La percezione diffusa nelle regioni del nord Italia è stata di una primavera e un inizio estate particolarmente freschi. Ma è stato veramente così? Quali sono state realmente le anomalie? Ci ha spiegato tutto Daniele Cat Berro della Società Meteorologica Italiana.

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Al nord precipitazioni abbondanti

Questa primavera nelle regioni settentrionali sarà ricordata per l’estrema piovosità. In alcune zone a nord del Po, sule Alpi e sulle Prealpi è stata la più ricca di precipitazioni da svariati decenni. Pensate che Milano, che ha una serie lunghissima di osservazioni meteorologiche dal 1763 grazie all’osservatorio di Brera, da gennaio a metà giugno è già caduta tutta l’acqua che dovrebbe cadere durante un anno (oltre 950 mm). Questo è un massimo dall’inizi delle misure nel 1763.

Ci sono stati problemi alluvionali sulla pianura lombarda e in Veneto, mentre a ovest il Piemonte è stato più fortunato perché ha visto recuperare il grave deficit idrico dei due anni precedenti senza alluvioni.

Se nei fondovalle e media montagna ha piovuto molto in alta montagna ha nevicato tantissimo. La primavera è stata molto nevosa soprattutto per le grandi nevicate della prima metà di marzo e poi ancora alle quote più elevate intorno al 1° maggio. Questo ha fatto sì che la stagione di accumulo sui ghiacciai sia stata una delle più abbondanti da svariati decenni.

Sui ghiacciai molta neve con densità elevata

Sul Ciardoney, ghiacciaio nel gruppo del Gran Paradiso che come SMI seguiamo da oltre 30 anni, dove il 5 giugno siamo stati a fare le misure di chiusura del bilancio invernale, abbiamo trovato in media 5 metri di spessore di neve. Quello che però più ha sorpreso è la densità della neve: molto pesante e compatta, con strati interni molto induriti. Abbiamo trovato neve tra 650 e 700 kg al metro cubo che sono valori ai limiti superiori di quanto noto in letteratura per la neve di fine primavera in alta quota. Confrontandosi con colleghi di diverse zone delle Alpi sembra un po’ ovunque essere la caratteristica della neve di questa stagione.

Le ragioni di questa estrema densità possono essere varie. In primis il fatto che queste nevicate primaverili giunte da sud erano già umide e pesanti in origine e poi gli strati nevosi si sono via via compattati. Quindi sul Ciardoney abbiamo trovato otre 3000 mm di acqua equivalente che è un massimo a scala trentennale.

20240607 Ciardoney08 Primavera e inizio estate '24 anomale? Non nelle temperature
Scavo della “trincea” per la misura di densità del manto nevoso al Colle Ciardoney. Volendo campionare tutto lo spessore della neve (610 cm) fino a incontrare il livello di ghiaccio rimasto scoperto a settembre 2023, ed essendo il carotiere Valtecne lungo tre metri, occorre scavare fino a 310 cm dalla superficie. (foto nimbus.it)
In apertura: veduta dal Colle Ciardoney in direzione Sud, 5 giugno ore 8 (foto nimbus.it)

Una situazione in accordo con i modelli del cambiamento climatico

Ora godiamoci questo regalo della variabilità climatica, anche se dobbiamo sottolineare che non è dovuto a temperature particolarmente fresche, ma alla sequenza di precipitazioni. Tanto che nei fondovalle e a bassa quota non ha praticamente mai nevicato.

Questo è assolutamente in accordo con ciò che dicono i modelli sul clima futuro: non mancheranno le nevicate in montagna, ma avverranno a quote sempre più elevate a causa dell’aumento della temperatura. Tra l’altro sia i dati osservativi attuali sia i modelli climatici ci dicono che gli inverni alpini vanno incontro a precipitazioni più abbondanti. Salvo anni eccezionali come i due precedenti a questo, la tendenza a lungo termine è di un aumento delle precipitazioni e quindi laddove le temperature ancora lo permetteranno si trasformeranno in nevicate anche abbondanti.

Il problema vero è che a tutte le quote questa neve una volta caduta fonde più rapidamente per le temperature in aumento. Come abbiamo già avuto modo di sottolineare infatti non è corretto dire che i ghiacciai si ritirano perchè non nevica più. Alle quote dei ghiacciai nevica eccome, ma la neve fonde più rapidamente e, per lunghi periodi in estate, lascia esposti i ghiacciai alla radiazione solare e al caldo.

Possiamo sperare in minori perdite di ghiaccio

Sicuramente quest’anno per il bilancio dei ghiacciai partiamo con un piede migliore data la quantità e densità della neve presente: i ghiacciai riusciranno probabilmente a rimanere coperti per buona parte dell’estate. Ovviamente dovremo vedere nel proseguo quanto caldo farà, ma possiamo sperare quanto meno in perdite di ghiaccio minori rispetto agli ultimi anni.

Un ulteriore elemento disturbante quest’anno è la polvere sahariana che a più riprese è caduta in abbondanza con le precipitazioni e ancora in questi giorni è presente in circolazione, trasportata dalle correnti meridionali. La polvere sulla neve è in grado di accelerare la fusione perché la neve non è più bianca e riflettente, ma essendo sporca e più scura assorbe maggiore radiazione solare.

latest season TMM Primavera e inizio estate '24 anomale? Non nelle temperature
Deviazioni delle temperature medie della primavera 2024 con riferimento trentennio 1991-2020

Primavera e inizio estate più fresche? No!

La percezione diffusa è stata, al nord, di una primavere e un inizio estate (prima metà di giugno) particolarmente fresche. Ma se guardiamo i dati ci rendiamo conto che non è così.

Le statistiche del CNR-ISAC di Bologna ci dicono che la primavera 2024 è stata la seconda più calda dopo quella del 2007 a livello medio nazionale, con un anomalia di 1 grado sopra media. Al nord l’anomalia è stata leggermente inferiore, (dal 1800 la sesta più calda) con 0,6 gradi sopra media. Tutto ciò soprattutto per il contributo dei tepori esagerati di marzo e del caldo estivo della prima metà di aprile. Dopo la metà di aprile è tornato un regime più fresco, ma non straordinario se confrontato a lungo termine, che non è stato sufficiente a controbilanciare il caldo straordinario precedente.

Le temperature percepite come anomale non sono dunque state tali: maggio è stato al nord Italia 0,2 gradi meno rispetto alla norma del trentennio 1991-2020 che sono statati anni già abbastanza caldi. Quindi sostanzialmente normale.

Anche questa prima metà di giugno al nord Italia non è stata per nulla anormalmente fresca: i primi 18 giorni del mese dal punto di vista delle temperature sono stati normali se confrontati con l’ultimo trentennio di riferimento. Se però li confrontiamo con il trentennio precedente (1961-1990) notiamo che questo giugno, per ora, su parte del nord è stato 1,5 gradi sopra la media. Quindi 40 anni fa un giugno così lo avremmo percepito come decisamente caldo.

Al sud molto caldo e siccità

Su Sardegna, Sicilia e Appennino meridionale, al momento a quote di montagna abbiamo circa 3 gradi sopra media: è stato quindi un giugno molto caldo.

Tra l’atro ci sono anche grossi problemi di siccità: a maggio qualche pioggia è arrivata, ma non sufficiente a colmare un deficit idrico che si trascinava in maniera molto marcata da giugno 2023. In questo momento la Sicilia a livello di suoli si registra i minimi di umidità per questa stagione da 70 anni.

(Nel podcast potete ascoltare maggiori dettagli e spiegazioni rispetto a quelli qui riassunti.)

21 Giugno 2024
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Società Meteorologica Italiana

La Società Meteorologica Italiana è la maggiore associazione nazionale per lo studio e la divulgazione di meteorologia, climatologia e glaciologia. È un’associazione scientifica senza fini di lucro e opera su tutto il territorio nazionale conservando stretto legame con la Società Meteorologica Subalpina che ne è socio fondatore nel territorio alpino occidentale, Francia e Svizzera incluse. SMI  promuove ed incoraggia lo sviluppo e la conoscenza delle scienze dell’atmosfera in Italia. Appartiene a UniMet (Unione Meteorologia Italiana) ed all’European Meteorological Society.

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