La camminata in difesa del Parco Naturale Regionale della Lessinia ha avuto successo perchè la proposta di legge per ridurlo non approderà per ora in consiglio regionale. Il cammino è però solo iniziato. Un po’ più a nord-est invece scopriamo una realtà non conosciuta dai più: quella del biathlon, che con il suo indotto fa registrare presenze e dati economici importanti in Valle Anterselva. Roberto Serafin, ci propone però di iniziare la selezione di questa settimana sfogliando l’ultimo libro di Messner, “Salviamo le montagne”.
Le “tavole” di Messner
A 76 anni e a più di vent’anni dalla sua elezione al Parlamento europeo come indipendente nella lista dei Verdi, Reinhold Messner torna a scendere in campo sul fronte ambientalista? Viene da pensarlo alla luce del suo nuovo libro “Salviamo le montagne” pubblicato da Corbaccio nella traduzione di Valeria Montagna. Niente di nuovo si direbbe nel Messner pensiero puntualmente espresso nel libro. Dove palese è la volontà di ribadire con fermezza la necessità di porre uno stop allo sfruttamento dell’alta montagna oggi che impianti di risalita, piste e reti idriche per la neve artificiale, minacciano zone ancora intatte non solo nelle Dolomiti patrimonio dell’Unesco ma anche nelle Alpi Lepontine dove si vorrebbero “avvicinare le montagne” con gli stessi criteri nella meravigliosa area protetta dell’Alpe Devero.
Che si tratti di Alpi, Himalaya o Alti Tatra, Messner deplora che tutte le regioni montane si siano trasformate “in altrettanti parchi avventura, vie attrezzate e comprensori sciistici innevati anche artificialmente, dove biker, scalatori e sciatori si aspettano un divertimento senza imprevisti, perfettamente organizzato, soccorso alpino onnipresente incluso”. Questi concetti espressi nel nuovo libro di Messner trovano non a caso riscontro nelle parole di Luigi Casanova, leader di Mountain Wilderness Italia nella sua veste di presidente onorario. “Nessuno crede”, dice Casanova, “che le seggiovie sostituiscono le automobili. L’obiettivo è portare sempre più turisti e a qualunque costo in aree fragili, anche dove non nevica più”.
Dalla nuova Bibbia tascabile di Messner emerge un quadro desolante dell’odierno andare in montagna “storditi dalla musica trasmessa dagli auricolari”, lungo sentieri intasati da “pazzi” ciclisti mentre dall’alto si gettano, più pazzi ancora, certi individui in tuta alare. Anche in questa diagnosi c’è analogia di vedute con Mountain Wilderness che trent’anni fa nelle Tesi di Biella, fondamento dell’associazione, spiegarono che va combattuta in montagna la cultura della commercializzazione e del proselitismo indiscriminato.
Reinhold sa benissimo che alla sua età c’è il rischio di mummificarsi nei propri rancori. “Mountain Wilderness? Meglio che taccia per sempre!”, disse un paio d’anni fa rispondendo a un’intervista. Vecchie ruggini. Ma ora lo scenario dell’ambientalismo sta rapidamente cambiando. Che ci stia ripensando? Possibile un passo indietro? C’è da giurare che nel direttivo di Mountain Wilderness Italia circoli nuova aria e un riavvicinamento di Messner sia visto come salutare nel momento in cui gli ambientalisti sono bollati da Trump come “profeti di sventura” con l’invito a rigettare “le loro previsioni dell’Apocalisse”.
Le dieci tavole di Messner sono state definite da un giornale tedesco come “un appello destinato a scuotere le coscienze di chiunque ami la natura”. E subito viene da pensare che niente di questi tempi abbia scosso di più le coscienze della combattività della piccola Greta Thunberg. Ma non ci vuole molta fantasia per credere che proprio al “green deal” che attraversa l’Europa e il mondo, il re degli ottomila sia indotto a guardare con interesse, pronto a rimettersi in gioco. Lo confermerebbe nel suo nuovo libro l’amissione di essere diventato “pragmatico” (sic) e quindi, si può supporre, disponibile a un rinnovato dialogo proprio con quegli attivisti ai quali trent’anni e più or sono fornì la sua “attiva ed entusiastica collaborazione” come risulta dai faldoni conservati alla Biblioteca Nazionale del Cai. Con esclusione, occorre aggiungere a quanto si legge nel suo libro, dei non meglio identificati “pantofolai estremisti” che frusta a sangue perché a suo dire “vorrebbero impedire il vivere stesso”. Ma qui il Messner pensiero di fa oscuro e occorrerebbero esegeti in gradi di decifrarlo.
Lessinia in cammino
Oltre diecimila persone, una fiumana che non si esauriva mai, ha manifestato il 26 gennaio sulle montagne innevate nei dintorni di Bosco Chiesanuova nel Veronese contro la proposta della amministrazione regionale di ridurre di un quinto l’estensione del parco naturale dei monti Lessini. La protesta di cui si è fin troppo poco parlato è stata silenziosa, senza bandiere, slogan o cartelli per rispettare l’ambiente e la natura. Sarebbe il primo caso in Europa – è stato detto – che un parco naturale viene ridotto. Alla fine la manifestazione, a cui ha partecipato anche una rappresentanza delle sardine, è servita: il governatore del Veneto Luca Zaia ha fatto sapere il 31 gennaio che la contestata proposta di legge, così com’è, non approderà in Consiglio per il voto finale.
Quali i motivi della revisione dei confini chiesta dai sindaci e da alcuni consiglieri della Regione? Uno su tutte il malcontento per la gestione della fauna selvatica. E, più che il lupo (riapparso in zona nel 2012), c’entrano i cinghiali. “La presenza del parco”, ha fatto sapere l’associazione Tutela della Lessinia, una sigla di allevatori favorevoli alla nuova legge, “ha impedito di contrastare efficacemente i cinghiali: consentendo l’abbattimento in alcune aree si riuscirebbe a contenere il fenomeno”.
La revisione dei confini avrebbe infatti offerto la possibilità di cacciare all’interno dei vaj, corridoi ecologici verso la pianura, polmoni boschivi della Lessinia e delle colline veronesi che, passando ad essere aree pre-parco, avrebbero ordinamento meno restrittivo per quanto riguarda la caccia che invece resterebbe comunque vietata nel Parco.
“Se diamo la possibilità a centinaia di cacciatori di entrare nei vaj, sicuramente avremo più danni all’ambiente di quelli che fanno i cinghiali”, è tuttavia l’opinione di Alessandro Anderloni, regista, film maker, poeta e autore teatrale, da un quarto di secolo direttore del Festival della Lessinia. “I problemi ci sono”, spiega Anderloni, “ma si possono risolvere senza diminuire il parco di un centimetro”. Ora lo scenario più probabile è quello di uno slittamento a dopo le elezioni. Non prima di una profonda revisione e di un piano ambientale. Anderloni avrà tutto il tempo di rimettersi alla guida del suo festival, una delle rassegne più colte e affascinanti dell’estate, in programma in agosto a Bosco Chiesanuova. “In Lessinia”, spiega, “abbiamo un passo da montanari: lungo, calmo e ben disteso E oggi la Lessinia si è messa in cammino. C’è molta strada da percorrere per affrontare il presente e il futuro, ma questa è la montagna della luce e sarà lei a indicarci la via”.
Niente cannoni, meglio i fucili
Anterselva, in Alto Adige, è la località più celebre per il biathlon, ovvero lo sport che unisce lo sci di fondo con il tiro a segno con la carabina. I campioni del mondo di biathlon, gli altoatesini Dominik Windisch e Dorothea Wierer, sono nati proprio ad Anterselva e si sono formati sulle piste di quella che ormai è riconosciuta come la capitale alpina del biathlon. Grazie al quale si è rivelato più redditizio in funzione del fatturato turistico l’impiego del fucile al posto dei cannoni per l’innevamento e dei costosi mezzi battipista. L’interesse sta crescendo costantemente: quest’anno le gare per la Coppa del Mondo Biathlon si tengono dal 12 al 23 febbraio e non sorprende che già da mesi ad Anterselva e dintorni alberghi e appartamenti siano sold out.
Nella località altoatesina sono attesi circa 165 mila spettatori per un giro d’affari che supererà, con l’indotto, i 100 milioni di euro (fonte: Il Sole 24 Ore di domenica 2 febbraio2020). Per gli eventi di Coppa in media gli organizzatori calcolano che ogni spettatore spenda 200 euro al giorno tra biglietti, cibo, alloggio e bevande.
Particolare interessante. Calato il sipario sulla Coppa del mondo, nel centro biathlon, che sarà anche uno dei teatri delle Olimpiadi di Milano-Cortina nel 2026, si può provare l’emozione di tirare a segno con la carabina, imparando a concentrarsi, soprattutto quando il cuore batte forte per aver già percorso qualche chilometro con gli sci da fondo.
Curiosi di provare? Il Falkensteiner Hotel & Spa Anterselva, a due passi dal Centro biathlon, comunica di organizzare tra i clienti lezioni sia private sia di gruppo. Si tenga conto che si tratta di uno sport fra i più duri tra quelli invernali. Vacanziero avvisato…
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MountCity è un progetto fondato nel 2013 a Milano che si poggia sulla passione e competenza di uno staff di cittadini appassionati di montagna, all’occorrenza con il sostegno di associazioni di volontariato. La piattaforma, grazie alla competenza e professionalità di Roberto Serafin che l’ha curata per 10 anni, è stata punto di riferimento sull’attualità della montagna e dell’outdoor con migliaia di articoli pubblicati. Ora lo spirito di MountCity vive ancora dentro questa rubrica.
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