Sulla scia delle ricerche compiute da “Vie storiche” ripercorriamo strade e luoghi di Alessandro Manzoni e dei suoi “Promessi sposi” tra Milano, Bergamo, Lecco e la Valsassina. E chissà che non si riescano a cogliere, a 150 anni dalla scomparsa di don Lisander, l’eco delle voci concitate di Renzo e Lucia, le truci minacce di don Rodrigo e lo scalpitare dei cavalli del Lanzichenecchi…

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150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni (don Lisander per i milanesi)

Nulla sfugge agli amici Rosalba Franchi e Dario Monti che da più di una ventina d’anni si dilettano nel confezionare il sito “Vie Storiche”. Lo fanno per pura passione, ma anche per una sincera vocazione ai viaggi di scoperta (che compiono quasi sempre a bordo dell’amatissimo vecchio camper di fabbricazione britannica). E ogni volta dopo essersi accuratamente documentati nella biblioteca della bella villa di Rescaldina alle porte di Milano. 

Da tempo Rosalba e Dario, educatrice lei, ingegnere lui, si erano annotati la data del  22 maggio 2023, centocinquantesimo anniversario della morte di Alessandro Manzoni. E ora il loro sito Vie Storiche, dopo aver reso a suo tempo omaggio con ampi dossier a Leonardo Da Vinci e Dante Alighieri, affronta questa ricorrenza con una serie di ricerche alle quali don Lisander dal suo famedio al Cimitero Monumentale di Milano non può che guardare con soddisfazione. 

sala museo manzoni lecco copia Manzoni e le sue montagne
Sala del Museo manzoniano a Lecco
In apertura: Villa Manzoni al Caleotto
(foto archivio Vie Storiche)

Manzoni a Lecco e in Valsassina

Manzoni trascorse buona parte della sua vita fra Lecco e Milano, località che sono diventate ambientazioni per i Promessi Sposi. Cinque sono in “Vie Storiche” gli appuntamenti con don Lisader zeppi di immagini e dettagli del suo girovagare ai quali si è di recente aggiunta una puntata dedicata a luoghi e strade dei Promessi Sposi a Milano, Lecco e in Valsassina

Lo scrittore nacque a Milano il 7 marzo 1785 ma la sua infanzia e adolescenza furono legate a Lecco e al suo territorio. La residenza della famiglia Manzoni dagli inizi del Seicento fu, in questa città lacustre, la villa del Caleotto rimasta di proprietà di Alessandro sino al 1818. Con il padre Pietro la villa venne ampliata assumendo l’attuale stile neoclassico; fu aggiunta poi una cappella in cui veniva celebrata la messa nelle festività liturgiche più importanti. 

La dimora comprendeva anche una vasta tenuta agricola coltivata con viti e gelsi che costituivano preziosa risorsa per la bachicoltura. I Manzoni possedevano diverse proprietà in Valsassina. A Barzio la famiglia risiedeva a Palazzo Manzoni ora sede comunale e della biblioteca civica.

La topografia dei Promessi Sposi

È curioso, come informano Rosalba e Dario, che nei pressi della residenza del Caleotto tutti i personaggi del racconto siano passati in un frenetico andirivieni tra Pescarenico, Chiuso, Bergamo o Milano. I due appassionati blogger non potevano però trascurare di mettere a fuoco la topografia dei “Promessi Sposi”.

Ed ecco il paesello individuato nelle frazioni di Acquate ed Olate dove sono state poste due targhe sulle rispettive chiese di don Abbondio e due, in aggiunta, nelle case di Lucia. Anche il palazzotto di don Rodrigo è stato ubicato in due sedi differenti. “Sembra proprio che Manzoni sia riuscito bene nel suo impegno di ‘sviare’ il lettore”, rivela Dario Monti mostrando il bottino delle sue ricerche sotto forma di immagini scattate impeccabilmente con la sua reflex.

La strada maestra di tutto il romanzo è senza dubbio la Lecco, Monza, Milano”, osserva a sua volta Rosalba. “A queste città le fortune della famiglia Manzoni sono state legate per il trasporto e il commercio”.
Alessandro, almeno fino alla vendita della proprietà del Caleotto, passò spesso su questo tracciato sterrato e sassoso, un’antica strada in parte di origine romana che collegava i porti di quel ramo che volge a mezzogiorno del lago di Como con Milano. 

 “La mappa di fine Settecento da noi consultata”, precisa Dario, “riporta ancora la cinta muraria e Porta Lecco che bisognava attraversare per entrare in città. Poco oltre, sulla destra, si trovava l’albergo del Baraccone frequentato dai carrettieri. Qui, nella storia raccontata dal Manzoni, i tre fuggitivi si fermarono a riposare qualche ora prima che Lucia e Agnese proseguissero per il convento dei Cappuccini e Renzo per Milano. Quante volte anche Manzoni si sarà ristorato in questo locale?”.

addio monti stampa Gonin copia Manzoni e le sue montagne
“Addio monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente…”
Illustrazione di Francesco Gonin dall’edizione 1840 dei Promessi Sposi

Manzoni si teneva in forma camminando e correndo

Don Lisander ce lo immaginiamo chino sui libri o impegnato nel prendere appunti. Viene rappresentato in piedi o seduto, quasi sdraiato, vestito con gli abiti classici di un borghese dell’Ottocento. Ma poi si legge che… si alleggeriva prima di uscire a passeggiare con gli amici. Residente a pochi passi dal Duomo di Milano, gli piaceva fare pochi passi fino alla cerchia interna dei navigli discorrendo con gli amici. Dario lo descrive come un gran camminatore, un salutista con pochi vizi che, quando poteva e fino in età avanzata, faceva attività aerobica percorrendo vari chilometri a passo molto svelto seguito dagli amici trafelati. 

Sempre a Dario risulta che don Lisander fosse di corporatura snella, ma null’affatto esile, piuttosto largo di spalle e ben conformato di torso; se fosse stato più piccolo, si sarebbe potuto definirlo tarchiato. Così in ogni modo lo descrive Stefano Stampa, il suo figlioccio acquisito con il secondo matrimonio con Teresa Borri, che ha avuto la fortuna di vivere vicino al grande scrittore e di seguirlo in varie passeggiate sia a Milano sia durante i soggiorni a Lesa, sul lago Maggiore.

Stefano racconta di quando Manzoni andò da casa a piedi fino alla sua residenza estiva di Brusuglio dove passò quattro ore a correre (oggi si direbbe a fare jogging) nel parco e nei campi, talvolta con il cronometro in mano, prima di rientrare a Milano. Fece quasi trenta chilometri e, soddisfatto, disse che ciò gli giovava!

Stefano riporta, per anche il resoiconto di una passeggiata che fece con il patrigno quando, lasciata la villa di Lesa dopo pranzo, salirono fino alla sommità del monte San Salvatore passando per Belgirate e Massino per poi ritornare da Solcio. Quasi venti chilometri e 750 metri di dislivello in un pomeriggio!

Gogna: si capisce come Manzoni abbia potuto “ritrarre così magistralmente la chiostra di monti lecchesi”

Manzoni era un alpinista? Dalle ricerche di Dario Monti risulta che abbia attraversato di frequente le Alpi durante i suoi spostamenti da Milano a Parigi passando forse per il Moncenisio e poi per il Sempione appena aperto alle carrozze durante il 1805. Come si sa, lo scrittore descrisse nell’Adelchi le Alpi raccontando il pericoloso cammino del diacono Martino fra monti inabitati se non da spiriti. Non sembra però che abbia frequentato attivamente l’ambiente alpino tutto preso da quel suo sciacquare i panni in Arno per migliorare la prosa dei suoi scritti.

Questo per concludere è anche il parere di un grande alpinista del nostro millennio, Alessandro Gogna noto per le sue ricerche sulla storia dell’alpinismo, che definisce il lavoro compiuto dagli amici di “Vie Storiche” come “un raggio di luce diversa su un personaggio che ha accompagnato i molti mattini e pomeriggi chini sui libri. Già allora, da studente, Gogna non ero riuscito a odiarlo come fecero altri suoi compagni, anzi. “Questo improvviso flash”, rivela l’amico Gogna, “me lo ripropone e mi fa comprendere come Manzoni abbia potuto, nella prima famosa frase del suo ‘I promessi sposi’, ritrarre così magistralmente la chiostra di monti lecchesi”.

I viaggi dei “Promessi sposi”

(da Vie Storiche)

  • • Lucia con Agnese e Renzo scappano di notte prima in barca e poi in carrozza da Pescarenico a Monza, Renzo prosegue a piedi per Milano, Agnese rientra a Lecco
  • • Poche ore dopo Renzo fugge da Milano per la Bergamasca passando per Gongorzola e Trezzo dove passa l’Adda ed il confine su una barca. 
  • • Don Rodrigo si reca a cavallo a Chiuso e dall’Innominato.
  • • Lucia viene rapita, legata ed  imbavagliata e viene portata in carrozza da Monza a Chiuso al castello dell’Innominato. 
  • • Agnese con don Abbondio si recano a Chiuso. Lucia rientra a casa per ripartire quasi subito per Milano con donna Prassede.
  • • Segue il lungo viaggio del Lanzichenecchi e della peste che dalla Valtellina, attraverso la Valsassina e Lecco, proseguono per la Brianza ed il Milanese portando distruzione e morte. 
  • • Agnese si rifugia dall’Innominato sopra Chiuso assieme a don Abbondio. Don Rodrigo lascia definitivamente Lecco per Milano.
  • • Renzo, risanato e a piedi, parte da Bergamo per rientrare a Lecco passando il confine a Chiuso e per ripartire il giorno seguente per Milano e, dopo aver ritrovato Lucia e padre Cristoforo al Lazzaretto, riparte per Lecco per portare notizie ad Agnese. Rientra a Bergamo.
  • • Lucia, passata la convalescenza torna in carrozza al paese natio con la sua nuova amica e si prepara per le nozze. Renzo rientra a piedi da Bergamo alle sue montagne per sposare Lucia e, finalmente la nuova famiglia può trasferirsi definitivamente a Bergamo.

Roberto Serafin

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6 Luglio 2023
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