Non si scriverà mai abbastanza su un uomo come Guido Rossa: grazie a Sergio Luzzatto e il suo nuovo saggio “Giù in mezzo agli uomini. Vita e morte di Guido Rossa” possiamo tornare a ripercorrere la sua vita dalla formazione alpinistica fino al tragico assassinio.
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Sergio Luzzatto “Giù in mezzo agli uomini. Vita e morte di Guido Rossa”
Un saggio fresco di stampa mi ha particolarmente attratto durante le mie frequenti scorribande tra gli scaffali della Feltrinelli. Sulla copertina Guido Rossa atterra in paracadute al campo d’aviazione di Guidonia nel 1957. La foto si sposa perfettamente al titolo (“Giù in mezzo agli uomini. Vita e morte di Guido Rossa” di Sergio Luzzatto, Einaudi, 240 pagine, 16 euro). La frase è ricavata da un diario dell’operaio comunista di cui si parla, ucciso nel ’79 dai brigatisti rossi per avere denunciato un loro compagno ed essersi costituito come baluardo democratico in fabbrica.
Vorrei subito aggiungere, però, che nella sua vita, qui adeguatamente illustrata, è soprattutto l’alpinismo che connota il carattere, la determinazione e, diciamo pure, la la rettitudine di Rossa. Ed è anche da questo punto di vista che l’uscita del libro di Luzzatto merita l’attenzione di noi “fatti di montagna” a caccia di buone letture.
Guido Rossa alpinista oltre l’alpinismo
Su Rossa si è scritto già molto. Ma si deve a Luzzatto, professore di storia moderna europea alla University of Connecticut, questo ritratto che tiene conto della sua attività alpinistica attingendo all’archivio di famiglia e soprattutto alla testimonianza di Dino Rabbi, un grande amico di Rossa che mi fa piacere sapere ancora al mondo con i suoi novanta e passa anni.
Fu quella roccia di Dino, che conobbi ai tempi in cui frequentai la Sede centrale del Cai, ad accompagnare Guido in un’infinità di salite alpinistiche e in discese “giù in mezzo agli uomini” come recita il titolo del libro. Va pfecisato che entrambi, Guido e Dino, appartenerono a quella minoranza arrampicante che a Torino ha compiuto prodigi con le sue scalate.
Così, grazie a Rabbi e anche al notaio alpinista valdostano Ottavio Bastrenta che fu a sua volta grande amico di Rossa, l’autore ritaglia nel libro uno spazio adeguato per analizzare la temperatura di quella passione per l’alpinismo, quasi una religione, di cui Rossa fu un profeta.
Dalle pagine emerge anche la figura di Gian Piero Motti che perorò la causa di un nuovo umanesimo da lui, poi, ribattezzato “Nuovo mattino”. D’intesa con Rossa fu Motti a invitare a non vedere nella vita solo l’alpinismo, ma a nutrire altri interessi, molto più nobili e positivi, utili non solo a noi stessi ma anche agli altri uomini.
Nel libro di Luzzatto viene lumeggiata soprattutto l’infanzia e la gioventù a Torino prima che Rossa, originario con la famiglia del Bellunese, si trasferisse a Genova dove lavorò all’Italsider. È di quel periodo l’affermazione come alpinista tra i più forti della sua generazione. Nel libro si narra anche dei lanci con il paracadute, dell’ingresso a Mirafiori, dell’esperienza in Nepal che segnò una svolta anche psicologica nella sua vita.
Il ritratto che ne fa Luzzatto è sicuramente antiretorico, al di là del destino tragico del protagonista. Per offrire un’idea della tempra di Rossa, l’autore accenna appena alla sua partecipazione, ancora diciannovenne, al salvataggio nella bufera dei torinesi Pietro Malvassora e Ivo Alderighi che si erano avventurati a Natale sulla cresta Furggen del Cervino: episodio che io stesso ricostruii con l’aiuto di Franco Bo nel libro “Soccorsi in montagna” (Ferrari editrice, 2005).
Dal libro di Luzzatto, insomma, si deduce che l’educazione politica di Rossa nasce da un culto misticheggiante per le alte vette che si converte gradualmente nell’impegno politico e civile prima nel Pci a cui si iscrive nel 1967 e poi nel sindacato. Debbo aggiungere che il libro di Luzzatto è molto esplicito nel cogliere questo aspetto della sua straordinaria personalità. Ed è assolutamente da leggere, a maggior ragione se quegli anni di piombo sono per noi, e per me lo sono, qualcosa più di un ricordo.
Roberto Serafin
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