Ci sono stati i primi avvistamenti di cane procione in Italia. Ci si chiede se potrà essere un problema per la biodiversità locale.
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Avvistato il cane procione
Mai incontrato nei boschi un cane procione? Da un po’ di tempo questo mammifero viene avvistato nelle Alpi. Dapprima è successo in Friuli Venezia Giulia l’estate scorsa. E adesso, in gennaio, lo si è visto aggirarsi dalle parti di Bolzano come segnala il quotidiano L’Adige. È una specie, la sua, che in Italia non si vedeva da tempo. Conosciuto scientificamente come Nyctereutes procyonoides, il cane procione ha un muso simpatico, simile a quello di una volpe per la forma e a quello del procione americano per via della sua mascherina facciale nera.
Il suo aspetto tenero, però, non deve trarre in inganno. È, infatti, un mammifero alieno generalmente considerato invasivo e dannoso per la biodiversità locale. Il diffondersi della sua presenza potrebbe creare problemi come quelli dovuti alla nutria lungo le sponde dei nostri canali e dei pesci siluro nei fiumi del Nord. Il cane procione, insomma, non ci appartiene. Per questo gli avvistamenti di questo “immigrato” suscitano alternativamente simpatia e preoccupazione un po’ come succede con tutti gli immigrati.
Da dove arriva il cane procione?
Visto che la sua diffusione è già avvenuta da anni in altri paesi d’Europa, in base ai dati disponibili la speranza è che chi di competenza sia in grado di valutare e decidere il da farsi. Se lasciarlo diffondere oppure cercare di contrastarlo con provvedimenti specifici. Il problema riguarda nella fattispecie la biodiversità locale, ovvero quella coesistenza in uno stesso ecosistema di diverse specie animali e vegetali che crea un equilibrio grazie alle loro reciproche relazioni.
L’animale è originario dell’Asia orientale. Negli ultimi decenni, in seguito a reiterate introduzioni avvenute per fini venatori legati al commercio di pelli, in alcuni territori europei dell’ex Unione Sovietica, il cane procione ha costituito un nuovo grande areale in Europa e in alcuni territori dell’Asia centrale.
Il cane procione come la nutria?
C’è da chiedersi quali danni possa fare questo cane, legittimamente arrivato tra noi in cerca di cibo. Forse non è giusto paragonarlo con le nutrie (Myocastor coypus) originarie del Sud e Centro America. Le nutrie vennero introdotte in Italia all’inizio degli anni Venti del secolo scorso, per la prima volta in Piemonte, per la produzione di pellicce. Quando il mercato di queste pellicce entrò in crisi le aziende chiusero e, anziché affrontare i costi di abbattimento degli animali ancora presenti negli allevamenti, li liberarono in natura, ignorando la determinazione e la capacità di adattamento delle nutrie che colonizzarono diversi ambienti naturali.
A causa della loro voracità che minaccia, oltre alla fauna acquatica, anche colture di barbabietole da zucchero, mais, patate e altre colture, le nutrie sono diventate in alcune zone animali davvero scomodi che si tenta, con scarso successo, di eliminare. Può essere questo anche il destino del simpatico cane procione dal bel musetto? Speriamo di no. (Serafin)
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