Inizio anno è tempo di bilanci e purtroppo quelli che riguardano l’anno 2023 appena concluso non sono molto confortanti: il cruscotto dell'”astronave terra” lampeggia di spie rosse.
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Il report Copernicus 2023: tanti record negativi
Il 2023 sia a livello alpino che ingrandendo la scala a livello italiano, europeo e mondiale ha proposto una sequenza di dati e record climatici veramente impressionanti. Proprio in questi giorni di inizio anno è stato presentato il “Report Clima 2023″ dell’Agenzia Copernicus, che è l’agenzia di servizio e monitoraggio satellitare della commissione europea.
A livello mondiale il 2023 è stato con largo margine l’anno più caldo mai registrato nelle lunghe serie meteorologiche, non solo da quando abbiamo dati satellitari (fine anni ’70), ma anche da quando iniziano le serie di misura eseguibili a scala globale e cioè da metà dell’800. In realtà sappiamo che considerando anche i dati paleoclimatici, ovvero le ricostruzioni del clima antico basati su vari metodi geofisici e geochimici, l’anomalia di caldo attuale è senza precedenti da 100mila anni, ovvero dal penultimo periodo interglaciale.
Non solo la temperatura dell’aria, ma anche quella degli oceani è stata straordinariamente elevata. Altri record hanno riguardato l’estensione degli incendi forestali in Canada (i cui fumi hanno raggiunto anche l’Europa e le Alpi come avevamo raccontato), la banchisa antartica ha raggiunto il minimo storico di estensione, i livelli marini e le concentrazioni di gas serra sono a livelli record… insomma il cruscotto dell’astronave Terra lampeggia di spie rosse!
Bilancio climatico 2023 in Italia
In Italia secondo il CNR ISAC che cura le statistiche climatiche nazionali, il 2023 è stato il secondo più caldo almeno dal 1800, ma praticamente a parimerito con il 2022 (solo 0,1 °C in meno di media). In alcune zone del nord Italia è stato addirittura l’anno più caldo in assoluto, come ad esempio per i dati registrati dall’osservatorio meteorologico di Piacenza.
L’anno si è per giunta chiuso con un dicembre incredibilmente caldo: ci sono località delle Alpi che hanno avuto temperature mensili addirittura 4-5 gradi sopra media. Hanno infatti completamente latitato le irruzioni d’aria fredda, a parte un episodio a inizio mese quando la neve aveva anche provato ad imbiancare con qualche spruzzata la pianura Padana. Poi nella seconda e terza decade il mese ha rapidamente scalato la classifica dei dicembre più caldi con tepori eccezionali culminati proprio nei giorni attorno al solstizio d’inverno. In quei giorni un foehn estremamente caldo dalle Alpi ha raggiunto la pianura Padana e dagli Appennini ha raggiunto le coste adriatiche. Ad esempio il 23 di dicembre c’erano 25 gradi a Pra nel cuneese, 20 ad Aosta, 23 a Bologna… Precedentemente c’erano stati anche giornate, come l’11 dicembre, in cui ha piovuto in abbondanza sulle Alpi occidentali fino a 2500 metri.
Siamo a metà inverno ’23-’24
L’inverno intanto è arrivato a metà del suo corso. (ricordiamo che si parla sempre dell’inverno meteorologico quindi dall’1 dicembre al 28 febbraio – quest’anno 29 febbraio). Possiamo dire che nella sua prima parte è stato in generale povero di neve sulle Alpi sia per poche precipitazioni sia perché come detto ha piovuto spesso fino a quote alte. A metà dicembre a livello Italiano mancava il 44% dell’acqua stoccata sotto forma di neve (contenuto idrico della neve, snow water equivalent). La situazione si è mantenuta pressoché identica fino ai primi giorni del 2024 con le Alpi spoglie di neve anche oltre 2000-2500 metri. Andava leggermente meglio solo nelle zone che avevano ricevuto un po’ più di neve da nord o nord-ovest come ad esempio l’alta Valle d’Aosta dove c’era innevamento importante sopra i 2000 e anche la zona del Brennero co innevamento discreto.
La situazione è in generale un po’ migliorata con le precipitazioni dei giorni attorno all’Epifania che hanno portato diffusamente 20-30 cm e in alcune zone anche 30-40-50 cm di neve. Soprattutto sulle Alpi cuneesi e orientali che sono sempre i settori più nevosi delle Alpi italiane.
La speranza è che andando verso la primavera perlomeno a quote medio-alte arrivino nuove nevicate. Come abbiamo già avuto occasione di dire, soprattutto per i ghiacciai sono molto determinanti le nevicate primaverili.
Segnalazioni
(Ce ne ha parlato Daniele nel podcast)
- Il 1° gennaio 2024 ha compiuto i 140 anni di attività lo storico Osservatorio Meteorologico di Montevergine.
- Lo scorso 11 dicembre al forte di Bard durante il convegno La montagna di ghiaccio è stato presentato il prodotto web “sottoZERO” che è un report che in forma grafica e immediata per la comunicazione presenta l’insieme degli indicatori climatici e glaciologici della montagna valdostana. Con dati piuttosto preoccupanti.
- Si segnala l’interessante libro di Giovanni Kappenberger, Gli iceberg del Gerenpass – Poetica del ghiaccio.
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