Fa discutere il progetto nei pressi del Sempione sopra la frazione di Gondo della più grande centrale fotovoltaica di tutta la Svizzera. È giustificato sacrificare quel territorio?
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Gondo e i progetti di energia rinnovabile in Svizzera
Non è soltanto per avere avuto una nonna svizzera il cui cognome da ragazza faceva Spitznagel se sono particolarmente interessato a quello che succede nella vicina Confederazione. Soprattutto in tema di ambiente che ho sempre ritenuto ai primi posti nella sensibilità degli amici elvetici e che di sicuro era più che mai nel cuore dalla nonna nata e vissuta nel magico Jura. Questo dovrebbe spiegare perché in questi giorni mi colpisce particolarmente la polemica scoppiata nella Confederazione per un’iniziativa legata alla transizione energetica che si sta sviluppando a pochi chilometri da Milano, nei pressi del Sempione.
Certamente avevo cantato vittoria nel leggere in una newsletter della Tv della Svizzera Italiana di due progetti per la produzione di energia rinnovabile, entrambi nel Canton Vallese, nel sud della Svizzera: uno sopra la frazione di Gondo, famosa per le tenebrose gole molto frequentate dagli scalatori, poco lontano dal passo del Sempione; l’altro, più grande, a Grengiols, nel nord.
Conosco da tempo il villaggio di Gondo dove è addirittura previsto il più grande impianto fotovoltaico della Svizzera. Grazie alla posizione ottimale a oltre 2000 metri sul livello del mare e all’irraggiamento solare particolarmente favorevole, il progetto chiamato Gondosolar dovrebbe produrre circa 23,3 milioni di kilowattora all’anno, più della metà nei mesi invernali. Un risultato accettabile tenuto conto che nel Vallese la radiazione solare è del 15-20 per cento superiore alla media svizzera, e che nello stemma di Gondo, al confine tra Svizzera e Italia, splende il sole.
Le critiche a Gondosolar
Poi però, dopo avertene parlato, mi sono dovuto ricredere. Come tu stesso, caro Luca, hai potuto rilevare documentandoti con la tua consueta precisione, l’iniziativa battezzata Gondosolar non sembra godere di buona fama a dispetto del sito in lingua tedesca che ne esalta le caratteristiche. Non so che cosa ne direbbe mia nonna, ma trovo che in proposito vada considerato un segnale preoccupante la mobilitazione di Mountain Wilderness Svizzera che tu mi segnali contro il citato impianto fotovoltaico nel cuore di un paesaggio montano finora intatto, nella regione di confine tra Svizzera e Italia.
Anche la Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio, Pro Natura e i rappresentanti regionali del Partito Verde svizzero risulta – a quanto riferisce la Commissione per la protezione delle Alpi – che siano critici nei confronti del progetto.
Le ragioni? Su una superficie equivalente a 14 campi da calcio, l’impianto provocherebbe la perdita di una zona rifugio per la fauna selvatica e verrebbe compromesso il contesto di un’antica strada romana. Inoltre, si sa, verrebbe a crearsi un precedente.
Il parere di Paleari
All’amico Alberto Paleari, guida alpina e scrittore, abituale frequentatore delle Gole di Gondo dove ha tracciato impegnativi itinerari di arrampicata, ho chiesto una riflessione in merito ai problemi che si vengono a creare con il fotovoltaico sui crinali a lui tanto familiari. Ed ecco il suo parere
È un po’ che non vado al Passo del Sempione, aspetto la neve per fare qualche bella gita di scialpinismo, quindi non ho saputo del progetto più di quello che ho letto sul web. Dalla foto pubblicata, se si riferisce alla zona dove si metteranno i pannelli solari, mi sembra che si tratti delle propaggini sud della Punta di Valgrande, ma non sono sicuro. In questo caso è vicino al confine con l’Italia. Comunque Gondo è molto più in basso, almeno 1500 metri sotto.
Io sono molto favorevole al fotovoltaico, più a quello sui tetti delle case e dei capannoni industriali, e a questo punto anche sulle dighe e lungo le autostrade, un po’ meno in zone selvagge e incontaminate che preferirei restassero, appunto, selvagge e incontaminate. Secondo me uno dei vantaggi del fotovoltaico è che permette al privato di emanciparsi dal monopolio dei grandi produttori di energia.
Voglio dire che il metano dobbiamo comprarlo per forza dall’Eni o da un suo equivalente, il sole invece splende nel cielo per tutti. Se l’ENI, o in Svizzera chi per esso, coprono di pannelli solari una montagna, oltre a rovinare il paesaggio l’energia continua a produrla, e a venderla al prezzo che vuole, la grande industria. Forse sarebbe meglio una politica che veramente, e non solo per finta come è avvenuto negli ultimi due anni, incentivi il solare privato.
Ma lo so, è un’utopia, comunque un campo fotovoltaico è sempre meglio di una centrale a carbone.
Alberto Paleari
Si teme una proliferazione di parchi solari a discapito di siti naturali
I parchi fotovoltaici sono per ora abbastanza rari nelle Alpi svizzere. Ma in futuro chissà. Per ora ci si accontenta di montare i pannelli perlopiù su infrastrutture esistenti come rifugi, impianti di risalita o dighe. Insomma, al momento soltanto il 6% del fabbisogno energetico viene in Svizzera soddisfatto grazie al sole. Troppo poco, dunque occorre ripensarci.
Nuove proposte vengono formulate, a quanto apprendo, per l’installazione di parchi solari anche su pascoli finora intatti. A metà agosto 2022, nell’ambito dei “Falò nelle Alpi”, si è svolta un’azione di protesta sul sito dove è prevista la realizzazione di questo controverso Gondosolar.
E allora sorge una domanda: a quale prezzo è ancora giustificabile l’espansione delle energie rinnovabili nella regione alpina? E perché compromettere proprio un sito come Gondo nei pressi del Sempione, luogo di passaggio per il turismo internazionale e biglietto da visita della Confederazione? Un luogo, aggiungerei, famoso non solo per le gole diventate paradisi dell’arrampicata e per essersi trovato sulla rotta del valoroso Geo Chavez, il pilota che per primo nel 1910 attraversò le Alpi con il suo Blériot da Briga a Domodossola. Ma anche per l’incantevole spianata a oltre 2000 metri della Zwischbergen su cui ci si affaccia dal Passo del Monscera che si raggiunge risalendo in Italia la Valle Bognanco.
La querelle si presenta intricata, ma occorre decidere. Si o no alla centrale fotovoltaica? Agli amici svizzeri, e a quelli vallesani in particolare, l’ardua sentenza
Roberto Serafin
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