La 57ª edizione dell’iniziativa “Assalto al Resegone” organizzata dalla Società escursionisti lecchesi è l’occasione per raccontarci di una montagna che s’impadronisce dell’animo dei lecchesi e non solo.

assalto 2024 Resegone, una montagna che s'impadronisce dell'animo

Assalto al Resegone

L’appuntamento è per domenica 7 luglio. Come ogni anno più di quattrocento iscritti si preparano all’”Assalto al Resegone”. L’iniziativa è aperta a tutti e consiste nel raggiungere il rifugio Azzoni in vetta alla montagna partendo da varie località a valle. A qualcuno sembrerà che il verbo “assalire” sia in sintonia, per la sua asprezza, con i tempi agitati in cui viviamo, e poco consono a una pacifica salita escursionistica.

Già, “assalire” secondo il Grande Dizionario della Lingua Italiana di Salvatore Battaglia può significare “muovere con impatto contro una persona, un gruppo di persone, un luogo; attaccare con violenza; dare l’assalto, investire, aggredire”. Ma l’assalto, secondo lo stesso dizionario, può avvenire anche in senso positivo che esclude ogni violenza. 

È in realtà il Resegone che “assalta” il nostro animo

Per quanto mi riguarda, e per il poco che può interessare, il Resegone si è sempre opposto con garbo ai miei privati assalti. Ogni volta si è trattato di una pacifica “corsa alla vetta” per dirla con Reinhold Messner, qualunque sia stato l’itinerario seguito. Più di tutti ho amato il ripido Pra’ di Ratt che sale da Erve in alternativa al sentiero che, dalla sorgente San Carlo in su, impone una serie di tranquilli guadi e offre il conforto, d’estate, di alcune pozze d’acqua purissima in cui tuffarsi. L’assalto al Resegone, da qualsiasi parte avvenga, non può dunque che esprimere la forza con cui una passione, un sentimento, un ricordo, un pensiero s’impadroniscono dell’animo. Di sicuro è un assalto sollazzevole, espressione usata dal Boccaccio nel suo Decamerone. Niente a che vedere con le invasioni a cui sono sottoposte spiagge e montagne nella buona stagione.

Guado sul Resegone Resegone, una montagna che s'impadronisce dell'animo
Guado salendo al Resegone (ph. R. Serafin)
In apertura: il Resegone guarda dall’alto Lecco (ph. L. Serenthà)

La Società Escursionisti Lecchesi ha fissato le partenze, a scelta, da Erve, Brumano, Morterone, Versasio, Piani d’Erna, lungo le decine tra sentieri e canaloni che la passione dei lecchesi ha tracciato nei decenni lungo i fianchi da questa montagna dal profilo unico. Incomparabile è il panorama che dal rifugio Azzoni si gode sui rilevi della Bergamasca e della Brianza. Emozionante è la vista dalla croce che sovrasta il rifugio. Un ultimo strappo dopo la grande fatica. Ma questo omaggio collettivo dei Lecchesi alla loro montagna simbolo merita qualche sforzo piccolo o grande secondo l’età e la preparazione. 

Cassin sfondo Resegone Resegone, una montagna che s'impadronisce dell'animo
Cassin con sullo sfondo il Resegone (ph. R. Serafin)

Resegone tra grandi dell’alpinismo e letteratura

“Mi succede spesso di tornare con il pensiero a quella mia prima gita sul Resegone”, raccontò il grande lecchese Riccardo Cassin, principe del sesto grado. “E sempre con una punta di nostalgia. Pur avendo dedicato tutta la mia vita all’alpinismo, non ricordo infatti di avere mai avvertito un’emozione e una gioia così intense”. Dello stesso parere fu il fuoriclasse dell’arrampicata Marco Anghileri. “Si, noi lecchesi guardiamo e ammiriamo”, spiegò, “senza stancarci il nostro Resegone e guai a noi se dovessimo confessare di non essere mai saliti su una delle sue cime”.

È indubbio che questa montagna offra una varietà di paesaggi e una complessità strutturale che ben poco hanno da invidiare alle vicine Grigne. Basta pensare a tutti quei cocuzzoli sapientemente messi in fila, a quelle torri “dove si rintanano fredde ombre nell’alba, come scrisse Carlo Emilio Gadda nelle pagine della “Cognizione del dolore”. Ma esercitano una particolare attrazione anche le chiare fresche acque sconosciute alle aride Grigne, il silenzio delle faggete che si affacciano verso Morterone, il profumo dei ciclamini che prosperano tra i muschi. Una citazione è d’obbligo. Nei “Promessi Sposi” il fuggiasco Renzo voltandosi indietro vide all’orizzonte quella cresta frastagliata di montagne. E come scrisse il Manzoni “vide distinto e alto tra quelle il suo Resegone e si sentì tutto rimescolare il sangue”.

Roberto Serafin

2 Luglio 2024
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MountCity

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