Legambiente assegna una delle Bandiere verdi della Carovana delle Alpi 2021 a Federico Sordini, fondatore di Elbec. La crisi climatica non può essere combattuta scaricando le responsabilità sul singolo individuo e dimenticando quelle del sistema economico e della politica: per questo Federico Sordini stronca gli spot realizzati dalla Fondazione Dolomiti UNESCO.

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CIPRA: quanto vale la natura?

Pascoli che forniscono cibo. Alberi che creano un microclima piacevole. Paesaggi alpini che guariscono, prevengono malattie e disagi e suscitano emozioni. Quanto vale la natura se lo sono chiesto recentemente i partecipanti al convegno annuale della Commissione per la Protezione delle Alpi. Ce lo chiediamo di continuo anche noi, vero caro Luca?, tenendo conto di quanto si legge nel manifesto di “Fatti di montagna”. E cioè che il rispetto dell’ambiente non può essere soltanto una moda o una strategia di marketing, ma è l’imprescindibile bussola con cui vanno orientate le nostre scelte. 

Legambiente, Carovana delle Alpi 2021: bandiera verde a Federico Sordini

È quanto invita a fare in questi giorni la Carovana delle Alpi 2021 di Legambiente nata per “guidare i cittadini alla scoperta del territorio alpino, tra trekking, incontri e convegni”. Sempre più numerose sono le Bandiere Verdi assegnate da Legambiente in questa occasione: risultano ben 18 quest’anno, il doppio delle nove Bandiere Nere simbolicamente conferite, invece, alle pratiche dannose che provocano lacerazioni nel territorio montano. 

Oggi mi sembra giusto e in qualche modo doveroso, se sei d’accordo, dedicare questa rubrica a Federico Sordini, che da tempo offre sostegno a “Fatti di Monagna” e ha ricevuto una delle due Bandiere Verdi assegnate in Veneto. L’altra è andata al Comune di Livinallongo del Col di Lana (BL) “per aver posto al centro dell’agire amministrativo la resilienza ai cambiamenti climatici e la partecipazione delle comunità nel solco degli obiettivi dell’Agenda 2030”.

carovana delle Alpi 2021 Legambiente
Copertina del dossier 2021 di Legambiente
In apertura Federico Sordini

Federico Sordini imprenditore fuori dai sentieri tracciati

Sordini è stato premiato per essersi avventurato, come si legge nella motivazione, su percorsi nuovi e creativi dell’imprenditoria. In che modo? Producendo capi d’abbigliamento con lana organica e certificata contro il maltrattamento degli animali, coinvolgendo molte donne in un’attività che Sordini punta a trasformare in cooperativa con corsi di formazione per la manifattura diffusa. L’azienda si chiama Elbec, e affonda le sue radici in Val Pettorina, dove l’imprenditore vive con la sua famiglia. 

La mia impressione è che Sordini si sia messo, non so quanto volutamente, sulla scia del celebre Yvon Chouinard, fondatore del marchio Patagonia, consacratosi con pari entusiasmo ad avventure sportive, imprenditoria d’eccellenza e attivismo ambientale. Vorrei ricordare che Chouinard fondò l’azienda di abbigliamento nel 1973 impegnandosi come si sa a devolvere l’1% dei ricavi alla salvaguardia e al ripristino dell’ambiente, e destinando milioni di dollari in contanti e in donazioni in natura a gruppi di attivisti a sostegno dell’ambiente.

Elbec

Leggo che Sordini ha deciso di vivere e fare impresa in montagna dopo molteplici esperienze in giro per il mondo. Per questo si è trasferito nell’Alto Agordino, dove l’economia si basa pressoché esclusivamente su due attività: lo sci e più in generale il turismo, e la Luxottica. Non essendo interessato a queste occupazioni, Sordini inizialmente si è dedicato alla coltivazione di terreni progettati nel pieno rispetto degli ecosistemi naturali. È perfino riuscito a coltivare lo zafferano più alto d’Italia (a 1500 metri). 

L’idea dell’abbigliamento ha però funzionato meglio. Le nuove tecnologie e la vendita online gli hanno permesso di farsi conoscere all’interno di una comunità di persone – e tu caro Luca sei sicuramente tra queste – che da un lato amano le attività outdoor in montagna e dall’altro hanno una spiccata sensibilità ambientale. Quello che mi sembra interessante sottolineare è che Sordini appartiene a una nuova generazione d’imprenditori di montagna con i quali occorre fare i conti non solo in termini di strategie di marketing. Impossibile non citare fra i più illuminati Lorenzo Delladio, l’ad di La Sportiva che tempo fa, nel 2017, propose (invano) di trasformare passo Rolle in un’area alternativa allo sci alpino. Un restyling che oggi probabilmente meriterebbe una bandiera verde. 

Federico Sordini e la sostenibilità nelle Dolomiti Unesco: non dimentichiamo le responsabilità di economia e politica

Anche Sordini sembra avere le idee chiare sul futuro del turismo nei Monti Pallidi. Nel suo sito non risparmia fondate critiche alla Fondazione Dolomiti Unesco. Feroce definirei la sua stroncatura, che nel mio piccolo condivido, di una serie di spot verdi ruspanti sulla piattaforma Youtube destinati a informare il turista sui comportamenti più corretti da tenere durante il soggiorno in Dolomiti. Il protagonista di questi spot è l’ Om Salvarech, una figura mitica che negli spot è terrorizzato dai comportamenti dei turisti almeno quanto i turisti lo sono dalla sua presenza. 

Sordini ne è convinto: questa narrazione mediatica del cambiamento climatico tende a concentrare l’attenzione sull’impronta ambientale delle singole persone tralasciando le responsabilità di un sistema economico basato sullo sfruttamento e la predazione delle risorse rinnovabili o meno. L’idea di Sordini, se non sbaglio, è che nessuna trasformazione possa avvenire solamente attraverso azioni personali ed è necessario che queste singole azioni assumano una valenza collettiva. “La Fondazione Unesco”, spiega l’imprenditore, “insiste sul fatto che non si debbano raccogliere fiori e rocce, tralasciando gli sbancamenti che vengono realizzati in piena area Dolomiti Unesco per la creazione di nuove piste da sci oppure per il passaggio della rete di innevamento artificiale. Nei video il mostro dolomitico inorridisce di fronte al prolungarsi della doccia in rifugio ma non menziona i bacini di ritenzione per l’innevamento artificiale e non si scandalizza di quanta acqua venga utilizzata per innevare giornalmente le piste dolomitiche in inverno (acqua che basterebbe in un solo giorno per fare tutte le docce della vita del singolo turista)”.

Alexander Langer
Alexander Langer (foto Fondazione Langer)

Per combattere la crisi climatica è necessario sorpassare l’individualismo

Come metterla invece con l’enorme e indisciplinato afflusso di turisti all’incantevole lago del Sorapis, sopra Cortina d’Ampezzo, dove si sono contate migliaia persone attratte dalla possibilità di balneazione in queste acque dal colore verde intenso? Alla fine dell’estate diciotto materassini gonfiabili abbandonati dai turisti vennero recuperati assieme a un’enorme quantità di rifiuti di ogni genere compresi avanzi di grigliate, carta igienica e fazzoletti di carta. È sufficiente uno spot su Youtube per rimediare a questo dilagante turismo cafone?

Qui riaffiora a mio avviso la lezione di Alexander Langer, il politico altoatesino scomparso 26 anni fa. Riaffiora quando Sordini sostiene che per combattere le crisi climatiche dovremo cambiare il nostro modo di vivere: limitare l’individualismo, sviluppare nuove solidarietà come ha imposto di questi tempi la pandemia. A patto però, come ipotizzò Langer, di non perdersi nell’astrattezza di chi sogna o progetta un mondo migliore finendo essenzialmente nell’ideologia. 

Nella frenesia di recuperare a suon di movide il tempo perduto, non tutti riescono in effetti a comportarsi con rettitudine come vorrebbe l’uomo selvatico degli spot Unesco e come suggerisce in questi giorni Reinhold Messner intervistato sul Corriere da Massimo Nava. Il re degli ottomila confida infatti che lui e la giovane moglie nella loro valle, nel loro maso, “riescono a vivere con poco, in modo autosufficiente, dimostrando che anche così, in piccolo, si può salvare il mondo”. Decrescita felice la definirebbe il filosofo francese Serge Latouche. E anche l’uomo selvatico sarebbe d’accordo.

Roberto Serafin

22 Luglio 2021
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