In queste estati roventi sciare su una bianca coltre potrebbe sembrare un controsenso anche se quest’anno lo Stelvio ha ripreso un aspetto d’altri tempi grazie alla primavera che ci lasciamo alle spalle. Un incanto, ma non può più esserci la poesia di quello sci estivo allo Stelvio raccontato in un documentario girato nel dopoguerra da Fosco Maraini e che Serafin ci racconta ripescando anche dai suoi preziosi ricordi
Il film di Maraini si può vedere nella sua integrità (durata 10′:32″) a questo link
Lo Stelvio quest’anno è ancora bianco, ma…
Qualche tempo fa transitando in estate dallo Stelvio lo scenario che appariva appena superato l’ultimo tornante stringeva il cuore. La neve, quella poca rimasta, era ricoperta da una coltre grigia. Lo stesso trattamento che l’emergenza climatica aveva riservato alle piste dell’Indren ai piedi del Monte Rosa e ad altre località estive assai frequentate e costrette a chiudere. In questi giorni rapprsenta un piacere inatteso apprendere che, grazie a una primavera anomala come quella appena trascorsa, le piste dello Stelvio sono pronte ad accogliere gli appassionati, come se gli anticicloni di questi anni le avessero risparmiate.
Giovedì 6 giugno è stata la data cerchiata in rosso per la riapertura degli impianti in questo ghiacciaio che rappresenta la più ampia area sciabile estiva delle Alpi.
…ma la poesia dello Stelvio di Maraini può essere solo un ricordo
Un vero paradiso sopravvissuto insieme con i ricordi, per chi può permetterseli, di stagioni felici. Quando gli sci non avevano le lamine e nemmeno la soletta di cofix che resisteva, quando resisteva, alle pietre che affioravano qua e là sulle piste. Quando quassù si trascorreva il dopo sci danzando e corteggiando.
L’estate del 1952 si confermò come sempre bianca lassù allo Stelvio e Fosco Maraini poté girare un film oggi conservato dall’Archivio cinematografico Luce e poi trasposto in digitale. Il titolo “L’estate è bianca al Livrio” si riferisce a un celebre rifugio del CAI Bergamo che ospitava decine di beati sciatori così come, poco più in basso, si stagliava sulla bianca coltre il rifugio Pirovano che a sua volta contribuì a rendere popolare lo sci estivo. Era gestito da Giuseppe Pirovano, guida alpina, e maestro di sci tra i più contesi dal bel mondo, quando sciare era una sciccheria per pochi.
Pirovano con la moglie Giuliana Boerchio, direttrice ed editrice del quotidiano La Provincia di Pavia, mise in piedi il suo accogliente rifugio alla Punta degli Spiriti a più di tremila metri di quota. Mi recai lassù nell’estate del 1954 poco più che adolescente. Il bus che saliva da Bormio arrivato al passo dello Stelvio scaricò sci e bagagli accumulati sul tetto sotto una tela cerata e si fece a gara per organizzare un passamano e scaricare zaini e sci. Di lì a poco comparve Giuseppe Pirovano detto il Piro, titolare della scuola di sci che portava il suo nome.
Lo accompagnavano su e giù per i pendii innevati dello Stelvio due meravigliosi cani da pastore tibetani. Così ci caricammo gli sci in spalla ed entrammo in un mondo che ci sembrò fatato. Fu una settimana in cui si strinsero diverse amicizie. Alla fine uno slalom avrebbe messo alla prova l’impegno degli allievi.
L’estate è bianca al Livrio
Si deve al film di Maraini se la vita degli sciatori estivi viene raccontata con un soffio di poesia oggi sconosciutae non solo a quelle quote. Una bella ragazza si affaccia a un balcone del rifugio Livrio di primo mattino, mentre il sole “si fa lentamente strada fra le nebbie pigre e oscure” come racconta Maraini con la sua prosa elegante. Era come rituffarsi nell’inverno, ma un inverno tutto gelo e luce, tutto candore e purezza. “L’estate è bianca al Livrio” recita il titolo del film. “Questo finalmente è sci”, scrisse Maraini, “è l‘uomo solo con i suoi muscoli, il suo coraggio, la precisione e la sicurezza dei suoi riflessi. E due semplicissime travicelle di legno che saettano veloci, agili mentre ormai le valli dominate dall’alto si aprono tutt’intorno, ci si sente lontanissimi dal mondo degli uomini, in un mondo dove penetrare è davvero un raro privilegio”.
Estate o inverno lo sci non può che tornare ad essere per pochi
Tornando ai giorni nostri, a quota tremila la stagione si accorcia sempre più o non si apre affatto dopo l’inverno. É il caso della Marmolada, ma anche del Presena e di Val Senales che hanno dovuto chiudere nei mesi più caldi. A Cervinia è possibile sciare in estate grazie alle piste svizzere con skipass internazionale. Altre piste aperte d’estate si trovano in Svizzera a Zermatt e Saas Fee, in Francia a Le deux alpes e a Tignes. A 3.250 metri di quota e con neve garantita al 100% si scia poi sul ghiacciaio Hintertuxer Gletscher, l’unico comprensorio sciistico dell’Austria aperto tutto l’anno. Sciare lassù è certamente un privilegio invidiabile. Ma niente in confronto alla situazione a bassa quota, con 249 stazioni chiuse e con impianti dismessi più altre 138 temporaneamente chiuse per difficoltà varie, secondo il rapporto di Legambiente “Neve Diversa 2023”.
E niente che possa essere paragonato all’incanto di quelle lontane stagioni al Livrio, quando l’estate si presentava puntualmente bianca.
Roberto Serafin
RUBRICA A CURA DI:
MountCity è un progetto fondato nel 2013 a Milano che si poggia sulla passione e competenza di uno staff di cittadini appassionati di montagna, all’occorrenza con il sostegno di associazioni di volontariato. La piattaforma, grazie alla competenza e professionalità di Roberto Serafin che l’ha curata per 10 anni, è stata punto di riferimento sull’attualità della montagna e dell’outdoor con migliaia di articoli pubblicati. Ora lo spirito di MountCity vive ancora dentro questa rubrica.
Scheda partner