La progettazione, la costruzione e ora l’inaugurazione del nuovo rifugio Passo Santner sul Catinaccio ha fatto e continua far discutere. I piani del ragionamento (se si vuole ragionare e non cadere in aprioristici estremismi) sono molteplici. Uno è squisitamente architettonico e su questo è bene che si esprimano architetti ed esperti di costruzioni in quota. Un altro piano è la valutazione di impatto ambientale, un altro ancora è più culturale… e altri potrebbero essercene.
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Nuovo rifugio Passo Santner: adatto alle nuove esigenze o fuori luogo?
Non è solo una questione di estetica. Il nuovo rifugio ricoperto di alluminio inaugurato il 1° luglio al passo Santner sul Catinaccio fa discutere perché è cambiata la sua destinazione. Prima era un cubo messo su alla buona, ora si presenta come un hotel. Alloggio e mezza pensione costano 85 euro (forse il giusto) e gira voce che i turisti possano arrivare lassù anche in elicottero. Di ingordigia senza limiti parla Calo Alberto Zanella, presidente del Club Alpino Italiano altoatesino.
Oggi è normale che i rifugi, un tempo micragnose casupole abbarbicate a terreni scoscesi, siano trasformati in hotel in cui non ci si deve privare di niente, tanto meno di uno spritz. Il fatto, credimi Luca, è che non mi è facile districarsi tra favorevoli e contrari a questo nuovo turismo alpino riveduto e corretto con qualche moderna e legittima comodità.
In Alto Adige è durato a lungo, per colpa di questo rifugio che sembra uscito da un cartoon di Paperino e C, lo scontro tra le associazioni di settore, in testa Club Alpino Italiano e Alpenverein Suedtirol (il Cai in salsa sudtirolese) e la Provincia Autonoma. Ma continua a fare discutere la concessione data per l’ampliamento.
Passo Santner è un luogo mito per l’alpinismo nelle Dolomiti, nel gruppo del Catinaccio dove la luce del tramonto tinge le montagne di rosa. Il progetto era stato approvato ed è stato rispettato. Cos’altro aggiungere? La struttura di tre piani è un edificio a forma triangolare che può ospitare tra le 28 e le 32 persone contro le 8 della piccola struttura precedente. A 2.734 metri i proprietari hanno ricevuto la concessione edilizia per ricostruzione del vecchio rifugio. Sullo sfondo delle battaglie c’è la discussione su che cosa debba essere la montagna oggi, come debbano essere riqualificati o ricostruiti i rifugi storici.

Progetto approvato, ridimensionato, avallato, non sottoposto…
Va ricordato che siamo all’interno del Parco naturale Sciliar Catinaccio, con regole precise su ciò che si può costruire o meno. Anche queste regole risultano rispettate. Il progetto iniziale prevedeva 42 posti letto. Dopo due pareri negativi (non vincolanti) della commissione paritetica tra Provincia, Cai e Avs, il progetto era stato ridimensionato. Tra le modifiche, una riduzione dei posti letto, che sono 28-32.
Riferisce Zanella: “La terza versione del progetto non è stata nemmeno sottoposta alla commissione paritetica sui rifugi. Questo non è accettabile”. L’assessora della provincia di Bolzano Maria Hochgruber Kuenzer si dichiara d’accordo con lui: “Dobbiamo capire come intendiamo andare avanti. Cai e Avs devono esser messi nelle condizioni di fornire il loro giudizio su tutte le fasi della progettazione”.
Al Corriere della Sera, Zanella ha confermato all’inizio di luglio la sua contrarietà all’opera. “Il rifugio è diventato un albergo”, spiega. “Noi non siamo integralisti, non siamo rimasti all’età della pietra, ma le ristrutturazioni vanno compiute in maniera adeguata e non è questo il caso”.
Piaccia o no, la struttura ha anche l’avallo della Fondazione Dolomiti Unesco, per quello che può significare. C’è da compiacersene? Uno sforzo per comprendere meglio l’intento dei progettisti e un invito a evitare giudizi affrettati viene compiuto sul web da un architetto specializzato in strutture alpine. “Si può criticare e discutere di architettura”, si legge nei commenti di MountCity, “e nella fattispecie di architettura in quota, ma in questo caso l’approssimazione, la parzialità, e un linguaggio più da bar che da… rifugio alpino, non aiutano a fare buona informazione”.
E voi, cari amici di Fatti di Montagna, che idea vi siete fatta?
Roberto Serafin
Risposta ad una lettrice

Nel ricostruire la storia del rifugio Passo Santner al Catinaccio oggi al centro di polemiche per la sua nuova struttura sicuramente avulsa dall’ambiente dolomitico circostante (ma forse basterà farci l’occhio e prima e poi lo si troverà gradevole) non si è resa giustizia al piccolo rifugio preesistente frettolosamente definito “un cubo messo su alla buona”. “Parole che non riconoscono assolutamente la storia di questo rifugio” rimprovera giustamente una lettrice di “Fatti di Montagna” convinta altresì che il nuovo rifugio “non è semplicemente una piramide a base rettangolare ricoperta di lamiera” come era stato qui definito. È giusto riconoscere che la precedente e da alcuni rimpianta piccola struttura lignea fu un “piccolo rifugio” che si distinse come oasi di pace tra le Dolomiti, in piena armonia con la natura che lo circondava. La stessa sensazione non sembra trasmetterla agli escursionisti la nuova struttura, “una tenda di cristallo triangolare, con una stazione di arrivo della teleferica che fa pensare di più a quella di una funivia con cabina per trasporto persone che a quella per il semplice rifornimento del rifugio” come osserva la Commissione Tutela Ambiente Montano (TAM) del CAI Alto Adige. Un giudizio che nel mio piccolo condivido. (Ser)
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Scheda partner
Se tu fossi imparziale non useresti le parole “prima era un cubo messo alla buona”, e, sempre con queste parole che non riconoscono assolutamente la storia di questo rifugio, chiedi di astenersi nel giudizio sull’estetica di quello nuovo, che, in linea con il tuo linguaggio è semplicemente una piramide a base rettangolare ricoperta da lamiera. Saluti.
Buongiorno Marialuisa,
Roberto Serafin, autore dell’articolo, ha preferito rispondere per esteso alle sue opportune osservazioni con l’aggiunta che può leggere qui sopra. La ringrazio per il suo contributo. Saluti
Un vero e proprio ecomostro , è impossibile recuperare i soldi spesi e le spese di gestione, sicché economicamente un fallimento sicuro; non sicura invece la ormai fatiscente via ferrata.