Le radici della Società Meteorologica Italiana affondano in un passato di grande valore scientifico e di impostazione lungimirante. Fu nel 1865 che il brillante meteorologo barnabita Francesco Denza concepì presso l’Osservatorio di Moncalieri (Torino) il primo nucleo associativo denominato “Corrispondenza meteorologica Alpino-Appennina” che si espresse con la pubblicazione del mai eguagliato “Bullettino Mensuale”. Nel 1880 sono maturi i tempi per la trasformazione del sodalizio in “Associazione Meteorologica Italiana”.
Anni ed anni di intenso lavoro portarono la SMI ad assumere ruolo di guida nel panorama meteorologico italiano. Purtroppo con la scomparsa del Padre Denza nel dicembre 1894 , la SMI iniziò un lento declino, che la vedrà estinguersi definitivamente con la Seconda Guerra Mondiale (Roma, 1943).
Nel 1993, su ispirazione degli scritti del Padre Denza, nacque a Torino, per opera di un gruppo di studiosi ed amatori, la Società Meteorologica Subalpina, associazione senza fini di lucro per lo sviluppo e la diffusione della conoscenza meteorologica, climatologica e glaciologica delle Alpi occidentali. Questi fini vennero perseguiti principalmente con la pubblicazione dalla rivista Nimbus, ideale continuazione dell’antico “Bullettino” di Padre Denza.
Nel corso degli anni la SMS diventa punto di aggregazione dell’informazione meteorologica italiana, altrimenti polverizzata su una molteplicità di attori indipendenti.
Al fine di favorire ulteriormente quest’opera di aggregazione, nel Novembre 2000 viene rifondata la Società Meteorologica Italiana, della quale fa parte anche la SMS in qualità di socio fondatore. La rivista Nimbus diventa organo ufficiale della SMI, erede dei Bollettini e Riviste dell’antica SMI.
La SMI Onlus riconosce gli scopi dell’antica SMI secondo l’articolo 3 dello statuto del 1880 che sancisce “di promuovere lo studio della meteorologia e delle scienze affini in Italia, e specialmente nelle regioni poste nelle Alpi e negli Appennini” e “di adoperarsi in ogni maniera nel diffondere e nel rendere popolare presso ogni ceto di persone la pratica utilità di tale studio nelle molteplici sue relazioni sia con i problemi della scienza, massime per ciò che riguarda il clima delle montagne italiane, sia con i dettami dell’igiene, dell’agricoltura, dell’industria ed, in generale, della pubblica economia.”