L’11 dicembre si celebra la Giornata Internazionale della Montagna e il tema 2022 ci invita a riflettere sul ruolo fondamentale che le donne hanno avuto e hanno ancora nello sviluppo delle comunità e dell’economia di montagna. Un ruolo mai sufficientemente valorizzato. Guardando alle nostre terre alte, rendiamo omaggio alle tante donne che continuano a muovere le montagne. Lo facciamo grazie ad alcuni esempi che Serafin ci invita a ricordare e conoscere, pur sapendo che non può che essere un elenco incompleto e sicuramente insufficiente a riequilibrare secoli di racconto al maschile. Aspettando e celebrando questo International Mountain Day, chiunque voglia portare altri esempi non esiti a raccontarceli!

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Women move mountains

È proprio così, caro Luca, e non potrebbe essere altrimenti. Le donne hanno la forza di muovere le montagne. Una forza straordinaria. Non occorreva che fosse la Giornata Internazionale della Montagna a ricordarcelo. Ma meglio se è così. L’evento che si celebra domenica 11 dicembre in tutto il mondo ha avuto finora, da quando è nato nel 2003, scarso seguito sui media. Ma l’averlo dedicato questa volta alle donne può essere un salutare elemento di attrazione. E di sicuro si tratta di un omaggio più che dovuto all’altra metà del cielo. 

Ben venga allora “Women move mountains”, il tema di quest’anno, in riconoscimento al ruolo cruciale delle donne per la conservazione delle tradizioni, delle conoscenze e la protezione delle risorse naturali quali la biodiversità in tutti gli ecosistemi montani del mondo.

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Immagine via fao.org. Foto in apertura Kyaw Kyaw Winn (via fao.org)

La prima Giornata Internazionale della Montagna

Del resto, è sullo sfondo di uno scenario alpino tutto al femminile che la Giornata Internazionale della Montagna venne per la prima volta celebrata nel 2003 a Bolzano. Chi c’era (e io modestamente c’ero con il mio inseparabile taccuino di cronista) ricorda il tripudio di fiori che ornavano il proscenio dello stracolmo auditorium dedicato ad Haydn. 

Da quella selva fiorita, dopo i discorsi ufficiali del presidente della Provincia autonoma Luis Durnwalder e dell’assessore alle attività alpinistiche Werner Frick, vidi emergere la svelta figuretta della regista gardenese Ingrid Runggaldier intervenuta per presentare un film di cui lei stessa curò la regia. 

Con La montagna al femminile (questo il titolo del mediometraggio di 53’ realizzato da Ingrid con i contributi della RAI, del CAI Alto Adige e dell’AVS) fu la prima volta probabilmente che, complice la cinepresa, si indagò a fondo sulle moderne interpreti dell’alpinismo. Tra queste (presenti in sala) Silvia Metzeltin, Nadia Dimai e Luisa Jovane

Ingrid Runggaldier volle mettere a confronto le alpiniste di oggi con alcune illustri progenitrici tra le quali spiccava l’indimenticabile Paula Wiesinger che uno spezzone ricavato dagli archivi del Museomontagna “Duca degli Abruzzi” mostrò nel momento in cui veniva smascherata negli anni Trenta, travestita da uomo nel maschilissimo trofeo Mezzalama. Episodio che si replicò con le prime edizioni della Marcialonga negli anni Settata. Iscritta nel calendario delle gare invernali come maratona maschile, la Marcialonga costrinse le atlete che desideravano partecipare a camuffarsi con baffi e barbe finte. Cose d’altri tempi, mi auguro.

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Aspettando e celebrando l’International Mountain Day 2022

Ma veniamo all’attuale Giornata Internazionale della Montagna. Numerose iniziative per celebrare queste nostre compagne che “muovono le montagne” mi risulta che siano in programma. Da Cuneo le amiche di Alpidoc mi segnalano che Natalia Ratti, musicista di professione e montanara per passione, è l’autrice di un concerto per pianoforte e voce recitante dedicato alle  donne dell’alpinismo. Il suo spettacolo “Alpiniste, parole in concerto” è stato portato sul palcoscenico del Teatro Civico di Busca venerdì 2 dicembre. Il concerto è stato creato in onore delle grandi alpiniste Wanda Rutkiewicz (alla quale la Polonia dedica proprio nel 2022 un ricordo nel 30° anniversario dalla morte), Catherine Destivelle, Alison Hargreaves, Nives Meroi e Gerlinde Kaltenbrunner.

A proposito. Sapete che cosa rende le donne così forti e in buona salute a tutte le quote ma in particolare in montagna? “Probabilmente”, spiega il cardiologo Gianfanco Parati, “nel loro caso svolgono un ruolo protettivo gli ormoni femminili, estrogeni e progesterone. Nessuno prima si era accorto di una differenza di ‘genere’ nella resistenza del cervello all’ipossia di alta quota”. 

Ormoni a parte, permettimi caro Luca di ribadire, a costo di diventare pedante e presuntuoso, che le donne spesso portano il fardello del cambiamento climatico. Il 17 marzo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, assieme alla Fondazione delle Nazioni Unite e al governo della Norvegia, ha co-sponsorizzato l’evento “Cambiare la legislazione: quando le donne spostano le montagne”. Lo scopo era di mettere in luce i ruoli decisionali e di leadership cruciali delle donne nello sviluppo sostenibile e nella risposta alle emergenze sanitarie, compreso il cambiamento climatico. 

Dirò di più. In occasione di questo 19° anniversario dell’Anno Internazionale della Montagna, festeggiato nel 2022, la FAO ha avviato un riesame del concetto di International Mountain Day, al fine di rivedere la propria missione. Segno che il mondo si sta svegliando davanti al potere collettivo delle donne e lancia messaggi suggestivi.

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Alpiniste, parole in concerto (via alpidoc.it)

Donne che muovono le montagne

E a proposito di messaggi attingo ancora una volta agli scampoli del mio bazar giornalistico. Se ben ricordo, “Nessuna vetta sopra di lei” (No peak rise above her) è la frase che accompagna a Zermatt a un gigantesco affresco dell’artista svizzero-tunisino Jasm One. Si riferisce all’inglese Lucy Walker, la prima donna a conquistare il Cervino 150 anni fa. 

Ma poi, scusate, chi non conosce la storia delle eroiche portatrici carniche che durante il 1915-16 vissero le sofferenze della Grande Guerra nei paesini ai piedi delle Alpi Carniche? Per saperne di più consiglierei vivamente la lettura del recente romanzo Fiore di roccia della scrittrice friulana Ilaria Tuti, edizioni Longanesi. 

Le donne erano a quei tempi anche le protagoniste delle sta­gioni rurali sui monti dell’Ossola. Gli uomini lavoravano “in piano” oppure erano emigrati. Le donne percorrevano i dos­si e i costoni a fare erba, lavoravano il latte per produrre burro e formaggio, “spazzavano” la stalla e pulivano le rogge che con­ducevano l’acqua per gli animali. La sera si riunivano nelle casère per filare e chiacchierare e far passare il tempo.

Non che le cose siano più di tanto cambiate. Giovani donne, per fare un esempio, sono l’anello forte di Sant’Anna di Valdieri, minuscola frazione a 970 metri, nel Parco Alpi Marittime: Clara gestisce il negozio, Claudia il bar, Monica il B&B, Cinzia il campeggio, Teresa la locanda, Michela la Casalpina, sua sorella Marcella il residence La Casaregina…

E chi è stata la donna che per prima ha organizzato una struttura del soccorso alpino sulle Alpi? Il suo nome è Vera Cenini Lusardi di professione albergatrice. Una che spostava le montagne. Di lei riferisce il libro “Soccorsi in montagna” di cui io stesso sono stato autore insieme con mio figlio Matteo. 

Quali altre donne s’impegnano a spostare montagne di questi tempi? Impossibile non citare le tre che sono alla guida della Sat, la Società degli Alpinisti Tridentini. Non era mai successo nella storia del sodalizio che ha appena compiuto 150 anni. Riconfermata alla presidenza è stata Anna Facchini, mentre sono state elette alla vice presidenza Elena Guella e Iole Manica

Le donne leggono e s’informano probabilmente più degli uomini. Per questo motivo Simonetta Radice di MonteRosa Edizioni ha annunciato in questo 2022 la nuova collana “Le rose selvatiche” che riguarda una montagna raccontata al femminile. Una svolta epocale, letterariamente parlando. Finora, come osserva Simonetta, il mondo della montagna è stato raccontato soprattutto dagli uomini. (Fa parte di questa collana “Calore di lana, profumo di resina” che abbiamo recentemente presentato. ndr)

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…e a proposito di consigli di lettura ricordiamo anche il Festival Leggere le Montagne promosso ogni anno dalla Convenzione delle Alpi l’11 dicembre richiamandosi al tema dell’International Mountain Day

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Attingo di nuovo al mio bazar. Come tutti dovrebbero sapere, la Carovana delle Alpi di Legambiente nata per “guidare i cittadini alla scoperta del territorio alpino, tra trekking, incontri e convegni” assegna annualmente le bandiere verdi che inequivocabilmente esprimono consenso. Una di queste riguarda l’associazione “Donne in campo, nata nel 2007. Ne fanno parte imprenditrici agricole, contadine, che collaborano per migliorare il loro lavoro e i loro prodotti e creano occasioni di incontro.

Troverei poi giusto che l’attuale Giornata della montagna rendesse omaggio a Marzia Verona, scrittrice e allevatrice valdostana. Per ricordare Agitu Ideo Gudeta imprenditrice agricola etiope immigrata in Trentino dove fondò l’azienda “La capra felice” e fu vittima di femminicidio, Marzia ha lanciato l’iniziativa #donneforti e pubblicato un post sul suo blog che ha raccolto moltissime adesioni.

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Marzia Verona (foto via profilo FB @marzia.verona)

Mi auguro anche che in questa Giornata si dia visibilità alle donne che abitano le valli alpine del Cuneese dove hanno dato vita al Coordinamento Donne di Montagna. Una delle finalità dell’associazione è di promuovere e valorizzare la cultura alpina e gli antichi saperi delle donne che ancora abitano in montagna. 

Mi auguro infine che questa Giornata Internazionale della Montagna 2022 alla quale diamo il più cordiale benvenuto noi “fatti di montagna” trovi il modo di sottolineare che le donne svolgono un ruolo chiave nella protezione dell’ambiente e nello sviluppo sociale ed economico nelle aree montane. La Giornata dopotutto è anche un’opportunità per sensibilizzare sulla necessità di responsabilizzare le donne di montagna in modo che possano partecipare ai processi decisionali e avere un maggiore controllo sulle risorse produttive. 

Ma non posso congedarmi senza ricordare un incontro che mi è rimasto nel cuore con un gruppo di rifugiste. Il tutto avvenne al Palamonti di Bergamo. Come ben saprai, caro Luca, per quanto accoglienti, affascinanti, i rifugi alpini hanno un  particolare bisogno di un tocco femminile. Perché è accertato che se lassù non c’è una donna un rifugio vale la metà. 

Che donne straordinarie sono queste rifugiste mi dissi appena le vidi. E che rari esempi d’imprenditoria femminile, che alacri organizzatrici, capaci di adattarsi all’essenziale senza rinunciare a essere madri e compagne! Cuoche, cameriere, studentesse, tecniche forestali, architette, infermiere: appresi che numerose erano state le vie che le avevano portate lassù. 

Recentemente ho sentito dire che per alcune donne il covid ha funzionato da acceleratore. È stato come se si fosse riallacciato un rapporto nuovo fra loro e le montagne. Perché un conto è andare in montagna da turisti, un altro è decidere di fermarsi in quelle che si chiamano “terre alte”. Salvo non riuscire più a scendere.

Ed è proprio a queste donne che si rivolge domenica 11 dicembre (segnatevi la data!) la Giornata Internazionale della Montagna.  

Roberto Serafin

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7 Dicembre 2022
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MountCity

MountCity è un progetto fondato nel 2013 a Milano che si poggia sulla passione e competenza di uno staff di cittadini appassionati di montagna, all’occorrenza con il sostegno di associazioni di volontariato. La piattaforma, grazie alla competenza e professionalità di Roberto Serafin che l’ha curata per 10 anni, è stata punto di riferimento sull’attualità della montagna e dell’outdoor con migliaia di articoli pubblicati. Ora lo spirito di MountCity vive ancora dentro questa rubrica.

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