Quanto mai opportuno (e attuale) il corso rivolto agli insegnanti, arrivato alla 7ª edizione, per spiegare il cambiamento climatico a partire dai ghiacciai. Con la selezione di notizie settimanali Serafin ci porta poi al Lago Azzurro sopra Madesimo ormai morente e sulla Via Francigena piemontese resa più inclusiva.

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I ghiacciai arrivano a scuola

Questa che sto per riferire mi sembra una buona notizia. Per il settimo anno il geologo torinese Gianni Boschis organizza dal 22 al 27 agosto sul Monte Bianco il corso “Ghiaccio fragile” riservato agli insegnanti di tutta Italia. ”Lo scopo”, ha detto in un’intervista alla Stampa del 23 giugno, “è mettere in pratica strategie educative e didattiche in tutte le materie per cercare di sopperire ai ritardi dei programmi scolastici e del ministero dell’Istruzione in tema di cambiamenti climatici”. Una lezione sarà a 3500 metri sul ghiacciaio del Dente del Gigante. 

Di strategie educative si fa da tempo un gran parlare. Lezioni settimanali sui cambiamenti climatici nelle scuole di ogni ordine e grado auspicò anche il direttore Maurizio Molinari sulla Stampa del 3 novembre 2018. “Potrebbe far maturare nei più giovani”, spiegò Molinari, “una consapevolezza destinata a riflettersi nelle rispettive famiglie. Iniziando a creare un tessuto sociale consapevole di cosa sta avvenendo intorno a noi”. 

Boschis, professore di geografia di Avigliana (Torino) e dottorando all’Università di Camerino con il progetto “Ghiaccio fragile” coinvolge professori di scuole medie e superiori. A suo tempo scrisse al ministro dell’istruzione spiegando che intendeva  portare alla sua attenzione il rapporto tra i cambiamenti climatici e il tempo che la scuola dedica a spiegarli”. La conclusione fu desolata. “No, non siamo ancora al passo nell’importante impegno di formare la coscienza ambientale dei giovani”. 

Che cosa significa non essere ancora al passo? “Le linee guida per i licei e gli istituti tecnici hanno aggiornati programmi”, riconobbe il professor Boschi nel rivolgersi al ministro, “includendo finalmente i legami tra clima e attività umane, ma senza fornire alcuna indicazione metodologica, né riferimento a contenuti specifici. Non è in alcun modo preso in esame il ritiro dei ghiacciai, marker del surriscaldamento globale. Gli insegnanti restano tuttora privi di un orientamento”. 

Ma c’è di peggio. Nei libri di testo, tuonò il professor Boschis, le trasformazioni climatiche vengono trattate appena dal 4% del totale delle pagine e vi sono testi di Geografia che ignorano l’Antartide. “Insegnare il clima”, spiegò, “è tutt’altro che semplice in tempi in cui immani ombre si allungano sull’avvenire del pianeta, ed è più che mai urgente che diventi materia di studio”. Intanto non resta che augurare la migliore riuscita al nuovo corso di Boschis sul “ghiaccio fragile”.

Il Lago Azzurro muore? Bella scoperta 

Lago Azzurro in secca Ghiaccio fragile - Lago Azzurro morente - Via Francigena For All
Lago Azzurro in secca. Foto di Luca Rota del 19 giugno 2022

Mette addosso una grandissima tristezza trovarsi di fronte il celeberrimo Lago Azzurro di Motta, sopra Madesimo, uno dei laghi alpini più noti delle Alpi lombarde, completamente vuoto di acqua. E se lo sostiene Luca Rota nel suo bellissimo blog (da leggere!), c’è da credergli.

Era il 2014 quando nel libro fotografico “I luoghi del Cuore”, a cura di Federica Ammiraglio, edito da Rizzoli, 319 pagine, vennero passati in rassegna 139 incantevoli beni segnalati al Fondo Ambiente Italiano (Fai) per chiederne il recupero. Tra questi figurava il Lago Azzurro in Lombardia sul cui stato di salute giungevano notizie sempre più inquietanti. 

Il libro varrebbe la pena di recuperarlo dagli archivi. Venne definito (Antonio Cianciullo su La Repubblica) “un amarcord nazionale, un viaggio collettivo nel passato tra le radici di una bellezza un po’ ammaccata e nascosta, eppure non scomparsa”. “I luoghi del cuore”, osservò a sua volta l’allora presidente del Fai Andrea Carandini sul Sole 24 Ore, “meritano di essere considerati la maggiore mobilitazione del sentimento popolare per la tutela e la promozione dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio culturale dell’Italia”. 

Duole dirlo, ma oggi quelle del vecchio presidente suonano come parole al vento. Con la campagna sui “luoghi del cuore” s’intese puntare su una mobilitazione di massa per la tutela dei monumenti della natura e della cultura. Ma se i risultati sono stati quelli del Lago Azzurro c’è davvero poco da stare allegri…

Via Francigena For All

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Un’altra bella notizia. Il Piemonte ha vinto il bando “Via Francigena For All” ottenendo 1,6 milioni di euro di fondi statali per rimettere a nuovo strutture e percorsi della millenaria porta d’ingresso dei viandanti verso la Pianura Padana. Il progetto studiato per rendere il sentiero accessibile anche alle persone con disabilità, si è laureato a pieni voti ottenendo il massimo del finanziamento dopo l’esame della Commissione ministeriale. E si entra subito nella fase operativa con l’apertura dei cantieri lungo i 250 chilometri piemontesi (sui 650 complessivi dell’itinerario) che attraversano 4 parchi naturali e 47 Comuni.

In particolare, le risorse serviranno a migliorare l’accessibilità dei servizi turistici e dei beni culturali e religiosi su 36 chilometri di tracciato. Verrà anche effettuata la mappatura completa del percorso come, ad esempio, nei due tratti Canavesano e Valsusino, operazione che servirà a restituire alla comunità 20 luoghi culturali per 365 giorni l’anno. Saranno infine attivati tirocini lavorativi rivolti ai soggetti portatori di disabilità presso le strutture di accoglienza (ricettive, della ristorazione, ecc) e presso gli uffici d’informazione lungo l’itinerario della Via Francigena. A tutti, buone camminate sulla Francigena.

Roberto Serafin

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