Diversi argomenti per la rassegna di questa settimana: il nobel inventore della plastica, ma che amava la natura (e andare a funghi), molti incidenti in pista anche a causa dell’alcol e infine l’errato confronto della Val di Susa con il Trentino.

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Il Nobel che amava la natura e… inventò la plastica

Fu grazie alla collaborazione tra il Politecnico di Milano e la Montecatini che l’11 marzo 1954 fu scoperto il Moplen, il polipropilene definito isotattico, leggero e resistente. Tu non c’eri ancora, caro Luca, quando il Moplen rivoluzionò la nostra vita: erano fatti di Moplen scolapasta, spremiagrumi, assi per lavare (ai tempi in cui nelle case non c’era la lavatrice), secchi, vaschette, cestini e pettini. Tutto merito dello scienziato Giulio Natta che lo inventò ed ebbe il premio Nobel nel 1963. Fu poi Gino Bramieri a fare entrare il Moplen nel lessico degli italiani con lo slogan pubblicitario: “E mo’, e mo’, e mo’… Moplen!”. 

E mo’ e mo’ siamo arrivati al punto che la plastica è diventata il male dei mali. Non vorrei sbagliarmi, ma mi è sembrato che un senso di pena sia spuntato sulla faccia di Marco Paolini quando nella bella trasmissione “La Fabbrica del mondo” in onda in tre puntate su Rai 3 ha rievocato quel Nobel che oggi ci appare come un fucile puntato sull’umanità convinta all’epoca che la plastica fosse il bene dei beni. 

paolini e pievani 3038923 L'inventore della plastica - sci e tasso alcolemico - Valle di Susa e chimere
Marco Paolini durante “La fabbrica del mondo”

Purtroppo ha ragione Paolini che sempre ci azzecca: non c’è oggi un batterio che abbia ancora digerito la plastica, la maledetta plastica. E non è ipotizzabile che nasca in tempi storici brevi. Ciò non toglie che io abbia come avvertito un briciolo di nostalgia per quei tempi. Inevitabile, alla mia età. Ogni tanto in via Mario Pagano passo davanti alla casa in cui visse Natta dove una targa lo ricorda e gli rivolgo un grato pensiero. 

Ma c’è un altro motivo per cui quel Nobel è entrato un po’ a far parte della mia vita e della mia famiglia. Natta era un grande appassionato raccoglitore di funghi quanto lo era mio padre Carlo, giornalista e micologo. Che sottopose per primo a Natta un suo libro che i funghi insegnava a conoscerli e ad amarli. E il libro (Edizioni Agricole, 1969) uscì con una breve, amichevole presentazione di quel Nobel innamorato della natura che oggi viene nominato con una certa circospezione. 

Doposci ad alta gradazione

Socorso sulle piste copia L'inventore della plastica - sci e tasso alcolemico - Valle di Susa e chimere

C’è poco da stare allegri. Sono stati parecchi durante le feste gli sciatori sorpresi in stato di ebbrezza. E le conseguenze si sono viste. In poco più di 24 ore sulle piste da sci in Trentino un’ottantina sono stati gli interventi per infortuni. Leggo queste sgradevoli notizie sul quotidiano L’Adige del 9 gennaio. “Il grande afflusso di praticanti sulle piste da sci del Trentino, baciate dal sole e coperte anche da una bella coltre di neve fresca”, si legge ancora, “ha un rovescio della medaglia, come sempre nei giorni di grande frequentazione: si contano raffiche di incidenti o comunque di infortuni”. 

Raffiche, capite. Eppure gli attacchi sono di sicurezza, le piste sono lisce come tavoli da biliardo. 

A Cortina d’Ampezzo, regina delle Dolomiti, non si sono poi contati nel doposci i turbolenti raid dei ragazzi in vacanza alterati dall’alcol e da sostanze stupefacenti. In un locale alcuni teenager, figli di stimati professionisti giunti dalla Capitale, sono venuti alle mani e sono stati denunciati per lesioni aggravate. 

Sempre più la montagna è maestra di stravizi, altro che di vita. E sciare non ci rende migliori. Tornando alle devastanti bevande alcoliche, dato che la nuova norma sul loro uso scriteriato lungo le piste non indica il limite del tasso alcolemico che sancisce lo stato di ebbrezza, in caso di infrazione si procede applicando le norme del Codice della Strada, che in Italia prevede un limite di 0,5 mg di alcol per litro di sangue. Nel mirino dei tutori dell’ordine risultano in particolare i nati tra il 1995 e il 2010, i cosiddetti “zoomer” o “post millennial”. 

Purtroppo le trasgressioni ad alta gradazione di questi teneri alcolisti avviene in età sempre più precoce. E le tentazioni lungo le piste non mancano, comprese quelle “degustazioni” all’aperto dove non occorre nemmeno togliersi gli sci. A proposito. A Bormio influencer e blogger da tutt’Italia l’11 gennaio si sono incontrati per promuovere sci e turismo alpino a quanto riferisce il TGR Lombardia. Sarei curioso di sapere se si è parlato anche di questo andazzo alcolico così poco corroborante per il turismo alpino. Non sarà il caso di dare vita a una campagna ad hoc sui media?

La Valle di Susa sfida Valle d’Aosta e Trentino

Bussoleno 1 L'inventore della plastica - sci e tasso alcolemico - Valle di Susa e chimere
Bussoleno (via valdisusaturismo.it)

C’è poco da discutere. L’alta Valle di Susa non riesce a evolversi turisticamente come il Trentino o la Valle D’Aosta. Se ne rammarica in una lettera sui media locali Francesco Richetti, assessore no tav a Bussoleno, nato e cresciuto in media valle dove continua a vivere. Sui social quel venerdì 14 gennaio l’argomento ha subito attecchito. Si è registrata una fiumana di commenti e si è scoperto che pochi, a differenza dell’assessore, credono ancora nella chimera del Trentino che è sempre “più” (più pulito, più bello, più verde). “Chiunque sia stato da quelle parti”, si è letto, “non può non aver notato lo sfruttamento selvaggio e senza freni della montagna trasformata in un gigantesco parco giochi in stile Rimini”.E poi il paragone tra Valle di Susa, Trentino e Val d’Aosta proprio non regge. Le zone a statuto speciale – e Valle d’Aosta e Trentino sono tra quelle –  non godono forse di benefici “particolari” e finanziamenti? Qualcuno ancora ignora o finge di ignorare che lo fanno con i quattrini di noi contribuenti?

Alla prossima…

Roberto Serafin

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20 Gennaio 2022
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