La figura di Pio Ferrari “Fracass“ è stata presentata a Palazzo Marino, alla festa dei Premi Meroni, dai suoi concittadini che ogni anno da più di mezzo secolo assegnano a Pinzolo la Targa d’argento della solidarietà alpina dando vita con gli amici della Società Escursionisti Milanesi a un simpatico gemellaggio

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Premio Marcello Meroni e Targa d’argento gemellati

Tra gli affreschi e gli stucchi della sfavillante Sala Alessi di Palazzo Marino si è “accampato” ancora una volta sabato 28 ottobre “il popolo della montagna”. Lo spettacolo era offerto dalla consegna dei prestigiosi premi dedicati dalla Società Escursionisti Milanesi a Marcello Meroni. Numerosi erano gli appassionati che affollavano la sala dominata dallo stendardo con la figura di Carlo Borromeo, il santo che dedicò la sua azione pastorale alla moralizzazione dei costumi, ma che oggi poco potrebbe fare, a parte qualche occasionale miracolo, per rendere più vivibile la metropoli. 

Qualche milanese si è stupito che da Pinzolo, nella splendida Valle Rendena, fosse sceso per l’occasione un gruppetto di amici per partecipare alla consegna di questo riconoscimento riservato a chi vive la montagna in modo esemplare. In silenzio i “pinzulèr” hanno fatto capolino con discrezione montanara, quasi in punta di piedi. Ad accoglierli si sono subito presentate Laura Posani, presidente della Sem, e Nicla Diomede che da una quindicina d’anni si prodiga per il “Meroni” in ricordo di Marcello, suo indimenticabile compagno. 

Don Ciotti al Premio Meroni copia Storia di Pio Ferrari Fracass da Pinzolo al Marcello Meroni
Don Luigi Ciotti al Premio Marcello Meroni

È da più di mezzo secolo invece che gli amici di Pinzolo danno vita tra le Dolomiti di Brenta al “Premio di Solidarietà Alpina: Targa d’argento”. Particolare da sottolineare. È stato un incontro, questo tra cittadini e gente di montagna, al quale ha partecipato, ospite di eccezione, il reverendo don Luigi Ciotti anch’egli di sangue montanaro, nato in Cadore fra le Dolomiti, che a Palazzo Marino ha ritirato una menzione speciale. 

A suggellare questo gemellaggio tra i due premi fu nel 2018 lo stesso “Meroni” che andò in quell’occasione al compianto Angiolino Binelli, fondatore della Targa d’argento e illustre pioniere del Soccorso alpino nel Trentino. Il tempo poi è passato in fretta. E da quel 2018 anche gli amici milanesi della Sem, sezione del Cai, non mancano mai in settembre a Pinzolo alla cerimonia della Targa d’Argento, in un tripudio di brindisi e abbracci elargiti dagli amici montanari, campioni di ospitalità. 

Pio Ferrari Fracass, storia di gente di montagna

La mattina di sabato 28 ottobre a Milano la delegazione di Pinzolo era guidata dal presidente Giuseppe Ciaghi con la gentile Fabrizia Caola in veste di Segretaria generale e Carmelo Genetin in rappresentanza degli altri consiglieri Dino Leonesi, Valter Vidi, Paolo Querio e Giampaolo Boscariol. Verso la conclusione della cerimonia, prima di ripartire per Pinzolo, Ciaghi e soci sono stati chiamati sul palco con l’invito a riassumere la storia del loro premio che richiama in valle centinaia di amici della montagna, definito come “una grande famiglia che si ritrova ogni settembre in Val Rendena ormai da 52 anni stringendo in un abbraccio uomini e donne di tutto il mondo”. 

“Perché in montagna”, ha osservato Ciaghi con l’autorevolezza che gli viene dal suo ruolo di storico delle terre alte, “si è tutti uguali, senza distinzioni di lingua, di colore, di religione, di genere e basta un’occhiata e un gesto per darsi una mano e aiutarsi a vicenda”. È così emersa nel breve intervento di Ciaghi la figura di Pio Ferrari Fracàss, guida alpina, istruttore e colonna del soccorso alpino di Madonna di Campiglio. Un rappresentante esemplare della gente di montagna.

Si è appreso dal racconto di Ciaghi che Pio non ha mai visto suo padre che era morto all’estero, da emigrante, quando il bimbo aveva appena dieci mesi. E non averlo mai potuto guardare negli occhi, farsi prendere per mano, ascoltarne la voce fu un dispiacere che accompagnò Pio per tutta la vita. Decise che non si sarebbe mai allontanato dalla sua valle, da casa sua, lassù al Pin, sotto la strada che sale a Campiglio e porta in Val Brenta. 

Pio in vetta Storia di Pio Ferrari Fracass da Pinzolo al Marcello Meroni
Qui e in apertura Pio Ferrari “Fracass”

Non fu facile vivere in una terra avara di risorse come l’alta Val Rendena. In passato ciò comportava stenti e sacrifici a cui Pio non si sottrasse. Sempre indaffarati, di corsa, senza mai fermarsi, questo sono sempre stati i Fracàss. In paese si dice che fra le cose impossibili a Pinzolo c’è quella di fare andare adagio i Fracàss perché trovano sempre qualcosa da fare. Nel 1961 presero in affitto un maso al Colarìn di Madonna di Campiglio, dove si trasferirono con il bestiame. Tutti i giorni dopo la mungitura le donne travasavano il latte nelle bottiglie che recapitavano alle famiglie, un servizio durato anni.  

Col tempo i fratelli si sono poi avvicinati alle rocce accompagnando i muli da Vallesinella ai rifugi Tuckett e Brentèi che rifornivano di legna e di alimenti, a volte con due o tre viaggi al giorno.  Lassù a contatto con i Detassis (Bruno, Catullo e Giordano) e in mezzo a tanti scalatori, nei momenti di pausa tra un viaggio e l’altro provarono a scalare tra le rocce del Castelletto. Lo fecero quasi in sordina, osservando tecniche e movimenti degli amici esperti e sperimentando di nascosto ciò che vedevano. Fino a quando non si sentirono in grado di affrontare gli esami di guida alpina che superarono alla grande. 

Nato nel 1943, Pio è, per concludere, il terzo di sette figli. Viene definito una persona esemplare, generosa, di poche parole, sempre disponibile. Proprio come ci si immagina che sia la gente di montagna. 

“Avere potuto raccontare di Pio al Premio Meroni”, ha concluso Ciaghi nel suo intervento a Palazzo Marino, “ha un significato grande per tutti noi e per la nostra gente”.  Beninteso, anche poterne riferire qui, in questa rubrica, è un piacere impagabile per noi cittadini che, come il sottoscritto, ci riteniamo un po’ fatti di montagna. Ma solo un pochino, aimé, nel mio caso.

Roberto Serafin

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9 Novembre 2023
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