I “samaritani con la coda” che proteggono gli escursionisti dalle valanghe vengono organizzati in unità cinofile fisse. Cani e conduttori fanno capo alla Centrale operativa di elisoccorso quando il grado di rischio è da due (pericolo moderato) in su. 

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Samaritani con la coda

In un libro scritto a quattro zampe, pardon, a quattro mani con Laura Guardini li battezzammo fin dal titolo “samaritani con la coda”. Ci sembrò che vasta fosse la tipologia di questi cani super affezionati al loro padrone o conduttore, ciascuno con il suo carattere e il suo modo di comportarsi. Incontrammo cani meticci che affrontano di propria iniziativa difficoltà in grado di scoraggiare qualsiasi normale escursionista. Molti poi i cani di montagna entrati nella leggenda. Come Tshingel, la cagnetta che nell’Ottocento era l’immancabile compagna di cordata del reverendo inglese William August Coolidge, o il bizzarro Congedo che seguiva come un’ombra i congedanti della Scuola militare alpina di Aosta evitando di proposito le reclute.

O infine il povero Barry, capostipite di tutti i San Bernardo, vittima della sua generosità dopo avere strappato alla montagna 40 viandanti sepolti nella neve. Peccato che uno di questi disgraziari viandanti, terrrorizzato, abbia scambiato Barry per un orso e lo abbia ferito a morte a suon di coltellate. Questo e molto altro si legge nel libro citato. Che tuttavia non tiene conto di una serie d’innovazioni nella conduzione e nell’organizzazione di questi samaritani.

Cane su elicottero L'unità cinofila del Soccorso alpino delle Dolomiti Bellunesi
Foto archivio Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico

I cani del Soccorso Alpino delle Dolomiti Bellunesi

A quanto si legge sul Gazzettino del 13 dicembre, un nuovo assetto riguarda il Soccorso alpino nelle Dolomiti Bellunesi. 

I cani si chiamano Nina, Asia, Kira, Oak, Zara, Loky, Okary, Ira (nella foto in apertura), Zen, Hope, Tiago e Jack. Tutti in caso di emergenza sono in condizione di imbarcarsi sull’elicottero del Suem 118. Tutti fanno parte di un’unità cinofila fissa “montagna in base” con turnazioni di servizio attivo quotidiano.  

Le razze che si prestano a essere addestrate per salvare le vite di scialpinisti o ciaspolatori rimasti sotto una valanga sono sostanzialmente tre: pastore tedesco, border collie, pastore belga malinois. Tutti sono definiti cani intelligenti, dolci devoti. Non che non lo fossero i loro predecessori, ma insomma questi sembrano disporre di una marcia in più. 

“A loro si pensa come se fossero esseri umani”, spiega al quotiiano veneto Alessio Darman direttore della Scuola regionale di Unità cinofile. Un esempio?  Per proteggerne la vista dal riverbero dela neve dispongono di particolari gocce da mettere negli occhi o meglio di occhiali speciali e di una mascherina studiata per adattarsi al muso che tuttavia viene tolta nel momento clou della ricerca di un sepolto. Fondamentale è l’invito alla prudenza rivolto agli escursionisti perché anche la vita di questi preziosi samaritani e dei loro conduttori venga salvaguardata.

Roberto Serafin

Qui avevamo approfondito il tema dei cani da ricerca in valanga

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8 Febbraio 2024
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