Oberalp ha pubblicato un semplice manualetto ben fatto con utili consigli per ridurre l’impatto causato dalle nostre attività sportive e ricreative in montagna. Un’occasione in più per verificare se stiamo facendo tutto il possibile.
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“Porta con te la tua borraccia e riempila con l’acqua fresca e pura di montagna prendendola da una fontana o in un rifugio”. Questo è il consiglio del nuovissimo manuale Oberalp che vale la pena di presentare. Chissà perché, c’è solo da chidersi, una volta l’acqua delle fontanelle di montagna e dei rifugi era consigliabile non berla. Ma adesso nell’era della borraccia la potabilità dell’acqua va data per scontata e a maggior ragione se a consigliarne l’uso è una pubblicazione che reca l’impronta di un famoso brand della montagna.
Alla sua prima edizione, il nuovo Manuale Oberalp, l’azienda di Bolzano che produce il marchio Salewa, nasce con lo scopo di responsabilizzare i consumatori, così si legge, verso l’ambiente montano. Si tratta insomma di una guida pratica per ridurre l’impatto ambientale durante la propria presenza in montagna, attraverso scelte e comportamenti consapevoli.
Curiosi come siamo, abbiamo voluto subito sfogliare la pubblicazione che si accompagna al Sustainability Report relativo all’anno 2019, dove si riepilogano tutte le attività di responsabilità sociale e ambientale del gruppo, dei marchi di proprietà e in distribuzione.
Può sorprendere, tanto per cominciare, l’invito a noleggiare o prendere in prestito l’attrezzatura di cui si ha bisogno. Giusto che sia così, specie in questi tempi di magra. E poi lo dice anche Serge Latouche: un po’ di decrescita non nuoce, specie se trattasi di decrescita felice.
“Se non vai spesso in montagna”, è il consiglio offerto in modo apparentemente disinteressato da un’azienda che deve badare al fatturato, “forse non è necessario acquistare prodotti nuovi per la tua escursione”. E più avanti ecco il manuale consigliare a questa generazione di sciuponi che non c’è bisogno di andare lontano: è sufficiente organizzare una gita vicino a casa. Esotismo di prossimità, lo chiamano.
E poi dal Manuale Oberalp arriva l’invito a non abbandonare i rifiuti in giro e anzi a portarsi dietro un sacchetto da riempire di spazzatura lungo il percorso. E ancora, va accolto l’invito a non buttare via gli indumenti usati bensì a riciclarli. E se possibile a lavarli solo quando è necessario. Non è forse questo che insegna l’economia circolare?
Meno scontato infine e più inquietante è l’invito a evitare di spargere nell’ambiente le famigerate microfibre ovvero quei minuscoli frammenti di tessuto (meno di 10 micrometri) che si staccano non per colpa nostra dai giubbotti e dai gusci antivento. “Stiamo esaminando in particolare i tessuti sintetici, come poliestere e nylon”, ci rassicura però l’azienda di Bolzano, “perché sembra che questi contribuiscano maggiormente all’inquinamento derivante dalle microplastiche. Il loro processo di degradazione è molto lungo e possono avere impatti negativi sulla salute umana”. Oibò qui c’è davvero poco da scherzare. Il rischio, si legge, è che le microfibre ce le troviamo anche nell’acqua della borraccia. (Serafin)
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