Della straordinaria avventura dei quattro fratelli colombiani, vivi grazie all’istinto, alla capacità di muoversi in natura e agli spiriti della foresta come hanno raccontato i soccorritori, se ne parlerà a lungo e richiama alla mente episodi passati alla storia sulle nostre montagne come quello delle sepolte di Bergemoletto

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Quella capacità di vivere interagendo con la natura che stiamo perdendo

Altro che intelligenza artificiale, a salvare l’umanità potrà essere solo la sua capacità di saper interloquire con la natura. È la prima cosa che viene in mente ripensando al dramma a lieto fine dei fratellini colombiani ritrovati nella foresta amazzonica 40 giorni dopo essere usciti dai rottami dell’aereo su cui volavano. L’altra immagine che ricorre nelle cronache è quella di Hansel e Gretel, i due fratellini della favola dei fratelli Grimm scacciati dalla matrigna che lungo il percorso  nella foresta seminano per non perdersi briciole di pane subito divorate da infami uccellacci. 

Niente briciole invece per i fratellini colombiani che hanno lasciato indizi più duraturi: resti di frutti, impronte dei piedini, un paio di forbici viola, un biberon, un elastico per capelli, un pezzettino di metallo incoraggiando i soccorritori, che hanno organizzato anche lanci di kit dal cielo, con cibo e acqua per aiutarli a resistere.

Di Hänsel e Gretel è anche nota l’immagine della “casa di marzapane” della strega, che costituisce l’opposto della loro casa povera e affamata e la materializzazione dei loro desideri, ma si rivela al contempo una trappola per trasformarli in cibo. I piccoli colombiani non si sono invece lasciati sulle prime sedurre dai soccorritori che anzi temevano perché sconosciuti.

Un caso famoso sulle Alpi: le sepolte di Bergemoletto

Infine, come non ricordare per una certa analogia le sepolte del Bergemoletto, località delle Alpi? Anna Maria, Anna e Margherita rimasero nel 1755 per 37 giorni immerse nell’oscurità sotto una valanga. Con loro c’era anche un bambino, Antonio, che perse la vita. Sopravvissero bevendo il latte di una capretta sepolta con loro e, insieme, la neve che riuscivano a sciogliere. Una seconda capra partorì (il capretto fu subito ucciso) e dal parto dell’animale capirono che doveva essere la metà di aprile e cominciarono a sperare di essere ritrovate con il disgelo. E così per fortuna accadde: attraverso un varco nella neve Antonio Bruno, fratello di Anna Maria, riuscì a ritrovarle.

“Vi è un confine”, è stato il commento di Lorenzo Bersezio che sulle pastorelle sepolte scrisse il libro “Le streghe in bianco” (Obiettivo Neve, 2004), “oltre cui il segnale della paura non è più percepito, sia perché inutile, sia perché vi è una linea che demarca l’inoperosità dei nostri sentimenti”.

Valanga ex voto I 4 fratellini dispersi nella foresta amazzonica: quando le capacità di sopravvivenza sorprendono
Le sepolte di Bergemoletto (ex voto)

La paura alleata della sopravvivenza

La paura invece ha contribuito a tenere desta l’attenzione dei fratelli colombiani. A far si che non si lasciassero andare alla disperazione. Nelle immagini del ritrovamento tre di loro sono avvolti nelle coperte termiche, appaiono spaesati e denutriti. I medici li hanno trovati disidratati, con punture di insetti e ferite multiple, soprattutto ai piedi, per aver vagato scalzi per giorni. Non dubito che la paura sia stata per loro una compagnia costante e che abbia avuto effetti positivi e ancora da studiare.

Usciti incolumi dall’aereo precipitato, i quattro avevano come si sa vagato in una delle foreste più ostili del pianeta. Ora tutti concordano. Il loro segreto è stato di farsi guidare dall’istinto di sopravvivenza e dalle conoscenze ancestrali trasmesse loro dalla nonna appartenente al gruppo indigeno Uitoto. 

Il racconto dei soccorritori

Molti particolari di questo dramma a lieto fine sono stati messi in luce nell’intervista esclusiva di Daniele Mastrogiacomo – pubblicata da La Repubblica cartacea del 12 giugno 2023 – al generale colombiano Pedro Sanchez Garcia, l’uomo che ha guidato le ricerche. Forse come sostiene il militare devono ringraziare anche gli spiriti della foresta i quattro fratelli Mucutuy: Lesly Jacobombaire di tredici anni, già soprannominata la “ragazza guerriera”, Soleiny Jacobombaire di 9, Tien Ranoque Mucutuy, di 4, e la neonata Cristin Ranoque Mucutuy di un anno appena. 

Sono stati trovati in un punto sperduto tra i dipartimenti di Caquetà e Guaviare perlustrati senza sosta per settimane da circa 200 persone, tra cui soldati del commando delle Forze Speciali dell’Esercito e indigeni di varie tribù che conoscevano la zona e hanno diffuso messaggi audio.

I bambini viaggiavano sull’aereo con la madre, un altro adulto e il pilota di un Cessna 206 della compagnia Avianline Charter quando l’aereo è precipitato il 1° maggio. Il velivolo è stato ritrovato il 16 maggio in una zona boscosa. Sul posto i tre cadaveri degli adulti morti nello schianto, ma nessuna traccia dei piccoli.

Il cane Wilson importante nelle ricerche, ma ora a sua volta disperso

Tra i protagonisti della vicenda non va dimenticato Wilson, un pastore belga di sei anni, il primo a fiutare le tracce dei fratellini. Wilson è stato però inghiottito dal folto della foresta tra Caquetá e Guaviare, pochi giorni prima del ritrovamento. “Le ricerche non sono finite. Nessuno viene lasciato indietro.

I soldati continueranno nell’operazione per trovare Wilson”, fanno in ogni modo sapere le Forze armate sui loro social. Secondo i militari, Wilson è stato il cane che ha trovato il biberon della neonata Cristin, in mezzo alla vegetazione, guidando le unità di ricerca. Poi una notte è scappato e non è più tornato. 

I 4 bambini dispersi nella foresta amazzonica sapevano cosa fare

Dalle parole del generale Sanchez si apprende che a far sopravvivere i fratellini sarebbe stata “la forza di volontà, il desiderio di restare in vita, la loro origine indigena. Hanno mangiato quello che sapevano di poter mangiare, si sono difesi dagli animali e dai pericoli della foresta. Si sono protetti dalla pioggia e dall’umidità. Hanno lottato fino allo stremo delle forze per sopravvivere. Una persona diversa non avrebbe resistito”.  

Colpiscono le modalità con cui i bimbi sono stati ritrovati. “Con tutte le tracce rinvenute”, spiega Sanchez, “abbiamo costruito una mappa virtuale e circoscritto la zona delle ricerche. Siamo andati avanti per tentativi, la pioggia e il fango ci obbligavano a ricominciare sempre daccapo”. Ge

Generale Sanchez I 4 fratellini dispersi nella foresta amazzonica: quando le capacità di sopravvivenza sorprendono
Generale Sanchez

“Gli spiriti della foresta ci hanno guidato nelle ricerche”

Colpisce anche l’idea che decisivo per il ritrovamento possa essere stato, secondo il generale, il contributo degli spiriti della foresta. “Li abbiamo sentiti, ci hanno aiutato”, spiega. “Che tipo di aiuto?”, gli è stato chiesto. “Un cattolico crede nella preghiera”, è stata la sua risposta, “un indigeno in quello che vede e sente. Esiste qualcosa di superiore alla razionalità. Una forza indefinita che esiste e agisce. Quella forza era presente tra noi, ci circondava. Ci ha premiato”. 

Non dubito, per concludere, che di questa storia si parlerà ancora a lungo e che si presterà a studi e approfondimenti. Così come il dramma delle pastorelle sepolte vive venne descritto dallo scienziato Ignazio Somis che studiò gli aspetti fisici e medici e nel 1757 volle incontrare le sopravvissute. Nel 1913 Bernardo Chiara nel volume “Sessanta giorni in montagna” mise anche a fuoco il sogno telepatico tra la sorella sommersa e il fratello, un sogno che sarebbe alla base della ripresa delle ricerche. La storia come si sa talvolta si ripete.

Roberto Serafin

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22 Giugno 2023
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