L’arrivo di Perseverance su Marte torna a stuzzicare l’immaginazione: già negli anni ’70 De Francesch aveva pensato di salire montagne extraterrestri

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Perseverance su Marte

L’alpinismo dicono che sia oggi a corto di idee e debba andare alla ricerca di nuovi spazi dato che le vie di salita agli ottomila sono ridotte a piste come va ripetendo Reinhold Messner. Del resto, è opinione oggi generalizzata che sulla Terra rimanga ben poco di interessante da fare. Capita a proposito allora lo spettacolare ammartaggio americano su Marte con il rover Perseverance dopo il suo ingresso nell’atmosfera marziana. Si riaccendono infatti, grazie all’impresa del rover, i progetti per la colonizzazione del pianeta rosso e di una nuova corsa allo spazio. 

Non andrebbe dimenticato, a voler essere pignoli, che ad aprire idealmente nuovi orizzonti fuori dalla Terra fu negli anni Settanta il grande alpinista bellunese Bepi (o Bepo) De Francesch (1924-1997) detto “mani da strapiombo”, un campione del sesto grado. Fu Bepo a rivolgersi alla Nasa allora impegnata in ripetuti allunaggi per prenotare almeno una scalata “spaziale”. 

De Francesch e le montagne extraterrestri

De Francesch fece  parecchio parlare di sé per i suoi sogni extraterrestri in quegli anni di conquiste spaziali. Era il 1971, all’indomani dello sbarco sulla luna degli astronauti di Apollo 14, quando apparve su un quotidiano un articolo in cui si riferiva che un alpinista ben noto aveva scritto alla Nasa offrendosi di scalare le montagne lunari. A firmare l’articolo fu Emanuele Cassarà (1929-2005), grande esperto di alpinismo, uno dei padri delle gare di arrampicata, a lungo alla direzione del TrentoFilmfestival. 

Si riferiva proprio a De Francesch che quel sogno di scalare le vette lunari lo coltivava da tempo. Dall’alto della sua esperienza nelle Dolomiti, dove era ritenuto un campione del sesto grado, Bepo o Bepi pensava che i monti lunari non gli avrebbero creato particolari patemi. Aveva passato la cinquantina in quegli anni ed era ancora pieno di energie. D’altra parte le immagini arrivate anche dalla faccia nascosta della luna non sembravano denotare problemi alpinistici per chi eventualmente intendesse salire “in vetta” a quei crateri aridi e polverosi.

Bepo De Francesch e le montagne extraterrestri
Bepo De Francesch (foto Serafin)
In aperture: il Monte Olimpo su Marte

Bepo può adesso stare tranquillo nell’alto dei cieli. Nessuno finora gli ha rubato l’idea. Di scalate spaziali neanche l’ombra finora. Per adesso soltanto al rover Curiosity la Nasa affidò nel 2016 il compito di affrontare la scalata del Monte Sharp, la grande montagna marziana che domina il cratere dove atterrò nel 2012. Missione impossibile, non se ne fece niente. 

Il Monte Olimpo su Marte

Su Marte esiste peraltro la vetta più alta che si conosca nel sistema solare, il Monte Olimpo. Partendo da un diametro di 600 chilometri raggiunge i 25 chilometri d’altezza, quasi tre volte l’Everest. Ma a chi verrebbe mai in mente di salirvi sopra? Giustamente scettico è Enzo Acri, escursionista di lungo corso del Gruppo milanese Edelweiss. “Non credo”, spiega sui social l’amico Enzo, “che quella montagna sia potenzialmente attrattiva per aspiranti ascensionisti (il termine alpinisti non è pertinente). Starebbero su un cono a sezione triangolare col lato inclinato (ipotenusa) di circa 400 chilometri, e pendenza media del 6% circa… Un noioso percorso di trekking o mountain bike, marziani ovviamente”. Impossibile dargli torto. (Serafin)

26 Febbraio 2021
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MountCity

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