Il prurito al rientro da un’escursione è problema sempre più diffuso che colpisce chi cammina in montagne e aree naturali: spesso si tratta di Trombicula, ma sono in pochi a saperlo.
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Gatti o zecche?
Una graphic novel sul supplemento “Salute” del quotidiano La Repubblica ha attirato di recente l’attenzione su un problema più volte trattato in “Fatti di montagna”. Vi si narra il caso di un’appassionata cinquantenne di nordic walking che dopo un’escursione lamenta un prurito ricorrente su tutto il corpo. Colpa dei gatti o delle zecche? Questo viene ipotizzato nel titolo. Il medico però esclude punture di zecche o anche una malattia trasmessa dai gatti.
E se fosse Trombicula?
Nessun riferimento viene fatto all’ipotesi per nostra esperienza più probabile. Da tempo i nostri amici gli appassionati di escursioni a piedi lamentano pruriti dovuti a un animaletto sempre più diffuso in particolare in. Curiosamente si chiama Trombicula (Neotrombicula autumnalis). La presenza di questo fastidioso acaro è stata segnalata più volte. Qualche utile consiglio è stato chiesto dalla redazione a un illustre medico di montagna, il dottor Giancelso Agazzi.
Uno dei consigli gentilmente forniti da Agazzi per non cadere in pasto a questi acari è stato quello di scegliere le rocce esposte al sole per riposarsi evitando di sdraiarsi sull’erba. “Quale misura preventiva”, ha spiegato inoltre il nostro medico di fiducia, “è utile indossare indumenti a maniche lunghe, calzature alte o scarponi. Una volta rientrati da una gita è consigliato togliere gli indumenti e lavarli (almeno a 60°C), effettuando una doccia con acqua calda e sapone per eliminare le eventuali larve presenti. Un leggero sfregamento è, infatti, in grado di rimuovere le larve. Efficace può essere l’utilizzo di sostanze repellenti prima di affrontare un’escursione in una zona a rischio”. Trombicule a parte, buone passeggiate.
Roberto Serafin
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