Il milanese Nicola Balossi Restelli ci conduce su 24 cime di straordinaria suggestione facendoci assaporare gli aspetti più insoliti di quelle “profonde altitudini” nel libro fresco di stampa “Sulle cime del mondo”. Roberto Serafin lo ha intervistato per Fatti di Montagna.

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Le profonde altitudini di Nicola Balossi Restelli

Non si era mai letto in un libro di montagna di “profonde altitudini”. Ma questa volta con il suo libro “Sulle cime del mondo” (Edizioni White Star, 224 pagine in grande formato, 24,90 euro) Nicola Balossi Restelli ha voluto valicare anche certi confini finora imposti nella stesura dei testi. “Attraenti come una vertigine o avvolgenti come un abbraccio”, definisce le montagne da lui descritte, “ma lontane e quasi crudeli nella loro luminosa indifferenza”. 

Dev’essere un tipo passionale Nicola. Le montagne sono i suoi sentimenti come ebbe a dire a suo tempo Byron. “Sì, direi che è una frase calzante oltre che bella”, comferma. “Credo che lo sperimenti chiunque, non soltanto nella varietà infinita delle vette che popolano il mondo ma forse più ancora nei paesaggi noti, in grado di riaccendere anche all’ennesimo sguardo la stessa novità della prima volta. Esattamente come ce l’hanno i nostri sentimenti e le nostre emozioni”.

Certamente Nicola ha scelto una ricca e variegata materia su cui indagare sfruttandone il fascino per confessarsi, e anche per lasciarsi un po’ andare. Una grafica raffinata curata da Davide Canesi (il cui nome figura nel colofon) appare in sintonia con gli scritti e aiuta la lettura giovandosi di un corredo di immagini talvolta stupefacenti e di ottima fonte come si può desumere dalle referenze fotografiche.

“La scelta delle montagne da raccontare è stata complicata e al tempo stesso divertente”, rivela l’autore a Fatti di Montagna che lo ha intervistato. “Io e Balthazar Pagani, il publisher che mi ha lanciato questa sfida conoscendo la mia passione per la montagna, abbiamo pensato questo libro come una galleria di piccoli mondi sparsi per il mondo. Ci siamo sbizzarriti, planisfero alla mano: l’idea era di raccontare queste montagne partendo da una descrizione fisica per arrivare a sfiorare tutte le storie che ognuna si porta dietro: miti, leggende e imprese straordinarie”. 

Nicola Balossi "Sulle cime del mondo": una galleria di 24 piccoli mondi
Nicola Balissi Restelli. In apertura: particolare dalla copertina del libro

24 cime ovvero la non facile selezione di 24 piccoli mondi verticali

Ecco quindi il Denali, già Mount Mckinley, con il suo un aspetto monumentale e la sua storia controversa. Nel descriverlo l’autore si richiama al supplizio di Christopher Mccandless la cui storia ha ispirato il film “Into The Wild” tratto dal libro “Nelle terre estreme” di Jon Krakauer. Nell’analisi di una conquista costellata di errori invano si cerca però il nome di Riccardo Cassin che guidò nel 1961 la cordata per la vetta e ricevette i complimenti del presidente John Kennedy. Ma a onor del vero il libro non è stato concepito per ripercorrere supinamente la storia dell’alpinismo. Lo scopo, secondo le parole dell’autore, consiste nel “gettare qualche seme nell’anima di chi già frequenta e vive la montagna ma anche di chi la conosce poco”

In questo fuoco d’artificio letterario le cime svelano aspetti sconosciuti o insoliti. Sull’Half Dome, in California, era stato profetizzato alla fine dell’Ottocento che nessun piede umano ne avrebbe calcata la sommità. E invece ogni giorno oggi si assiste alla lenta processione di persone che muovono verso la vetta.

L’Alpamayo è un ricamo di ghiaccio. “Ha un che di irreale, ma esiste davvero”, assicura l’autore. Anche laggiù nelle Ande gli italiani si coprirono di gloria. In questo caso l’autore prende nota che la spedizione tricolore guidata da Casimiro Ferrari e composta dai lecchesi Borgonovo, Castelnuovo, Liati, Negri e Zoia raggiunse la cima salendo lungo la parete sudovest.

Riguardo al Cerro Torre, era d’obbligo dilungarsi un po’ sulla spedizione di Cesare Maestri con Tony Egger e Cesarino Fava negli anni cinuquanta. Il caso fa ancora discutere anche se Maestri, Egger e Fava se ne sono andati da tempo. Purtroppo nell’allestire l’ultimo bivacco in parete, Cesare e Tony furono travolti da una valanga ed Egger scomparve nel nulla assieme alla macchina fotografica di cui non fu trovata traccia. Mancò così l’ultima prova dell’arrivo in vetta. Un mistero che il Torre custodisce gelosamente.

Maestri e Fava ph Serafin jpeg "Sulle cime del mondo": una galleria di 24 piccoli mondi
L’arrivo in vetta al Cerro Torre di Cesare Maestri con Tony Egger è un mistero che la montagna della Patagonia si ostina a nascondere. Nell’immagine Maestri sosta su Cima Tosa con Cesarino Fava (in primo piano) che al Torre gli salvò la vita. (ph. Serafin/MountCity)

E veniamo al Kilimangiaro, tetto dell’Africa, che viene definito “uno scenario apocalittico di roccia nera appoggiato su un mare di nuvole”. Secondo i Masai è la casa di Dio e soltanto chi ha pensieri buoni e il cuore puro vi si può avvicinare. In realtà sono migliaia gli aspiranti alla vetta tutt’altro che irraggiungibile se si dispone di allenamento e spirito di sacrificio. 

L’Ararat in Turchia è la montagna del dolore. Nicola la considera bella e impossibile. Ma poi si corregge: è solo una questione morale e di rispetto più che una difficoltà concreta quella che sembra ostacolare i summiter. Si potrebbe andare avanti. “Ecco, mi piacerebbe davvero”, osserva l’autore, “che il lettore condividesse la mia sensazione di avere spalancato alcune porte su mondi meravigliosi. Per me è stato un vero e proprio viaggio e come tale ho voluto raccontarlo. Ebbene, strada facendo mi si sono accese mille lampadine senza dare nulla per scontato. Cercavamo luoghi fortemente simbolici e ne abbiamo trovati fin troppi”.

Quale miglior ciliegina sul budino dell’Uluru (o Ayers Rock) che accoglie in Australia fiumane di turisti? Specialmente all’alba o al tramonto, questa montagna assume tinte mutevoli dall’ocra al bronzo, passando per il viola, l’oro, il rosso acceso quello cupo. Ma è solo frutto di una mirabile composizione chimica dei suoi pendii.

Cime del mondo cover "Sulle cime del mondo": una galleria di 24 piccoli mondi

C’è forse un messaggio celato, per concludere, nelle pagine del libro? “I messaggi”, precisa Nicola Balossi Restelli, “sono tanti. I luoghi spesso ci dicono cose interessanti, se non decisive. Dovremmo ascoltarli di più. D’altra parte le cime sono come le bandiere e gli ideali, qualcosa a cui guardare e da cui lasciarsi ispirare. Ecco, mi piacerebbe che queste pagine spingessero a meditare, specchiando la propria interiorità nella bellezza della natura”. 

Il messaggio è perfettamente arrivato ai lettori, caro Nicola. Ed è anche un motivo in più per godersi questo imperdibile affresco letterario in cui svettano 24 cime, pardon, 24 piccoli mondi verticali.

Roberto Serafin

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16 Novembre 2023
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MountCity è un progetto fondato nel 2013 a Milano che si poggia sulla passione e competenza di uno staff di cittadini appassionati di montagna, all’occorrenza con il sostegno di associazioni di volontariato. La piattaforma, grazie alla competenza e professionalità di Roberto Serafin che l’ha curata per 10 anni, è stata punto di riferimento sull’attualità della montagna e dell’outdoor con migliaia di articoli pubblicati. Ora lo spirito di MountCity vive ancora dentro questa rubrica.

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