghiacciai possiamo pensare che sarà un anno positivo? Non proprio… Ci spiega tutto Daniele Cat Berro della Società Meteorologica Italiana.

Ascolta la puntata del podcast con Daniele Cat Berro

La situazione sulle Alpi e sugli Appennini

La bella notizia è che, dopo una situazione di forte carenza di neve, da metà febbraio in poi sulle Alpi la situazione è cambiata perlomeno sopra i 1000-1500 metri. Le temperature sono rimaste elevate, ma sono arrivate precipitazioni a più riprese. Gli anticicloni che avevano regnato per lunghi periodi invernali sono stati sostituiti da una serie di depressioni atlantiche con le perturbazioni associate hanno portato piogge soprattutto sulle zone prealpine e anche nelle zone alpine più interne con neve solo in quota. La neve in pianura non si è praticamente vista.

Oggi possiamo dire che ci ritroviamo con una situazione complessivamente normale come disponibilità idriche immagazzinate sotto forma di neve nel nord Italia.

Purtroppo la situazione non è invece migliorata sugli Appennini che rimangono ancora in deficit rispetto all’acqua immagazzinata sotto forma di neve. Gli Appennini hanno vissuto veramente un inverno poverissimo di neve, sia per mancanza di precipitazioni per buona parte della stagione, sia perché quando sono finalmente arrivate erano sotto forma liquida essendo il limite degli 0 gradi molto elevato.

I dati che ci arrivano dalla fondazione Cima di Savona ci dicono che a metà febbraio mancava a livello nazionale il 64% della disponibilità idrica immagazzinata come neve, mentre l’ultima valutazione dell’8 marzo indicava un miglioramento fino a -29%. A livello nazionale quindi siamo ancora sottomendia soprattutto per il contributo della carenza a centro sud, mantre a livello del bacino Padano dal -63% di metà febbraio siamo arrivati praticamente alla normalità.

430722127 800953568736706 269784790408941766 n Riserve idriche: con le ultime nevicate tutto a posto?
4 marzo 2024, Ceresole Reale, Valle Orco, Gran Paradiso, (f. Pierluigi Cullino)
In apertura: 10 marzo 2024, Balme, Valli di Lanzo (f. Gianni Castagneri)

Situazione ghiacciai: il contributo delle ultime nevicate

Partiamo sicuramente meglio rispetto all’anno scorso e a due anni fa quando la siccità era drammatica, ma non facciamoci troppe illusioni riguardo i ghiacciai.

Riflettiamo sui numeri. Nell’ultimo mese le zone più esposte delle Alpi a queste precipitazioni hanno ricevuto anche 3 metri di neve fresca alle quote sopra i 1500 m. Tre metri di neve fresca compattati negli anni, qualora le condizioni ne permettano la conservazione, si traducono in circa 30 cm di ghiaccio di ghiacciaio. Trenta centimetri di ghiaccio di ghiacciaio sotto un’ondata di caldo estivo, neanche troppo intensa, se ne vanno nell’arco di una settimana. Quindi tutto il contributo di neve che è arrivato nell’ultimo mese sui ghiacciai potrebbe essere vanificato nell’arco di una settimana di caldo estivo.

Nono sono purtroppo alcune perturbazioni a poter risolvere una carenza cronica sul lungo periodo.

Valanghe insolite?

Durante gli episodi nevosi più intensi hanno fatto molta notizia diverse valanghe in alcune valli alpine. Le valanghe fanno parte della storia del territorio delle Alpi, quindi non stupiscono assolutamente. Anzi le valanga sono cadute proprio in zone dove erano note in passato come la grande valanga che ha interrotto la strada in Valle di Gressoney: durante l’evento di inizio marzo è scesa proprio nel punto in cui c’è una galleria paravalanghe, la quale ha funzionato, anche se per le grandi dimensioni la valanga ha debordato invadendo anche la strada.

Sono state precipitazioni abbondanti con valori che in alcune località non si vedevano da 5-10 anni, ma sicuramente ultimamente ci eravamo abituati ad inverni moto secchi. In un passato più lontano sarebbero state situazioni decisamente più abituali.

L’elemento che invece sta cambiando e di cui si deve tenere conto è la caduta di neve più umida e pesante. Questo fattore a parità di neve caduta è in grado di causare danni maggiori rispetto al passato. Danni ad esempio alle linee elettriche, alle piante e ai boschi in generale. Un altro elemento di stress per i nostri boschi.

I dati sull’inverno ’23-’24

Secondo l’ISAC-CNR sappiamo che sia febbraio 2024 che complessivamente l’inverno ’23-’24 sono stati i più caldi mai registrati nella serie climatica nazionale: rispettivamente con un’anomalia di +3,1 e +2,2 gradi.

Valori veramente notevoli, ma è andata anche peggio sull’Europa centro orientale che ha avuto anche 5, 6 o 7 gradi in più rispetto alla norma in febbraio. In genere è stato un inverno caldo in tutta Europa salvo che in Scandinavia il che non ha impedito però di avere l‘inverno più caldo mai registrato a livello di continente.

Il problema non è che in montagna non nevica

Alla luce delle nevicate in montagna e della quasi totale assenza di neve in pianura è bene ribadire un concetto.

Non è che non nevichi più in montagna, ma il limite delle nevicate si alza sempre di più e la durata della neve al suolo è sempre meno. Quindi è sbagliato dire che i ghiacciai si ritirano perchè non nevica più. I ghiacciai si ritirano perché la neve non dura più a sufficienza, andandosene precocemente e lasciandoli scoperti già a metà estate.

Riserve idriche: con le ultime nevicate tutto a posto?

23 marzo Giornata Mondiale della Meteorologia: il report della WMO

Il 23 marzo è la Giornata Mondiale della Meteorologia e come ogni hanno la WMO (l’organizzazione mondiale della meteorologia) ha diramato il rapporto sullo stato globale del clima nel 2023.

A livello mondiale il 2023 è stato un anno veramente sbalorditivo per primati climatici negativi: temperatura media dell’aria, temperatura media degli oceani sia in superficie che in generale come contenuto complessivo di calore immagazzinato, emissione di gas serra, aumento dei livelli marini, e anche come perdite di massa glaciale.

22 Marzo 2024
Condividi
RUBRICA A CURA DI:
Società Meteorologica Italiana

La Società Meteorologica Italiana è la maggiore associazione nazionale per lo studio e la divulgazione di meteorologia, climatologia e glaciologia. È un’associazione scientifica senza fini di lucro e opera su tutto il territorio nazionale conservando stretto legame con la Società Meteorologica Subalpina che ne è socio fondatore nel territorio alpino occidentale, Francia e Svizzera incluse. SMI  promuove ed incoraggia lo sviluppo e la conoscenza delle scienze dell’atmosfera in Italia. Appartiene a UniMet (Unione Meteorologia Italiana) ed all’European Meteorological Society.

Scheda partner