Riprende la nostra rubrica settimanale che seleziona alcune notizie dalla montagna. Per iniziare Roberto Serafin ci propone alcune delle notizie che quest’estate hanno riguardato il mondo degli animali
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Un’estate bestiale
Definirla un’estate bestiale quella che ci lasciamo alle spalle è il minimo che si possa fare. Agli incendi boschivi, ai ghiacciai in liquefazione, alla siccità che ha anticipato, sbruciacchiando le foglie, il foliage dell’autunno, si è purtroppo aggiunta la strage della Marmolada collassata. Ma il termine bestiale si adatta anche alla quantità di fatti e misfatti riguardanti la fauna non soltanto selvatica: pecorelle smarrite, mucche fuori combattimento per avere ingerito il “sorgo di Aleppo”, cinghialesse incinte arrivate a nuoto a Milano lungo i navigli in cerca di refrigerio, marmotte ritrovate mummificate a quattromila metri, piccoli di capriolo sfuggiti alle motofalciatrici e salvati grazie ai droni.
La pecorella ritornata
Per tenere alto il morale alcuni giornali locali hanno pubblicato la favola della pecora che dopo il parto ha camminato, pardon, zampettato per 100 km per ritrovare il gregge. Li ha percorsi con il suo agnellino raggiungendo gli alpeggi in Val Formazza. Una transumanza solitaria a tutti gli effetti.
Se non è vera, la storia o favola che sia, è bene inventata. È stata fortunata e anche coraggiosa la pecorella in questione percorrendo il Piemonte nord-orientale da Gozzano (Novara), dalle parti del lago d’Orta, fino alle montagne della Val Formazza. Evidentemente è stata in grado di ricordare la strada percorsa in passato con il suo amato gregge. Il viaggio è durato una quarantina di giorni.
Anche a ferragosto può valere il detto che è meglio in giorno da pecora piuttosto che da leoni. Se poi i giorni sono una quarantina meglio ancora.
Ancora abbandoni di animali
Poi ci sarebbero da raccontare le storie degli animali abbandonati perché di colpo inutili e fastidiosi come succede quando un cane o un gatto restano soli. Ma a questo ha provveduto l’inserto Robinson numero 298 del quotidiano La Repubblica tutto dedicato, titolo compreso, a questa estate bestiale.
La marmotta mummificata
E ora un cenno alla marmotta mummificata. È noto che alla fine settembre le marmotte si ritrovano nelle loro tane e, dopo averne ostruito l’ingresso, affrontano il lungo periodo invernale chiamato letargo. Il loro ritmo cardiaco rallenta notevolmente e il loro sonno sarà interrotto una dozzina di volte da brevi fasi di risveglio prima della fine del letargo.
Ma da quanto tempo dura il sonno della marmotta ritrovata mummificata in Valle d’Aosta? Il particolare non è di poco conto. Le spoglie (se così si può dire) del roditore sono state ritrovate dalla guida alpina Corrado Gaspard a 4300 metri, complice la liquefazione del ghiaccio. Normalmente le altitudini in cui vive la marmotta vanno dai 2000 metri ai 3000 metri. Le famiglie si nutrono d’erba, di radici, di granaglie e di foglie e lassù è dura trovarne per sopravvivere.
La soluzione del mistero della piccola mummia rinsecchita ora è nelle mani degli studiosi del laboratorio del Museo regionale di Scienze Naturali a La Salle (Aosta). L’ambiente alpino scelto per vivere dal piccolo roditore “risvegliato” dal suo sonno eterno è ancora tutto da esplorare e la piccola mummia potrà aiutarci a ricostruirlo.
Il sorgo e la strage di vacche
Per concludere vorrei accennare alla strage di vacche a Sommariva Bosco, nel Cuneese, con 50 giumente gravide di razza Piemontese morte intossicate, vittime del sorgo “giovane” e pieno di tossine a causa dello stress idrico. Dopo aver mangiato erba fresca, improvvisamente le mucche si sono sentite male crollando morte. Era stato l’allevatore a seminare il cereale, peraltro per la prima volta in tanti anni di attività, proprio per avere il foraggio che manca nei terreni assetati d’acqua. Si trattava di sorgo selvatico, detto “sorgo di Aleppo” che risulta pieno di tossine a causa dello stress idrico ma crescendo diventa un bocconcino prelibato per mucche a corto di mangime.
Concedetemi a questo punto una piccola, innocente riflessione. Il sorgo ci conferma che le piante sono intelligenti e sanno difendersi dalle avversità. Manca l’acqua, faccio fatica a crescere e la mucca mi mangia? Adesso gliela faccio vedere io…O no?
Roberto Serafin
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