Due brutti incidenti, uno purtroppo mortale, che insolitamente coinvolgono le mucche ci ricordano che è la nostra visione degli animali un po’ edulcorata a farci stupire quando non si comportano esattamente come ci aspetteremmo oppure a rimuovere l’idea che possano succedere sfortunati quanto fatali imprevisti.

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Due incidenti (uno purtroppo mortale sul lavoro) vicino al Monte Grappa

Due concomitanti notizie gettano un’ombra non saprei quanto giustificata sulla mitezza delle mucche. Altro che pastorellerie alla Heidi. Una famiglia è stata inseguita e letteralmente calpestata da una mandria al pascolo mentre era piacevolmente in gita sul monte Grappa. E una giovane e appassionata veterinaria è stata addirittura schiacciata e uccisa a Crespano del Grappa da una vacca di cui si prendeva cura…

Bisogna dunque avere un certo timore se non proprio paura (che è cosa diversa) per i comportamenti delle mucche? Va forse riletto in un’altra chiave il sonetto di Giosuè Carducci intitolato “Il bove” che si apre con il celebre verso “T’amo, o pio bove; e mite un sentimento di vigore e di pace al cor m’infondi”, che da ragazzi eravamo costretti dalle maestre a mandare a memoria?

Carducci apprezzava il bue in quanto essere devoto e servile che nei suoi versi assurgeva quasi a una rappresentazione divina, infondendo un sentimento di calma in chiunque lo osservasse. L’uso dell’aggettivo “pio” della poesia carducciana richiama infatti un’idea di sacralità.

È però innegabile che l’incidente occorso nella giornata di mercoledì 2 novembre sul Monte Grappa cambia le prospettive. E giunge a proposito per fornire uno spunto di riflessione su una domanda che talvolta ci poniamo quando sfioriamo le mucche al pascolo e ci soffermiamo ad accarezzarle. Occorre avere paura, pardon, timore delle mucche? 

Gli animali non si comportano sempre secondo le nostre aspettative

Siamo in realtà portati tendenzialmente a immaginare i bovini, avvezzi alla presenza umana, come animali innocui. Colpevolmente però ignoriamo che, al pari delle specie selvatiche, anche gli animali da allevamento presentano degli istinti di difesa, in particolare in presenza di cuccioli come era il caso della famiglia aggredita sul Grappa.

Per carità, non è il caso di drammatizzare. Parte integrante dell’alimentazione quotidiana di una buona percentuale della popolazione mondiale, spesso vittime di allevamenti intensivi e debilitanti, sarai anche tu d’accordo, caro Luca, che le mucche si possono definire animali pacifici. “A dispetto della loro stazza, questi esemplari prediligono un approccio sereno, nonché uno stile di vita serafico e tranquillo”, leggo nel sito greenstyle.it. Sarebbe bello che fosse sempre così. E invece bisogna ammettere che sono costrette a fare i conti con i ritmi disumani dell’industria della carne e della produzione di latte. 

Che cos’altro dire? In Italia vi sono circa 2 milioni di mucche (o, più correttamente, vacche) da latte. Che qualcuna possa impazzire sotto l’impulso di stimoli estranei al suo quieto stile di vita è forse un’ipotesi tutt’altro che remota. Un dubbio mi assale. Che risentano anche loro, povere vaccherelle, dell’impazzire del clima?

Roberto Serafin

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10 Novembre 2022
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