Reinhold Messner tornerà a parlare del suo rapporto con Walter Bonatti in una serata organizzata presso df Sport Specialist a Barzanò: “Bonatti e Messner. Fratelli si diventa”. La serata del 18 giugno, alle ore 20.30, propone anche la proiezione del film “Fratelli si diventa. Omaggio a Walter Bonatti, l’uomo del Monte Bianco”, di Alessandro Filippini e Fredo Valla.

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Bonatti e Messner, fratelli si diventa

Con una certa sorpresa si apprende in questi giorni che Reinhold Messner riapre nella serata di sabato 18 giugno  presso l’emporio di articoli sportivi  df Sport Specialist a Barzanò (LC) una parentesi della sua vita, la controversa “fratellanza” con Walter Bonatti. “Fratellanza” presunta e per alcuni interessata? Chissà. A pensare male talvolta ci si azzecca per dirla con la buonanima dell’onorevole Andreotti. Non è un mistero che per anni Walter dichiarò la sua avversione “ideologica” al collega, reo a suo avviso di mettersi smodatamente in mostra cogliendo i frutti di un nascente ambientalismo alpino. Eppure in passato lo aveva adottato come un erede dedicandogli affettuose presentazioni nei suoi libri.

Ma così va il mondo. Sotto l’impulso del giornalista-consulente Sandro Filippini nel 2013 sull’argomento il re degli ottomila scrisse a quattro mani con lo stesso Filippini per Mondadori Electa “Il fratello che non sapevo di avere”. L’operazione aveva un suo perché. Era come se Messner ancora sulla breccia avesse adottato quel vecchio compagno logorato da anni di polemiche sulla conquista del K2 a cui partecipò da protagonista. 

Non è del resto mai troppo tardi, come disse Martin Luther King, per imparare l’arte di vivere come fratelli dopo avere imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come pesci. Antoine de Saint Exupéry a sua volta ne era convinto: se sei diverso da me, fratello, lungi dall’offendermi, tu mi arricchisci. 

Bonatti e Messner da Fazio copia Messner e Bonatti fratelli diversi
Messner e Bonatti a “Che tempo che fa”

Cosa divise Messner e Bonatti?

Insieme, in apparenza affiatati anche se palesemente diversi, Reinhold e Walter ricevettero applausi e omaggi di autorità e ammiratori. Insieme si prestarono a raccontarsi in “Che tempo che fa” al cospetto di un adorante Fabio Fazio. Ma che cosa in effetti li aveva divisi? La storia dei loro rapporti non sempre sereni (è doveroso ribadirlo) riempie diverse pagine di “Bonatti, l’uomo e il mito” uscito nella collana dei Licheni, tradotto in Francia da Glénat, vincitore di un premio Leggimontagna. Un libro che io stesso scrissi alla scomparsa di Walter della cui amicizia mi onoravo e mi onoro.

È sempre curioso osservare come le opinioni, alla fine, possono cambiare, le antipatie diventare simpatie, le invidie sublimare. Bonatti poteva toglierti il saluto e poi farti dono del più amichevole dei sorrisi. A me è capitato. Forse sentiva di essere eticamente superiore a Messner. Si riteneva, e certo lo era, estraneo a certe manovre promozionali spesso mortificanti e all’ecologismo d’assalto che andava di moda. “Lontano da me il pormi al servizio del soldo, di un partito politico, di un business pubblicistico o di chicchessia: mi ritengo un uomo libero e incorruttibile, diciamolo pure, e chi mi conosce lo sa benissimo”, fu a lungo il ritornello di Bonatti che si sottrasse all’abbraccio dell’associazione Mountain Wilderness alla quale Messner aveva invece aderito. 

Bonatti messner 2011 Messner e Bonatti fratelli diversi
Messner e Bonatti nel 2010 al “Piolets d’Or”

Messner e Bonatti, uomini che impararono la fratellanza

“Alpinismo di oggi? Malato e inquinato”, lo sentii ripetere più volte. “Di Messner non voglio parlare, perché mi sono accorto di avergli dedicato anche troppe parole. Ciò che fa e che dice non mi interessa”. Eravamo in compagnia di amici che possono testimoniare.

Poi arrivò la ricucitura davanti al pubblico che si consumò al Trento Film Festival. Sul proscenio al cospetto di una platea traboccante ed entusiasta c’erano tre personaggi d’eccezione: Reinhold Messner, Walter Bonatti e Pierre Mazeaud. Ognuno con una sua storia di drammi e di vette conquistate al limite dell’impossibile. Messner era radioso. L’incontro con Bonatti lo rese felice e presto si fece spettacolo.

Fu un omaggio per me indimenticabile a quell’alpinismo e a quegli uomini eccezionali ma pur sempre uomini.

Roberto Serafin

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