Investire 5 milioni di soldi pubblici per impianti sciistici sul Monte San Primo (alto 1682 m) sembra una barzelletta di cattivo gusto quando anche comprensori posti più in alto sono ormai condannati alla chiusura e con il problema di una siccità sempre più preoccupante. Invece c’è davvero chi pensa sia un’idea che ha senso…
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…eppure si vorrebbe sparare neve sul San Primo
Il Lambro è ridotto a un rigagnolo e tra un po’ non ci sarà neanche più un filo d’acqua che sgorga dalla sua sorgente poco sopra la borgata di Magreglio, dove in estate si deve sempre fare i conti con il razionamento dell’acqua.
Eppure non si ferma la progettata “rinascita” a colpi di cannoni sparaneve sulle pendici del Monte San Primo (1682 m), la più alta elevazione del triangolo Lariano, un bellissimo traguardo da raggiungere a piedi per godere la vista completa del lago di Como e delle montagne che lo circondano, dal Monte Rosa al Legnone alle Grigne e al Resegone.
In un paese normale ci avrebbero messo una pietra sopra, ma la laboriosa Lombardia, dove è più di un’ipotesi il razionamento dell’acqua a causa della siccità, il denaro pubblico viene impiegato per potenziare impianti sciistici ormai abbandonati. E a una quota dove in futuro si coltiveranno forse solo banane.
In molti per dire “Salviamo il San Primo”
“Danno ambientale e 5 milioni di fondi pubblici, uno sproposito” è il tema di un incontro pubblico intitolato “No allo sci al San Primo”, che ha avuto luogo il 18 febbraio a Erba presso la Sala Isacchi di Ca’ Prina, e al quale hanno partecipato più di 130 persone. (qui il racconto di Luca Rota della serata)
Una raccolta di firme conferma la diffusa volontà che cali il sipario su questo progetto (che definire da pazzi è il minimo) voluto dalla Comunità Montana Triangolo Lariano e dal Comune di Bellagio, sull’onda di un’unione di intenti e d’azione di ben 31 associazioni. Fra le opere previste quattro nuovi tapis roulant, l’impianto di tubing con ciambelle pneumatiche monoposto, nuovi parcheggi e un laghetto artificiale per alimentare i cannoni sparaneve. Cinque milioni di euro di soldi pubblici.
Soldi che sul San Primo potrebbero essere spesi molto meglio, come sostiene Luca Rota, blogger eccellente che è stato tra i primi a condurre questa battaglia di cui non si vede la conclusione e chi saranno i vincitori.
Il Coordinamento chiede infatti il totale smantellamento degli impianti per lo sci presenti sul monte e ormai abbandonati, la sistemazione dei sentieri esistenti, l’intervento di cura e manutenzione dei boschi, la riqualificazione della Vetta e dell’Alpe del Borgo, inutilizza da decenni, e soprattutto una sostanziale riqualificazione del trasporto pubblico onde evitare la costruzione di nuovi posteggi. È chiedere troppo per una località dove dalla pianura si sale per ossigenarsi e godere di una natura particolarmente generosa? L’intento è di proseguire nelle attività di controinformazione e contrasto al progetto per i nuovi impianti sciistici, anche attraverso la raccolta firme che ha già raggiunto le 650 adesioni. Il tutto continuando a rivendicare un tavolo di confronto con la Comunità Montana del Triangolo Lariano e il Comune di Bellagio.
Va ricordato che in centinaia per protestare avevano sfidato il gelo domenica 11 dicembre, Giornata della Montagna incuranti che “il monte San Primo non corre alcun pericolo dal punto di vista della sua tutela”, come ha dichiarato il sindaco Angelo Barindelli sulle pagine de La Provincia.
È significativo che le polemiche non si plachino davanti allo spettacolo avvilente di Alpi e Prealpi simili a savane rinsecchite. O proprio per questo accorante contesto che aggrava la situazione.
Ci sarà pure una ragione se stazioni sciistiche aventi comprensori posti sotto i 2000 metri di quota hanno imboccato la strada della chiusura inevitabile, come si legge nel report di Legambiente “Nevediversa 2022” (a breve uscirà il report 2023) che evidenzia in Italia ben 234 impianti sciistici dismessi e 135 strutture dal futuro incerto per mancanza di neve e problemi economico-gestionali; sono invece 149 i casi che l’associazione ambientalista definisce di “accanimento terapeutico”
Roberto Serafin
Chi si oppone alla finta “riqualificazione” del San Primo
Il Coordinamento “Salviamo il monte San Primo” è formato da:
- – Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”
- – WWF Lombardia (e sezioni WWF Insubria)
- – CAI Lombardia (e sezione di Como e CrTAM Lombardia)
- – Mountain Wilderness Italia
- – Fridays for Future – Como e Cantù
- – Gruppo Naturalistico della Brianza
- – Comitato Parco Groane-Brughiera
- – Legambiente (Coordinam. Province di Como e Lecco, Circoli di: Como, Cantù, Erbese, Lario Orientale, Lecco, Primalpe, Valle Intelvi)
- – LIPU Como
- – Comitato Bevere
- – Associaz. Monte di Brianza
- – CROS (Centro Ricerche Ornitologiche Scanagatta)
- – Associaz. Testa di Rapa
- – I Tetragonauti
- – Associaz. Territori
- – Gruppo Difesa Natura Suello
- – Emmaus Erba
- – Lake Pusiano eco team
- – Civiltà contadina – sez. Vallassina
- – Cgil di Como
- – Gruppo ‘Camminare fa bene & diverte’
- – Trekking Italia – sez. Lombardia
- – Arci provinciale Como
- – Enpa Como
- – ISDE – Medici per l’Ambiente
- – Borghi sul Lago – Blevio
- – Gruppo Volontari Protezione Ambientale – Blevio
- – Comitato “Liberi di Sorridere”
- – Cooperativa Frate Jacopa
- – Cooperativa sociale ‘Miledù – Como
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